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Ieri in Dema, domani tutta Finmeccanica

L’azienda dell’indotto aeronautico di Finmeccanica nel 2013, dopo denuncia della FIOM, ha dovuto ammettere debiti per 130 milioni, per mala gestione clientelare. Da allora la Dema cercato di scaricare i costi dei debiti accumulati sulla pelle dei lavoratori, con un metodo ormai molto diffuso nella classe padronale: i tagli al personale. Ormai una volta l’anno ha dichiarato decine di esuberi, puntualmente commutati in CIG, grazie all’unità della lotta dei lavoratori portata spesso avanti, anche contro le illusioni di FIM e UILM, dalla sola FIOM di fabbrica. Ha discriminato i maggiori attivisti sindacali di quest’organizzazione, la cui unica colpa è stata difendere i posti di lavoro, fino a licenziare Cristian Avino. Le accuse accampate dall’azienda contro il compagno del direttivo partenopeo della FIOM furono talmente strumentali ed inconsistenti, da rendere evidenti a tutti che si voleva colpire un simbolo di quegli scioperi, per spezzare la volontà di lottare dei lavoratori. A luglio 2015, sempre per ridurre i costi ha chiuso il sito Pomiglianese, trasferendone i dipendenti a Somma.
Il piano Moretti per le aziende del gruppo Finmeccanica ha ulteriormente peggiorato la situazione. L’azienda a partecipazione statale, assieme a cessioni, come per l’Alenia di Capodichino e l’Ansaldo, sta applicando un rientro delle lavorazioni che sta mettendo in ginocchio le fabbriche dell’indotto. Dopo una prima riduzione nei mesi scorsi, ad inizio 2016 l’AgustaWestland taglia le lavorazioni fin lì affidate al sito della Dema di Brindisi. Il 16 febbraio la Dema annunciava una messa in mobilità per 99 dei suoi 454 dipendenti di Somma Vesuviana e la vendita dell’intero gruppo vicino al fallimento. Immediatamente i lavoratori si sono messi in sciopero a oltranza e presidio dei cancelli h 24, assieme a manifestazioni, blocchi stradali e presidi alle istituzioni. Il 24, la sera stessa dell’incontro ministeriale, il tentativo dell’azienda di far rientrare la lotta non convince nessuno. Solo i delegati di FIM e UILM vanno ad un incontro contro la volontà degli operai, a differenza dei due delegati della FIOM che da soli rappresentavano la volontà di portare avanti la battaglia della quasi totalità delle maestranze. La mattina successiva l’azienda accetta di ritirare le 99 mobilità e stabilizzare una quindicina di lavoratori da anni a contratto a termine!

L’unità dei lavoratori nella lotta ha evitato che FIM e UILM spaccassero il fronte della lotta. In questi giorni si sta trattando per l’acquisto della ormai fallita Dema con istituzioni e l’azienda Seri. Un’azienda impegnata in componentistica auto e principalmente in pannelli solari e recupero di batterie esauste. Sebbene sembri disposta a mantenere la vocazione aeronautica del sito vesuviano, per scongiurare esuberi si ricorrerà a corsi di formazione, ricollocazioni e cassa integrazione fino ad un massimo di 45 mesi, oltre che alla creazione di una new-company. I dubbi sulle future forniture Alenia restano. Proprio per assenza di commesse da parte di AugustaWestland, il sito Dema brindisino sarà riconvertito con un progetto regionale allo stampaggio plastico. Purtroppo quella di Dema non è una vicenda isolata. Le promesse produttive mancate circa il velivolo ATR stanno mettendo in tantissime aziende dell’indotto. Se la lotta per l’incertezza del futuro dei lavoratori Alenia ieri, Dema oggi, ha spinto le istituzioni regionali ad un incontro con Moretti e ministero il 3 marzo, l’esito non fuga tali dubbi. In primis quelli per il sito di Nola ed in tempi più lunghi(Ahimè,ma non troppo!) per tutto l’insediamento aeronautico civile di Finmeccanica in Campania. Nessun settore è al sicuro. Basti pensare alle voci di accorpamento circa i due stabilimenti Selex.
Con questa politica decisa dalla direzione di Moretti, per tutte le proprie aziende e non solo per Alenia, tanti altri indotti si trovano e si troveranno in questa stessa situazione. Accorpamenti e riduzioni sembrano essere le prospettive di molti stabilimenti. La FIOM non può ignorare i tagli al civile al sud del piano Finmeccanica. L’episodio della Dema di Brindisi ha sancito che la difesa non può avvenire fabbrica per fabbrica. Nè dal solo indotto, che senza commesse non ha futuro. La FIOM a partire da militanti e delegati deve dirigere la lotta alla deindustrializzazione. Serve un coordinamento delle aziende del gruppo Finmeccanica e degli indotti, che a partire da una manifestazione regionale, unisca e rilanci la lotta al piano Moretti.

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