I lavoratori non hanno governi amici, è ora di lottare!

Dopo anni di politiche che hanno prodotto arretramenti sociali e sconfitte elettorali il Pd e ciò che resta della sinistra istituzionale, con ogni probabilità, si troverà a governare con il M5S che, in questi 14 mesi di governo “del cambiamento”, non ha cambiato davvero nulla delle condizioni di vita di lavoratori, precari, giovani e pensionati e ha, anzi, sostenuto politiche razziste, omofobe e familistiche che hanno riproposto ricette reazionarie della peggior specie. Quelli che ieri, a ragion veduta, erano insultati con epiteti come “fascisti”, “razzisti e populisti” oggi possono essere alleati di governo. Gli altri, nel frattempo, per la stessa ragione, sono impegnati a cancellare ogni traccia di dichiarazione che esprimeva concetti chiari come “Mai col Pd e con quelli di Bibbiano”. Un governo che contribuirà a lacerare queste formazioni politiche a favore di Salvini e della destra.
Quello che più contribuisce a seminare confusione, però, è la posizione della Cgil e le dichiarazioni del suo segretario Landini che, ancora prima che nasca, ha chiesto all’ipotetico governo M5S-PD “di combattere le diseguaglianze, l’impoverimento economico e sociale, che rimetta al centro un nuovo modello di sviluppo, riformi la P.a. rilanciando i diritti fondamentali del e nel lavoro, puntando sull’economia della conoscenza, sulla salute e sul rispetto dell’ambiente.”

Mario Iavazzi

Il segretario della Cgil giunge, nei fatti, a benedire un Conte bis riconoscendogli “coraggio politico e profilo istituzionale” approvando il suo approccio politico persino ricordando di aver riaperto i tavoli con le parti sociali. Eppure lo stesso Landini poche settimane fa, prima della crisi di governo, aveva accettato di andare ad un incontro al Viminale convocato dal Ministro degli Interni Salvini, lamentandosi che non c’erano convocazioni ufficiali del Presidente del Consiglio e del Ministro del Lavoro.
È assurdo e pericoloso seminare delle illusioni su chi, per ricordare solo gli ultimi anni, ha concepito il Jobs Act, la Legge Fornero e ha colpito scuola pubblica e servizi sociali. Altrettanto assurdo dare credito agli slogan vuoti dei 5 Stelle che hanno già ampiamente dimostrato che la loro lotta alla povertà e alle diseguaglianze è solo aria fritta.
Gli unici alleati dei lavoratori sono la propria capacità di organizzarsi e lottare con determinazione contro governi e padroni. Questo è ciò che si chiede ad una direzione sindacale: proseguire sul terreno appena abbozzato in primavera ed alzare il livello della mobilitazione in autunno.
La lotta per salari dignitosi, contro le chiusure industriali e licenziamenti, contro la precarietà, per la sicurezza sul lavoro, per i servizi pubblici, richiede il protagonismo della classe lavoratrice e una sua completa indipendenza dall’attuale quadro politico. Altrimenti saremmo di nuovo alla riproposizione del “governo amico” che già ha fatto disastri per 25 anni. La storia ha già in più occasioni dimostrato che i lavoratori e i giovani di amici al potere non ne hanno.

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