Grecia – si sviluppa la trappola della borghesia internazionale
Negli ultimi mesi il governo di Syriza in Grecia non ha compiuto sostanziali passi avanti sulla strada delle riforme. Invece, i passi indietro e le concessioni alla Troika sono per l’esecutivo Tsipras ormai quotidiani.
A inizio aprile, in occasione di un incontro a Washington con Christine Lagarde, segretaria del Fondo monetario internazionale, il Ministro delle finanze greco Varoufakis ha dichiarato che il debito della Grecia con il Fmi sarebbe stato onorato entro la scadenza, fissata al 9 aprile. In quella data, poi, il governo di Atene ha dichiarato di aver rimborsato al Fmi una prima tranche del prestito, che ammontava a 450 milioni di dollari. Nello stesso momento, il governo greco ha sbloccato la privatizzazione del porto del Pireo in favore dell’azienda cinese Cosco, e già Pechino si è dichiarata pronta a investire 100 milioni in bond greci, a patto, come abbiamo visto, che il Pireo sia consegnato nelle mani di capitalisti stranieri.
In sostanza, di soldi per attuare le riforme non ce ne sono, mentre la borghesia batte cassa. Il dibattito sulla questione dell’uscita dall’euro, ravvivatosi nell’ultimo periodo, in questo senso perde consistenza. Se si uscisse dall’euro rimanendo all’interno del capitalismo si produrrebbe un profondo calo del tenore di vita di tutta la popolazione greca. Inoltre, la borghesia internazionale farebbe comunque, e con forza, sentire il suo peso nell’area.
Del resto, pur rimanendo nell’euro, questa pressione internazionale è presente anche oggi: pochi giorni fa sul Financial Times è uscita la notizia secondo cui ci sarebbero pressioni dell’Ue affinché Tsipras espella dal suo partito le correnti di sinistra, ossia i nostri compagni della Tendenza comunista di Syriza e il gruppo di Lafazanis, e si allei con i socialdemocratici del Pasok e di To Potami. Il tentativo è chiaro: spostare definitivamente Syriza su posizioni di subalternità alla Troika. Noi crediamo che, prima che questo accada, Syriza debba assumere un programma di rottura rivoluzionaria con il sistema, gettando le basi per la costruzione di una Grecia socialista. Una alternativa che, in Grecia e in tutto il resto del mondo, è necessario e doveroso continuare a costruire.
Articoli correlati
Summit Nato: la Cina nel mirino
Il summit della Nato del 28-30 giugno a Madrid si è svolto sullo sfondo della guerra in Ucraina. Nonostante tutte le chiacchiere sull’“unità”, la realtà è che si è aperta una profonda frattura fra gli Usa e l’asse franco-tedesco. Per la prima volta il nuovo documento di “Concetto strategico” della Nato definisce la Cina una “sfida sistemica”. Si tratta di un riconoscimento ufficiale del relativo declino dell’imperialismo Usa e della minaccia posta da una potenza in ascesa.
Il pallone sgonfiato – Un’analisi marxista del fallimento della Superlega
In poco più di 48 ore dal suo annuncio notturno, il progetto di Superlega promosso da dodici tra i più importanti club di calcio europei sembra essersi squagliato come neve al sole. I membri fondatori che secondo Andrea Agnelli, uno dei suoi principali propugnatori, avevano stretto “un patto di sangue”, hanno invece abbandonato la nave dopo la pioggia di critiche, probabilmente oltre le aspettative.
Il declino degli Usa e il ginepraio mediorientale
Dal 30 marzo l’Arabia saudita, a capo di una coalizione di stati arabi, ha lanciato un attacco aereo contro i ribelli Houthi, di religione sciita. La missione che ha come
Un mondo in rivolta!
È un movimento mondiale contro il capitalismo come sistema economico, e contro i governi e i partiti che ne sono i gestori. L’unico paragone possibile è con movimenti internazionali come quelli del ’68, ma questa volta su scala ancora più diffusa e profonda e soprattutto in una condizione di crisi del sistema a tutti i livelli.
2020: un mondo in fiamme
La nascita del nuovo anno è stata celebrata con la solita teatralità. A Londra, la gente in festa ha accolto con favore l’inizio di un nuovo decennio con spettacoli pirotecnici, così come molte altre persone a Edimburgo e in altre grandi città. La realtà, tuttavia, è piuttosto diversa. Gli strateghi seri del capitale guardano al futuro, non con entusiasmo, ma con terrore.
Aumentano le epurazioni dei gruppi di sinistra sui social media
La censura degli account social dei gruppi di sinistra continua, con Facebook che ha recentemente rimosso e messo limitazioni alle pagine anarchiche e antifasciste statunitensi. Questo è parte di uno schema che ha visto comportamenti simili da parte di altre piattaforme di social media. Queste purghe dimostrano da che parte stanno queste grandi multinazionali e perché dobbiamo lottare per il controllo e la proprietà pubblica dei social media.