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Gratis non si lavora!

L’editoriale del nuovo numero di Rivoluzione

“Lavorare gratis, lavorare tutti!” questo il titolo di un libro del sociologo Domenico De Masi. Non è uno scherzo e nemmeno una malriuscita parodia dello slogan tradizionale del movimento operaio “Lavorare meno, lavorare tutti”. De Masi è terribilmente serio e non è un cane sciolto: è uno degli intellettuali di riferimento del Movimento 5 stelle, l’accademico a cui il movimento ha affidato lo studio “Lavoro 2025”, sul “probabile futuro del mondo lavorativo in Italia”. Ne è nato un rapporto di oltre 300 pagine che Luigi Di Maio ha descritto come “la prospettiva sulla quale il Movimento costruirà il proprio programma sul lavoro”. (la Stampa, 21 gennaio)

Come funzionerebbe, in dettaglio, la proposta? Ascoltiamo sempre De Masi: “Serve che i lavoratori occupati e pagati cedano un po’ di lavoro. Siccome non amo la violenza, ho proposto che i disoccupati mettano la loro forza lavoro sul mercato gratuitamente. In questo modo il mercato si spacca, si altera. E gli occupati, arrivati alle strette, cederanno una parte del lavoro.

Il De Masi non amerà la violenza, ma questa proposta scatenerebbe una gigantesca guerra fra poveri. De Masi vuole usare i disoccupati non più come mero “esercito industriale di riserva”, per dirla con Marx, ma come vera e propria ariete per far scendere il salario medio dell’intera classe classe lavoratrice.

I padroni (pardon “datori di lavoro”) ne trarrebbero un immenso beneficio in termini di profitti che ricordiamo (sempre secondo Marx) sono il lavoro non pagato al lavoratore.

Di che vivranno questi disoccupati, sotto il giogo quotidiano del padrone? Naturalmente del reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia del M5S per tutti i disoccupati. 760 euro al mese per il “disoccupato-lavoratore” e per tutta la sua famiglia.

E qui il cerchio si chiude. Noi rivendichiamo un salario garantito, pari all’80 del salario minimo intercategoriale, come misura transitoria per tutti i disoccupati fino all’ottenimento del posto di lavoro. Il M5S propone un reddito di miseria permanente, dove lo stato retribuisce interamente il lavoratore al posto dell’imprenditore, che intanto è libero di sfruttarlo a piacimento.

Se volevate una prova che il M5S, sentendo ormai vicina la vittoria alle elezioni politiche, voglia assicurare ai padroni di essere una forza affidabile, eccovi accontentati!

La strada per queste dissertazioni intellettuali (pronte comunque a divenire realtà all’occorrenza) era già stata spianata dal Partito democratico.

In questi ultimi anni gli stage non retribuiti, il volontariato che copre spesso e volentieri servizi essenziali, i “lavoretti gratis” di jovanottiana memoria, hanno goduto di grande propaganda e numerose applicazioni concrete. Expo a Milano è stato tenuto in piedi da migliaia di volontari che alla fine hanno ricevuto… un tablet in regalo!

Nel mondo della scuola Renzi ha legalizzato lo sfruttamento dei giovanissimi con l’alternanza scuola-lavoro: era uno dei punti di forza della famigerata “Buona scuola”.

Ogni anno, obbligatoriamente, ogni studente del triennio delle scuole superiori deve fornire dalle 200 alle 400 ore della sua vita a un’impresa, non retribuito. In questi anni dalle fabbriche agli uffici, dalla ristorazione ai musei, a volte a centinaia di chilometri da casa, i ragazzi vengono impiegati come tappabuchi per i lavori più ripetitivi e meno “formativi”

Non stiamo parlando di cifre insignificanti: nell’anno scolastico 2015/2016, 652mila studenti sono stati coinvolti in 151.200 aziende “ospitanti”. Quest’anno si arriverà al milione al milione di studenti. E non stiamo parlando nemmeno di “piccole aziende”, l’artigiano dove si va a “imparare il mestiere”. McDonalds lo scorso autunno ha firmato un accordo con il ministero per “formare” 10mila studenti… a friggere le patatine.

Una sentenza della magistratura ha sancito che le aziende devono somministrare un buono-pasto agli studenti, Il Ministro Fedeli ha incitato a “denunciare gli abusi”… tuttavia il messaggio che i governi “democratici” vogliono lanciare è chiaro: testa bassa e ubbidire, sentitevi fortunati a “fare esperienza” e eternamente grati se il “datore di lavoro” vi farà una segnalazione positiva.

Quando finalmente si viene retribuiti, spesso è per pochi spiccioli e a cottimo, come nel caso di Foodora e delle tante imprese “giovani” delle consegne a domicilio: tre euro a consegna, testa bassa e pedalare.

I padroni e loro partiti conducono una doppia offensiva: da una parte perseguire la sostanziale cancellazione del valore del contratto nazionale di lavoro, per dar mano libera alle singole aziende di avere diritto di vita e di morte su salari e condizioni di lavoro. Dall’altra insinuare nelle menti dei giovanissimi e in quelle dei disoccupati di lunga durata che il “lavoro gratis” – che in altre epoche vediamo definito dai libri di storia, a ragione, come “schiavitù”- sia qualcosa di giusto e necessario.

Lo scopo finale è quello di diminuire considerevolmente la forza della classe operaia organizzata nei luoghi di lavoro.

In tutto ciò i vertici sindacali balbettano, si lamentano, a volte si indignano, ma poi firmano tutto ciò che c’è da firmare. Se l’offensiva del padronato si è spinta così avanti, la responsabilità è soprattutto loro.

Dobbiamo ribaltare da cima a fondo questa impostazione. Rifiutiamo la logica dei 5stelle, rispediamo al mittente l’alternanza scuola-lavoro. Il lavoro, ogni lavoro, va retribuito e gratis non tiriamo su nemmeno uno spillo! Riprendiamoci tutti i diritti persi in questi anni!

Per ottenere tutto ciò è necessario cambiare direzione e linea politica del sindacato, ma soprattutto è necessario organizzarsi in un movimento rivoluzionario, con un programma di alternativa al sistema capitalista.

In poche parole, bisogna organizzarsi in Sinistra classe rivoluzione. Unisciti a noi!

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