Governo e padroni alzano il tiro: quando risponde la Cgil?
Giovedì 18 settembre i lavoratori dei Beni culturali di Roma del Colosseo e altri siti si sono riuniti in assemblea sindacale per discutere di mesi di straordinari non pagati e della carenza cronica di personale.
Questo ha comportato la chiusura dei siti turistici per un paio d’ore. Sostenuto da una vergognosa campagna mediatica, il consiglio dei ministri ha emanato un decreto che inserisce i beni culturali tra i servizi essenziali, come gli ospedali o i trasporti, limitandone così il diritto di sciopero. Dopo il Jobs act, dopo la Buona scuola, l’affondo del governo continua.
L’applicazione della “Buona scuola” sta creando un caos nelle scuole senza precedenti e senza alcuna prospettiva ragionevole. Questo non può che alimentare la rabbia dei lavoratori della scuola e una manifestazione nazionale è già stata convocata per il 24 ottobre. Nella grande distribuzione tutto il settore è in ristrutturazione (materiali su radiofabbrica.it). Nei prossimi mesi vanno in scadenza diversi contratti e altri già scaduti dovranno essere rinnovati, per un totale di 6,5 milioni di lavoratori: chimici, turismo, grande distribuzione, e soprattutto, quello dei metalmeccanici. A questi si sommano 3 milioni di lavoratori impiegati nella pubblica amministrazione e nella scuola..
Quando Confindustria e governo se la prendono col sindacato “freno allo sviluppo” non ce l’hanno tanto con le burocrazie sindacali. Vogliono invece sradicare l’idea che esistano dei diritti collettivi nei luoghi di lavoro e una organizzazione che li difende. Il loro obiettivo è un contratto nazionale colabrodo che apra la strada a contratti aziendali (dove ci saranno) disegnati per sottoporre i lavoratori a una pressione continua e senza strumenti per difendersi.
Molto meno chiaro è cosa vuole il sindacato. Dopo l’abbandono della lotta contro il Jobs Act, il gruppo dirigente della Cgil ha di fatto rinunciato a dare una direzione generale alle lotte e ha lasciato da soli i singoli delegati e le categorie a gestire i propri conflitti. Ancora una volta si proccede in ordine sparso e senza una strategia complessiva. Lo confermano anche gli esiti della conferenza di organizzazione che la Cgil ha svolto il 17 e 18 settembre dove, nonostante diversi delegati siano intervenuti per sollecitare risposte su cosa ci riserva l’autunno, la segretaria generale ha glissato. Ha speso qualche parola sulla necessità di rilanciare la mobilitazione sulle pensioni e ha ribadito la necessità dell’unità con Cisl e Uil, ma fondamentalmente ha solo rassicurato l’apparato della Cgil che tutto va bene.
Nella conferenza si è manifestata l’opposizione unita della sinistra sindacale (Democrazia e Lavoro, Il sindacato è un’altra cosa) che ha annunciato una battaglia per un congresso straordinario della Cgil che ne cambi la direzione. È un passo positivo, che richiede tuttavia di essere sostenuto con un programma complessivo e su azione sul campo, nei luoghi di lavoro, in grado di conquistare il sostegno dei lavoratori. Questo vale anche per la Coalizione sociale promossa dalla Fiom, che il 17 ottobre scenderà in piazza con una grande manifestazione nazionale, che se non vuole essere l’ennesima passeggiata al sabato deve sviluppare un programma radicale contro questo sistema opponendo agli attacchi del governo e dei padroni gli interessi dei lavoratori e dei giovani.
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