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Governo alla cieca verso la quarta ondata

È ormai uno schema consolidato: ogni volta che la situazione sanitaria smentisce le previsioni dei governi, la risposta è inasprire le costrizioni e le sanzioni, scaricando ogni responsabilità sui singoli cittadini.

Le previsioni trionfalistiche sulle campagne vaccinali sono ormai un lontano ricordo estivo. Con la brutta stagione tornano la pioggia, le giornate grigie e i provvedimenti di emergenza.

Governi, autorità sanitarie e case farmaceutiche hanno dovuto prendere atto di quanto era già evidente da tempo: la copertura offerta dagli attuali vaccini è limitata nel tempo ed è rilevante soprattutto nell’abbattere il numero di casi gravi.

Il contagio, invece, rimane più che possibile e rende chimerica la strategia dell’immunità di gregge, slogan al quale per mesi si erano ancorate le speranze che sacrifici, obblighi e sanzioni fossero giustificati da un obiettivo chiaro e comprensibile.

Vaccini: i limiti della copertura

Le cifre dell’Iss sono illuminanti, anche se inevitabilmente la statistica non può che seguire gli avvenimenti. Riferito al periodo 11 ottobre-10 novembre, ecco l’efficacia misurata dei vaccini.

1) La difesa dai rischi gravi rimane alta: per i non vaccinati, l’incidenza dei ricoveri in terapia intensiva è quasi 10 volte maggiore, e 16,3 volte rispetto ai vaccinati da meno di 5 mesi. Il rischio di morte è di 6 e 9,4 volte superiore, rispettivamente.

2) Le differenze diminuiscono nei casi meno gravi: il rischio di ricovero per i non vaccinati è di 4,8 volte superiore ai vaccinati da oltre 5 mesi e 10,4 rispetto a quelli al di sotto dei 5 mesi. Per quanto riguarda il semplice contagio la differenza scende a 2,1 e 3,8 rispettivamente.

In cifre assolute ormai il numero di contagi registrati fra i vaccinati supera quello fra i non vaccinati.

Questi dati confermano l’utilità della vaccinazione di massa, ma anche che questa, ad oggi, non estinguerà il contagio.

Scrivevamo tre mesi fa, quando venne introdotto il Green pass: “Questi dati di fatto, ribadiamolo una volta di più, non sono un argomento contro i vaccini, che come abbiamo detto fin dal principio, sono uno strumento importante di contenimento dei rischi. Ma chiamano in causa le scelte dei governi, a partire da quello italiano, che hanno di nuovo imboccato la strada della colpevolizzazione individuale e della guerra fra poveri, additando coloro che non si vaccinano come gli untori responsabili dei problemi presenti e futuri.

La verità è che la cosiddetta immunità di gregge non è più un obiettivo credibile, ammesso che lo sia mai stata. Siamo, come abbiamo scritto già mesi fa, entrati a pieno titolo nella fase “endemica”: il virus continuerà a circolare e ad oggi non ci sono in vista misure “definitive” che possano stroncarlo.” (Rivoluzione n. 80, 16 settembre).

Super Green pass e nuovi divieti

Su questa situazione incombe anche la diffusione della variante Omicron. Non sappiamo in che misura gli attuali vaccini difendono da questa variante (i primi dati non sono incoraggianti), né la sua pericolosità, ma tutto pare puntare a una ripetizione di quanto visto con la diffusione della variante Delta.

Di fronte a questa realtà la risposta dei governi è la solita: inasprire i provvedimenti, rilanciare la campagna contro chi non si è vaccinato, soffiare sul fuoco delle divisioni.

Il governo Draghi non fa eccezione e con l’introduzione del Super Green pass introduce nuove e sempre più complicate distinzioni. Il tutto al fine di salvare l’economia, il morale della nazione e lo shopping natalizio. Il green pass “base”, ossia quello ottenuto con i tamponi, serverà ormai solo per andare a lavorare e poco altro.

Data la curva in risalita dei contagi è inevitabile che diverse regioni entrino in zona gialla o arancione. La selva di divieti differenziali elaborati lo scorso anno con le zone “colorate” (spostamenti, accesso a luoghi pubblici, ecc.) verrà ad incrociarsi con la suddivisione della popolazione tra vaccinati, super vaccinati e reprobi…

Inutile dire che questi provvedimenti sono inapplicabili senza una vasta collaborazione. I controlli sbandierati dalla ministra Lamorgese servono per i servizi del telegiornale, ma nei fatti avranno un carattere casuale e inevitabilmente arbitrario.

Ad ogni passo le contraddizioni si accumulano: lo studente delle superiori ha bisogno almeno il tampone per prendere l’autobus, ma non per entrare a scuola. I lavoratore col tampone può andare in fabbrica o in ufficio, ma non al cinema né prendere un aereo o un treno a lunga percorrenza. Si potrebbe continuare all’infinito.

Sì ai vaccini, no alle discriminazioni!

Ogni velleità di tracciamento è scomparsa e neppure più se ne parla. Né prevenire, né curare, ma affidare tutto ai vaccini e alla buona sorte: questa è la politica di Draghi, ma in realtà di quasi tutti i governi.

Lo sbocco inevitabile pare essere quello dell’obbligo di legge, che molti a sinistra hanno richiesto. Ma l’obbligo legale deve essere necessariamente legato a una sanzione. Ora, poiché anche volendo le patrie galere non possono accogliere qualche milione di non vaccinati, è chiaro che ogni altra scelta (sanzione economica, restrizioni al movimento, ecc.) non farà che ricalcare il carattere discriminatorio dei provvedimenti attuali.

Tra le misure adottate ci sono le restrizioni nei centri storici (obbligo mascherine all’aperto, divieto di assembramenti, ecc.). Cogliendo la palla al balzo, in diverse occasioni sindaci e prefetti hanno proibito i centri cittadini per manifestazioni sindacali (ad es. quelle previste per lo sciopero dei metalmeccanici del 10 dicembre, ora spostato al 16 insieme alle altre categorie): insomma, centri aperti allo shopping, ma chiusi alle proteste dei lavoratori… Qualcuno spieghi il valore sanitario di questa misura.

Di fronte a questo nuovo provvedimento, tanto discriminatorio quanto debole, ribadiamo le nostre rivendicazioni più urgenti:

– Sì alla vaccinazione di massa, no a obblighi e discriminazioni.

– Tamponi gratuiti.

– Abolizione dei brevetti e per la distribuzione su vasta scala di vaccini a tutti i Paesi che ne necessitano.

– Eventuali misure restrittive (trasporti, luoghi pubblici) non devono discriminare fra vaccinati e non.

– Investire e potenziare seriamente la capienza ospedaliera, i reparti dedicati e in generale sul sistema sanitario.

– Espropriare tutte le risorse necessarie, a partire da quelle delle case farmaceutiche.

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