Giustizia e verità per Valerio Verbano!

Trent’anni fa il 22 febbraio 1980 veniva assassinato Valerio Verbano, militante del Collettivo autonomo dell’Archimede a Roma. Valerio viene ucciso a 19 anni con un colpo di pistola alla nuca nella sua casa a Monte Sacro, mentre nella stanza accanto i suoi genitori sono legati e immobilizzati da un gruppo di neofascisti entrati nell’appartamento con una scusa.

A trent’anni dalla sua morte ancora non ci sono colpevoli e le indagini sulla sua vicenda hanno subito affossamenti e depistaggi, intervallati da qualche strano omicidio come quello del magistrato Mario Amato che indaga su alcuni omicidi di matrice neofascista e viene ucciso il giorno prima di un incontro già fissato con la madre di Valerio. Sperano che il peso dei giorni che passano nelle vite dei suoi compagni e dei suoi familiari potesse cancellare quella ferita e seppellirla assieme al tramonto delle passioni politiche degli anni ‘70. Ma non è stato così. Il 22 febbraio scorso infatti alcune migliaia di giovani antifascisti hanno attraversato le strade del quartiere di Valerio per ricordarlo e per ricordare ancora una volta le responsabilità fasciste e le coperture politiche ed istituzionali che hanno cercato di cancellare la storia di Valerio attraverso una vera e propria congiura del silenzio. Anche la famiglia di Verbano non si è mai arresa ed alcuni mesi fa la madre di Valerio, Carla, con una forza che non dimostra i suoi ottantasei anni ha pubblicato un libro (C. Verbano Sia Folgorante la fine, Rizzoli 2010). Il libro prova a ripercorrere i trent’anni trascorsi da quel giorno di febbraio del 1980, lividi di sofferenza ma anche illuminati da una speranza mai sopita che si possano trovare gli assassini di Valerio ed accertare il perché di quella esecuzione in piena regola.

Ma chi era Valerio Verbano? E in che contesto sociale e politico matura il suo omicidio?

Valerio era un ragazzo degli anni ‘70 studente e militante comunista, figlio di una famiglia di lavoratori iscritti al Pci, uno di quelli con i jeans e la tolfa. Nel 1977 ha sedici anni e cresce in un clima di radicalizzazione come gli anni 70 a Roma, nel quale la politica è una cosa quotidiana. Entra anche le domeniche allo stadio quando va a vedere la Roma con Manuela.

In quegli anni Roma svolta a sinistra, Giulio Carlo Argan è il primo sindaco comunista di Roma, seguito nel settembre 1979 da Carlo Petroselli, anche lui dirigente del Pci.

Ma sono anche gli anni in cui si rafforza il Movimento Sociale Italiano e tra i suoi giovani nascono le formazioni del terrorismo nero come i Nuclei Armati Rivoluzionari che di rivoluzionario hanno solo il nome perchè sparano ai giovani di sinistra e mettono le bombe nelle stazioni come a Bologna, sempre a difesa dei rappresentanti del privilegio e dell’oppressione.

In quegli anni le forze del neofascismo fanno il lavoro sporco che i grandi capitalisti e la Democrazia cristiana non possono svolgere apertamente. Hanno il sostegno delle forze dell’ordine e spesso godono di coperture importanti nei servizi segreti.

Valerio coglie queste connessioni, studia le storie di infiltrazione nell’estrema sinistra e le collega alla strategia della tensione che a partire dalla strage di Piazza Fontana a Milano nel 1969 la classe dominate dispiega in funzione anticomunista.

In quegli anni Valerio armato della sua macchina fotografica e della sua passione antifascista lavora ad un dossier accuratissimo. Vi raccoglie nomi, fatti e fotografie che riguardano l’estrema destra, ma anche indirizzi e connivenze con le forze dell’ordine.

È un dossier accurato ed importante. Forse è questo il motivo del suo omicidio. Non sorprende che sia sequestrato dalla Digos e nemmeno che quando la famiglia Verbano lo richiede il suo volume si è notevolmente ridotto, sono sparite foto e riferimenti come accade nei misteri italiani.

Non sappiamo chi sono gli assassini di Valerio e finchè non li troveranno chiederemo giustizia, sappiamo che probabilmente sono dei neofascisti magari dei Nar, coperti dall’apparato dello stato e da importanti connivenze politiche.

L’unica cosa che sappiamo è che è la voglia di Valerio di cambiare il mondo, la sua voglia di fare luce sulle connivenze tra neofascismo, malavita e “forze dell’ordine” è più attuale che mai e può essere uno strumento per mettere a fuoco nitidamente l’immagine di una società libera da ingiustizie e privilegi, rimasta sfocata nelle ultime foto scattate da Valerio.

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