Col Giubileo alle porte, a Roma continuano le mobilitazioni nei trasporti
Dieci giorni di sciopero nei trasporti pubblici a Roma che hanno completamente paralizzato le linee periferiche: 92 ferme sulle 103 gestite da Roma TPL (la società che gestisce le tratte di periferia).
I lavoratori rivendicavano il pagamento degli stipendi degli ultimi tre mesi e le indennità di servizio ricevute in passato che l’azienda aveva deciso di togliere (chiedendo indietro gli arretrati).
Uno sciopero, convocato dai sindacati confederali insieme ai sindacati di base, che ha avuto un enorme successo, iniziato prima nel deposito di Maglianella, coi primi blocchi il 23 novembre e poi proseguito nell’altro deposito dove ci sono gli autobus di Roma TPL, quello di Tor Cervara, dove ci sono stati presìdi molto partecipati, che hanno impedito l’uscita degli autobus.
Il primo dicembre è stato firmato un accordo in prefettura: sono stati pagati gli stipendi arretrati, anche quelli di dicembre (compresa la Tredicesima) e sono state ripristinate le indennità di servizio che erano state sospese.
Il giorno successivo il servizio è ripreso regolare ma le mobilitazioni nei trasporti a Roma continuano.
Il 4 dicembre mattina si sono fermate le due linee della metro e parecchie linee di superficie per uno sciopero indetto dall’organizzazione sindacale Cambia-Menti. Un sindacato presente anche in Roma TPL, che si riconosce nella figura di Micaela Quintavalle, una autista pasionaria con simpatie grilline che ha costruito un sindacato, che con lei inizia e finisce, e che ha saputo inserirsi nel discredito accumulato dai sindacati confederali e nella scarsa reattività dell’USB che non raccoglie, in termini di adesione alle sue iniziative, quanto potrebbe.
Già questa estate l’USB aveva lasciato spazio ad iniziative convocate dalla CISAL-FAISAL (il sindacato protagonista delle cinque giornate di Genova) che ha portato gli autisti in piazza con lo slogan né rossi né neri solo liberi tranvieri, uno slogan che la Quintavalle potrebbe tranquillamente sottoscrivere.
Sono ancora vive a Roma le mobilitazioni degli autisti della metro, contro i quali si sono scagliati tutti i giornali e le televisioni queste estate.
Gli autisti della metro lottano contro l’introduzione dei turni a nastro (lo spezzettamento dell’orario di lavoro, ai lavoratori viene richiesto di essere disponibili fino a 11 ore nell’arco della giornata), l’aumento dell’orario di lavoro e l’incremento della parte di salario legata alla produttività, che porta ad un aumento intollerabile dei ritmi di lavoro.
Anche molte delle rivendicazioni dei lavoratori di Roma TPL sono ancora in piedi: dalla richiesta di pagamento diretto da parte del Comune e non dai vari consorzi che appaltano il servizio, fino ad una vera e propria internalizzazione in ATAC.
Il successo dello sciopero del 4 dicembre, nell’imminenza del Giubileo, ha portato il prefetto Gabrielli (che studia, con profitto, da falco di Confindustria) a decretare il divieto di sciopero nei trasporti (ma, ne siamo certi, ora qualcuno proporrà di estenderlo a medici, maestre, infermieri, netturbini) per tutto il periodo di afflusso dei pellegrini a Roma.
Occorre approfondire l’intensità delle mobilitazioni. Le lotte dei lavoratori di Roma TPL, degli autisti della Metro e degli autobus debbono unificarsi e trovare il loro bersaglio comune nel contrasto al più che ventennale processo di privatizzazione dell’ATAC e di tutti i trasporti a Roma, unendo lavoratori e utenti contro i tagli al trasporto pubblico.
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