Giù le mani dal Rojava! Nessuna fiducia nelle “democrazie” occidentali!
Con il ritiro delle truppe americane dalle zone curde in Siria, Trump ha dato il via libera all’attacco dell’esercito turco alle forze del Ypg. Almeno 5mila soldati sono schierati al confine turco-siriano,pronti all’invasione, e sono già iniziati bombardamenti e raid aerei.
“Sorgente di pace”, così è denominata l’operazione turca. L’attacco sarà invece spietato e feroce. Erdogan è determinato a non lasciare alcuno spazio all’autonomia del Rojava: un Kurdistan indipendente minaccerebbe l’unità della Turchia. L’attacco serve anche a fini interni, il “sultano”, in calo di consensi, ha bisogno di distogliere l’attenzione dei giovani e lavoratori turchi dagli effetti della pesantissima recessione economica. Erdogan sta scherzando col fuoco: la sua offensiva genererà ancora maggiore instabilità, massacri e terrore in Siria e in tutto il Medio oriente.
Ma non è solo Trump a schierarsi dalla parte di Erdogan. La Nato ha autorizzato l’attacco (basta che sia “proporzionato e misurato”). A parole, naturalmente, Onu e Unione europea stigmatizzano l’azione militare, ma nei fatti aiutano il governo di Ankara. L’Ue ha già versato nelle casse di Ankara 5,6 miliardi di euro in tre anni per fermare la rotta balcanica dei profughi. L’Italia, dal 2015, ha autorizzato forniture militari per 890 milioni di euro alla Turchia.
La Russia, vero dominus della situazione in Siria, chiude un occhio nei confronti delle azioni di Erdogan ai cui ha venduto pure il sistema missilistico S-400. Putin non è interessato né alla democrazia né tantomeno ai diritti delle nazioni oppresse in Siria. Vuole stabilità e la tutela degli interessi russi, e si allea di volta in volta con chiunque sia disposto a garantire al meglio tutto ciò.
In questo “grande gioco” i curdi sono stati utilizzati come carne da macello contro l’Isis e poi sono stati abbandonati al loro destino.
A proposito, la Turchia è parte integrante dell’alleanza contro Daesh, ci ripetono i mass media. In questa offensiva il principale alleato dell’Esercito turco è… l‘Esercito libero siriano, un coacervo di mercenari jihadisti sul libro paga delle monarchie del Golfo e a cui è stata fornita la patente di “campione della democrazia” dall’Occidente. Saranno questi tagliagole, nei piani di Ankara, a prendere il posto dell’Ypg!
Nella guerra civile siriana le potenze imperialiste regionali e mondiali giocano una partita decisiva, in cui nel corso di questi anni non hanno esitato a usare il dramma dei popoli oppressi per i propri interessi. Cinicamente gli Stati uniti lo hanno fatto con la lotta eroica del popolo curdo, decisivo nella resistenza contro il fondamentalismo islamico.
La solidarietà verso la causa del Kurdistan non potrà arrivare da Washington, così come da nessun governo europeo. Tantomeno dalla Russia o dall’Iran, e a nulla serviranno gli appelli all’Onu. L’ipocrisia delle “democrazie occidentali” è svelata davanti agli occhi del pianeta.
I miliziani dell’Ypg, come tutti i lavoratori e i giovani curdi, devono contare solo sulle proprie forze e sulla solidarietà internazionalista dei lavoratori e giovani di tutto il mondo.
Difendiamo il diritto di autodeterminazione del popolo kurdo e siamo al fianco della sua lotta.
La soluzione della questione nazionale kurda non può risolversi dentro le frontiere del Rojava ma solo sulla base di una rivoluzione socialista che unisca lavoratori e le masse oppresse di tutte le nazionalità e le religioni del Kurdistan, della Siria, della Turchia e di tutto il Medio Oriente.
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