Francia – La resistenza ai tagli al settore pubblico risveglia la memoria del maggio ’68

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Francia – La resistenza ai tagli al settore pubblico risveglia la memoria del maggio ’68

Lo sciopero dei ferrovieri del 3 aprile scorso, che ha visto la partecipazione del 77% dei macchinisti, del 69% dei controllori e la soppressione di centinaia di treni, ha rappresentato un altro capitolo dello scontro sociale di cui è testimone la Francia nelle ultime settimane. Questo articolo di marxist.com ne spiega i retroscena e ne delinea il potenziale esplosivo.

La Francia è entrata in una nuova fase della lotta di classe da quando il presidente Emmanuel Macron si è lanciato in una grande prova di forza nei confronti dei lavoratori del settore pubblico. Il paese è sconvolto da una serie di scioperi, cortei e scontri tra le masse e le autorità statali.

Nello sciopero del 22 marzo almeno 200.000 manifestanti sono scesi in piazza. Nel frattempo, studenti che protestano contro gli attacchi all’istruzione superiore sono stati aggrediti all’interno del campus da squadristi di estrema destra, aiutati e incoraggiati dall’amministrazione della locale università. Con lo spettro del maggio ’68, incombente sugli avvenimenti, la classe dominante francese è determinata a schiacciare i lavoratori e i giovani e imporre ad ogni costo il suo programma reazionario e filocapitalista.

Nonostante le proteste massicce, Macron ha portato a termine con successo una profonda revisione della legge sul lavoro nell’autunno scorso. Queste controriforme vanno ben oltre l’odiata “legge di El Khomri” del governo Hollande nell’indebolimento dei sindacati e conferiscono maggiori poteri nelle mani dei padroni . Il nuovo accordo toglie alle grandi federazioni sindacali molto del loro potere contrattuale, rende molto più facile per i datori di lavoro assumere e licenziare i lavoratori e riduce il risarcimento per i dipendenti licenziati ingiustamente.

Le modifiche mirano a promuovere una maggiore “flessibilità”, aiutando i capitalisti francesi nella competizione all’interno del mercato europeo, eliminando le fastidiose tutele godute dai lavoratori e riducendo il ruolo dello stato, aprendo maggiore spazio per gli investimenti del settore privato. Macron si propone anche di aggredire il problema dell’alto tasso di disoccupazione della Francia, ora al 9,7% (contro una media di 8,7 dell’Eurozona) e il 22% di disoccupazione giovanile. Così ha dichiarato guerra, oltre alle tutele dei lavoratori dipendenti, ai cittadini francesi senza occupazione (che ha definito “scansafatiche”), riducendo il sussidio di disoccupazione del 50% dopo un periodo di disoccupazione della durata da due a sei mesi.

 

Macron: Tagliare, privatizzare e liberalizzare

Macron ha anche promesso di ridurre il numero dei lavoratori pubblici in Francia (che sono 5,4 milioni) di 120.000 unità nell’arco dei prossimi cinque anni, riducendo la spesa statale e affidandosi maggiormente ad appalti privati, introducendo retribuzioni basate sulla meritocrazia e incentivando licenziamenti volontari. Tutto ciò, nonostante la promessa in campagna elettorale di un riconoscimento e una remunerazione migliori per il personale del settore pubblico. Come passaggio importante verso questo suo obiettivo , il governo Macron prevede di privatizzare la SNCF – le ferrovie di proprietà dello Stato francese – e di rottamare le garanzie di impiego a vita godute dai lavoratori dai tempi della nazionalizzazione delle ferrovie francesi negli anni ’30.

Il programma di tagli e controriforme di Macron è stato accolto con entusiasmo dai commentatori borghesi, che hanno a lungo criticato le leggi francesi sull’occupazione, definite troppo “rigide”, e il grande settore statale come “fuori dai tempi”. Nel 2017, gli “analisti” dell’Eurozona del Financial Times avevano raggiunto la conclusione che i tentativi di Macron di riorganizzare il mercato del lavoro francese “stimoleranno la crescita economica e aumenteranno la fiducia” in Europa. La sua promessa di fare della Francia una “nazione di start-up” (linguaggio propagandistico da Silicon Valley per definire investimenti a breve termine da parte di società private del settore informatico) ha attirato i complimenti da parte di miliardari del settore come Xavier Niel (padrone di una delle principali aziende di telefonia mobile francesi, ndt), che ha detto che il presidente “ha dato alla Francia un’immagine all’estero pro-startup e filoimprenditoriale che prima non avevamo”.

Macron è stato anche molto impegnato a Bruxelles, dove ha lavorato a un nuovo trattato con la cancelliera tedesca Angela Merkel per riformare l’Eurozona sulla base di “valori condivisi”; che includono tagli ai bilanci statali attraverso l’austerità, le privatizzazioni e la liberalizzazione del mercato del lavoro.


Lo scontro con i ferrovieri


L’ultima mossa del presidente ha provocato una reazione
combattiva da parte dei lavoratori del settore pubblico. In particolare, i lavoratori delle ferrovie hanno programmato una serie di azioni di sciopero dal 3 aprile in poi contro il piano di privatizzazione della SNCF. Come i nostri compagni di Révolution hanno spiegato nel loro recente editoriale, scontrarsi con i ferrovieri è una mossa pericolosa per Macron. Sono uno dei settori più forti della classe operaia e sono in grado di bloccare completamente il paese. Tradizionalmente i ferrovieri hanno trascinato alla lotta anche altri settori della classe lavoratrice, come nel caso della grande ondata di scioperi nel dicembre 1995.

Tuttavia, Macron punta a sconfiggere il settore più combattivo dei lavoratori per poi demoralizzare l’intera classe. Ciò renderebbe molto più facile continuare il suo programma draconiano di “riforme”. Al contrario, se i lavoratori delle ferrovie fossero vittoriosi, ciò incoraggerebbe il resto della classe operaia e costringerebbe il governo sulla difensiva. Ciò è stato confermato la scorsa settimana da un veterano dei commentatori politici francesi, Alain Duhamel, che ha detto: “Se Emmanuel Macron gettasse la spugna su una tale riforma simbolica poco dopo la sua elezione (avvenuta lo scorso maggio) la sua immagine di un riformatore verrebbe distrutta”.

Lo sciopero nella SNCF rappresenta quindi un punto focale nella contesto attuale lotta di classe. È improbabile che Macron faccia facilmente un passo indietro, per timore che la combattività dei ferrovieri possa contagiare altri settori dell’economia. È stato proprio il timore di un simile sviluppo che ha costretto il governo Juppé a operare una ritirata nel 1995.

I leader sindacali sono stati ovviamente sospinti dalla loro base in maniera costante. Solo il sindacato SUD Rail ha convocato un’azione di sciopero ad oltranza: in particolare, uno sciopero generale di una giornata, rinnovabile ogni giorno da parte dell’assemblea generale. CGT, CFDT e UNSA hanno convocato invece uno sciopero a “intermittenza“, consistente in due giorni di sciopero, tre giorni di lavoro e così via, dal 3 aprile al 28 giugno. Invece di sostenere i loro fratelli e sorelle nel settore dei trasporti coordinando gli scioperi per il 3 aprile, le altre categorie del pubblico impiego hanno convocato semplicemente una “giornata di azione” il 19 aprile – più di quindici giorni dopo l’inizio dello sciopero dei ferrovieri e durante le vacanze scolastiche! Con ciò si ripete la funesta strategia applicata durante la lotta contro gli attacchi alle leggi sul lavoro nel 2016 e 2017.

 

Lo sciopero combattivo del 22 marzo


Nonostante tutti gli sforzi dei vertici sindacali, la rabbia della classe operaia è venuta allo scoperto – creando una situazione altamente volatile. Il 22 marzo, le cifre della polizia dicono che 200.000 manifestanti sono scesi nelle strade in tutta la Francia, guidati da macchinisti, insegnanti, infermieri e controllori del traffico aereo di sette sindacati del settore pubblico. La protesta ha provocato centinaia di cancellazioni di voli e treni (inclusi gli Eurostar), così come la chiusura di molte scuole e asili nido. Anche i treni pendolari dei treni RER e Transilien sono stati duramente colpiti.

Parigi – Il corteo del 22 marzo

Le cifre di partecipazione ufficiale a livello nazionale sono state inferiori alle precedenti manifestazioni contro le riforme del lavoro di Macron e le proteste anti-El Khomri che si sono svolte durante il governo Hollande (anche se i sindacati hanno dichiarato 500.000 partecipanti). Tuttavia, l’ambiente era più combattivo rispetto all’autunno del 2017. Ci sono stati diversi scontri tra i manifestanti e la polizia. Inoltre, solo a Parigi c’erano 65.000 persone in piazza, rispetto a 60.000 l’anno scorso. La partecipazione allo sciopero da parte dei lavoratori del settore pubblico provenienti da diverse aziende è stata del 35%.

Inoltre, la presenza della polizia è stata quasi raddoppiata da una punta massima di 26.000 nel 2017 a 49.000 – il che rivela l’ansia della classe dominante e la loro determinazione a schiacciare il movimento. Ci sono stati molti scontri e la polizia ha utilizzato i cannoni ad acqua contro la folla arrabbiata nei pressi della Bastiglia:

L’utilizzo della mano pesante non ha placato l’enorme rabbia e la radicalizzazione delle masse. Baptiste Colin, uno studente di ingegneria di 22 anni, ha accusato il governo di voler “distruggere i servizi pubblici”. Questo stato d’animo è stato ripreso da Marine Bruneau, un lavoratore municipale: “Sembrano pensare che in Francia … i privati possono fare tutto e che non abbiamo bisogno di dipendenti pubblici come me, ma la Francia ha bisogno di noi. Se non ci siamo, il paese non va bene. ” François Rauch, 65 anni, ferroviere in pensione , ha detto a Reuters: “Siamo qui contro il governo, che aiuta solo i ricchi”

I dimostranti hanno inoltre rivelato le loro simpatie politiche quando hanno fischiato il nuovo leader del Partito socialista, Jean-Christophe Cambadélis, che ha parlato alla fine del corteo a Parigi. Al contario, la comparsa di Jean-Luc Mélenchon è stata accolta con applausi entusiasti.

 

Anche gli studenti entrano in lotta


Anche i giovani hanno iniziato a mobilitarsi contro i tentativi di controriforma di Macron nel settore dell’educazione, compresi i requisiti per l’ammissione alle università. Allo stato attuale, ogni studente in Francia che supera l’esame di maturità liceale ha il diritto di andare all’università nella zona di residenza. Ciò ha portato alla numero molto alto di iscrizioni a corsi popolari come giurisprudenza e psicologia, il che porta utilizzare un sistema di estrazione a sorte (molto impopolare) per determinare le ammissioni nei corsi in cui le iscrizioni sono maggiori.

Un momento di un’assemblea all’università di Tolosa

Secondo i piani di Macron, le università più sovraffollate sarebbero autorizzate a selezionare gli studenti in termini di rendimento scolastico, il che è ovviamente fortemente influenzato dall’educazione e dalla classe sociale di provenienza. La proposta potrebbe mettere fine alla tradizione francese di istruzione universitaria universale. Oltre a ciò, sono state adottate una serie di misure locali come l’entrata e il sovvenzionamento dei privati dell’istruzione superiore, riducendo così i costi.

Molti studenti hanno organizzato sit-in in segno di protesta contro queste misure, di fronte a una repressione severa da parte della polizia e dell’amministrazione delle università. Gli studenti dell’Università di Tolosa-le-Mirail sono in mobilitazione da tre mesi: hanno occupato il rettorato e bloccato gli accessi per protestare contro il nuovo sistema di ammissione di Macron e contro un tentativo di fusione con un’università vicina. I lavoratori dell’università sono anch’essi in sciopero da tre mesi. Il ministro dell’Istruzione Jean-Michel Blanquer, ha dichiarato l’università “ingovernabile” ed è intervenuto esautorando il consiglio di amministrazione, ponendo Tolosa le Mirail sotto il controllo del governo tramite un funzionario nominato dallo stato, Richard Laganier. Lo stato ha anche minacciato un intervento della polizia se l’occupazione continuasse. Ciononostante, gli studenti e i lavoratori hanno votato in un’assemblea generale il 13 marzo la continuazione della lotta, affermando che mentre lerivendicazioni iniziali del movimento era puramente locale”, i loro obiettivi sono ora rivolti a un cambiamento più ampio, “sociale” – citando l’eredità del Maggio ’68 .

 

I vertici dell’università si alleano con l’estrema destra a Montpellier


Un altro incidente rivela le tattiche
disgustose impiegate dall’amministrazione universitaria per contrastare la protesta studentesca. Un gruppo di studenti che occupavano un’aula magna della facoltà di diritto dell’Università di Montpellier sono stati attaccati da squadristi di estrema destra, armati di mazze, bastoni e pistole a stordimento, gridando insulti vili e razzisti mentre picchiavano gli occupanti e costringendoli a fuggire dall’aula. Il preside dell’università, Philippe Pétel, ha permesso a questi teppisti di entrare nell’aula magna attraverso un ingresso sul retro. Quattro degli occupanti sono finite in ospedale.
Secondo
dei testimoni, la squadraccia fascista era composta in parte da studenti e insegnanti dell’università. Gli occupanti hanno riconosciuto due membri della facoltà di giurisprudenza di Montpellier tra gli assalitori, e il preside (che ora si è dimesso) sembra aver confermato che alcuni di loro erano studenti:

 

Volevano difendersi [da cosa ??], non posso biasimarli. Approvo completamente le loro azioni (…) sono orgoglioso dei miei studenti”

Una volta che gli studenti sono stati sgomberati, la squadraccia si è chiusa nell’aula magna isieme a dei componenti dell’amministrazione universitaria. Quando è arrivata la polizia, agli studenti è stato detto che i poliziotti non potevano entrare nell’aula per arrestare gli assalitori “perché non avevano il permesso del preside”. L’intero episodio, sconvolgente, è stato immortalato in un video:

Dopo che gli occupanti sono stati sgomberati, circa 200 di loro hanno continuato la protesta fuori dall’università e si sono scontrati con 30 manifestanti di estrema destra della Ligue de Midi, che indossavano maschere tricolori, rosse bianche e blu. È molto probabile che questo attacco e la manifestazioni fascista siano stati orchestrati, o almeno incoraggiati, dai vertici dell’università, che si appoggiavano a elementi repellenti e reazionari nelle proprie facoltà e organizzazioni studentesche, sostenuti da gruppi di estrema destra all’esterno, per schiacciare il dissenso studentesco. Gli studenti di tutta la Francia hanno indetto una giornata nazionale di protesta il 29 marzo scorso in solidarietà con le vittime dell’attentato di Montpellier, oltre che in opposizione alle politiche educative di Macron.

Il quotidiano britannico The Times riporta che diversi ministri temono che questo incidente potrebbe trasformarsi da una “protesta di basso profilo” in “una rivolta studentesca simile al 1968″. Ovviamente, i vertici dei sindacati francesi hanno una lunga tradizione di convocazioni di azioni di lotta utilizzate come valvola di sfogo, che si esauriscono senza ottenere nulla. Tuttavia, dal punto di vista di Macron il vero motivo di preoccupazione è il rafforzamento dei legami di solidarietà tra lavoratori e studenti. Gli studenti hanno già chiesto la partecipazione alla giornate di azione a partire dal 3 aprile, senza mettere in discussione la strategia dei sindacati. 50 anni fa, furono le mobilitazioni e la solidarietà militante degli studenti e della classe lavoratrice organizzata, combinate, a mettere in ginocchio il governo De Gaulle. Se Macron e i suoi compari capitalisti continuano i loro attacchi contro gli studenti e la gioventù, potrebbero risvegliare il ricordo di quel capitolo rivoluzionario della storia francese.

 

29 marzo 2018

 

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