Flex (Trieste) – Rompiamo il silenzio! Per la salute e per il lavoro!
Il volantino che i compagni di Sinistra classe rivoluzione Trieste stanno distribuendo davanti alla Flex, una delle principali aziende metalmeccaniche della provincia, al centro di una crisi sanitaria e occupazionale.
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È passato più di un mese dall’incontro tra Flextronics e i sindacati nel corso del quale l’azienda ammetteva che “l’attuale volume della produzione non è più in grado di saturare pienamente gli attuali livelli occupazionali di Flex, e rischia di non esserlo più a causa dell’ottimizzazione dei tempi e delle fasi di lavoro che di fatto richiedono meno ore rispetto a prima. Questo nonostante le recenti acquisizioni di attività” (comunicato delle Segreterie territoriali, 12 Novembre 2020).
Tradotto dal sindacalese significa che nonostante la Flex continui a macinare profitti, una quota sostanziale di manodopera non servirà presto più, mentre è probabile per chi resterà in fabbrica che quello che loro chiamano “ottimizzazione dei tempi e delle fasi” si trasformerà in un aumento dei ritmi e dello sfruttamento e che già intravediamo nella richiesta recente di straordinari.
Sappiamo chi saranno i primi sulla lista: i lavoratori interinali, la cui posizione non è mai stata risolta veramente dall’azienda e che rimangono il “problema storico” dell’azienda dai tempi di Alcatel.
Tutto questo in una multinazionale che dichiara 25 miliardi di fatturato e che, come tante aziende in Italia (il 30% di chi ha chiesto CIG non ha avuto cali di fatturato), sta usando il covid come scusa per ristrutturare, licenziare e delocalizzare (che per Flex non è una novità).
Ma questa pandemia, se per alcune aziende è un pretesto per aumentare i propri profitti (anche a spese dello Stato), per i lavoratori è una tragedia vera che non solo minaccia la salute e la vita delle persone ma rende il lavoro sempre più insostenibile tra cambi di turni, ferie forzate, CIG e straordinari.
Con la minaccia diretta della pandemia e decine di posti di lavoro sul giro d’aria se il silenzio dell’azienda è prevedibile, quello dei sindacati no.
C’è una naturale preoccupazione tra i lavoratori, sul futuro occupazionale e sulle misure di sicurezza per il contenimento del contagio.
Quanti lavoratori sono stati/sono attualmente contagiati? Quanti in quarantena? I protocolli di sicurezza sono applicati, chiari e univoci per tutti (compresi i dipendenti CEVA e Sodexo)? Quale futuro per l’azienda e per gli interinali?
Dall’azienda vogliamo risposte, non cesti di frutta secca! E’ ora di rompere il silenzio dentro e fuori la fabbrica perché il futuro di Flextronics non riguarda solo i suoi dipendenti, ma tutta la provincia già colpita dalla crisi del commercio e del turismo.
Pretendiamo chiarezza, innanzitutto dai sindacati. Questo significa dare ai lavoratori la possibilità di confrontarsi in un’assemblea sindacale (online o fuori dai cancelli, a distanza di sicurezza) che deve essere convocata quanto prima. Un mese fa i metalmeccanici hanno scioperato per il rinnovo del CCNL, a cui la Confindustria ha risposto con la stessa chiusura e arroganza che Flex sta dimostrando nei confronti dei suoi dipendenti. Bisogna legare questa battaglia generale a quella contro i futuri licenziamenti!Tutti i lavoratori e le lavoratrici dello stabilimento, somministrati, diretti e delle ditte in appalto hanno lo stesso interesse: difendere tutti i posti lavoro, lottare per un salario adeguato e per diritti certi, avere il pieno controllo della situazione sanitaria in azienda per la salvaguardia della propria salute.
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No agli esuberi e agli straordinari. Se l’azienda fa profitti nessuno dev’essere lasciato a casa!
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Assunzione di tutti gli interinali. Stesso lavoro, stessi diritti!
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Aumenti salariali e diritti certi. Rilanciare la lotta per il rinnovo del CCNL.
Siamo lavoratori, non carne da macello!
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