Federdistribuzione: “L’aumento lo decido io!”
Il 19 giugno 2017, Federdistribuzione, l’associazione padronale della DMO ( Distribuzione Moderna Organizzata ) produce un comunicato dal titolo “Erogazione unilaterale di 30 euro mensili e uscita dagli attuali Enti Bilaterali Territoriali”.
Un aumento di trenta euro, lordi, parametrati al quarto livello, l’operaio medio, che scatterà dal primo luglio e segue l’aumento di 15 euro, erogati sempre in modo unilaterale, nel maggio del 2016.
Traduzione: secondo schiaffo in faccia ai sindacati !
In generale e soprattutto in tempi di crisi, un aumento della retribuzione farà certamente piacere ai lavoratori. Questo, però, è l’unico aspetto positivo.
Dicevamo , schiaffo in faccia ai sindacati.
I dirigenti nazionali di categoria, in molte occasioni hanno firmato cose per nulla condivisibili e poco utili ai lavoratori, pur di mantenere aperti dei canali con le associazioni padronali. Il risultato è sotto ai nostri occhi! Qual è il messaggio che lanciano i padroni ? Noi non firmiamo niente, tanto gli aumenti li diamo quando vogliamo noi e di quanto vogliamo noi, così dimostriamo ai lavoratori quanto voi sindacati siate inutili, anzi dannosi. Si, perché se non fosse per la nostra eccelsa bontà, questi nostri “collaboratori” potrebbero morire di fame; grazie a voi sindacati !
Di sicuro le cose non sono propriamente così, ma è il messaggio che passa ed il sindacato non fa proprio niente per provare a contrastare e cambiare le cose.
Qualcuno potrebbe fregarsene o gioire, ma, attenzione, una volta resi completamente innocui i sindacati, ancor più di quello che sono oggi, i padroni non daranno neanche più queste elemosine o le daranno solo a chi vorranno loro a seguito di confronti personali. Nel rapporto uno ad uno , il padrone è più forte !
Le scelte sindacali, le scelte della CGIL, le scelte della FILCAMS di assecondare in continuazione il manovratore, di non mettere mai i bastoni tra le ruote, da tempo sta producendo i suoi effetti negativi. Tra i tanti esempi che si possono fare, rimanendo nel settore del commercio e restando ai giorni nostri, dobbiamo ricordare la scelta di CONFCOMMERCIO, che a novembre del 2016 ha comunicato ai sindacati di categoria la decisione di sospendere gli aumenti GIA’ previsti (dal contratto) di novembre 2016 ed agosto 2017, rimandando gli stessi a tempi migliori. Chissà quando arriveranno i tempi migliori ! Anche in quel caso un silenzio assordante da parte dei sindacati.
Gli effetti negativi si vedono anche tra le risposte dei lavoratori ai ripetuti attacchi padronali. Se non in poche realtà, la risposta è vicino allo zero. Non perché non c’è consapevolezza o non c’è rabbia ( pochi soldi, tanto lavoro, ritmi altissimi, lavoro domenicale e festivo…… ), ma c’è stanchezza e disillusione.
Per tanti anni sono stati invitati a stare tranquilli e ad aspettare gli esiti dei tavoli delle trattative. Oppure chiamati a scioperare e ad manifestare a SPOT, giusto per fare un po’ di caciara. Cantare qualche canzone in piazza e poi silenzio, sempre più assordante, per mesi.
In tutto ciò, i padroni ci sguazzano. Campo libero per asfaltare i lavoratori. Meno costi, più produttività, più profitto !
Emblematica la questione dell’uscita dagli attuali enti bilaterali territoriali.
Chi scrive è sempre stato contrario agli enti bilaterali e lo è ancora. Queste strutture che erogano servizi, sono da sempre macchine per fare soldi. Servizi che dovrebbero essere erogati dallo Stato, che invece sono stati privatizzati, “aiutando” i vari governanti succedutisi nel corso degli anni a privatizzare la sanità o a fare controriforme pensionistiche.
Da parte sindacale, invece, si ha avuto sempre un occhio di riguardo, nei confronti degli enti bilaterali. Sono visti come una integrazione al servizio pubblico e non sostitutivo, sbagliando di grosso. Sono inoltre fonte di introito per le casse sindacali. Certamente fonti lecite, ma non per questo corrette . Fonti economiche che legano le mani alla propria attività sindacale.
Tutte queste cose i padroni le sanno e quindi minacciano. Perché di questo si tratta.
“Io non erogo più alcuni servizi ai lavoratori e naturalmente… la colpa è tua e lo dico ai tuoi iscritti. Ti dico anche che l’eliminazione di alcuni enti equivale anche a meno soldi per te.”
“Chiaro signor sindacato ?”
“Beh, certo, non è detto che te li tolga per sempre. Te li ridarò più avanti ed anche migliori”.
“ C’è da fidarsi ?”
“Ovviamente si, ma caro sindacato , devi firmare il contratto nazionale di categoria alle mie condizioni, senza eccezione alcuna ed allora ti ricompenserò.”
Se ciò che scriviamo corrisponderà al vero, e pensiamo che sia proprio così, la quadratura la troveranno, ma saranno davvero pochi i vantaggi per i lavoratori e saranno davvero effimeri.
L’arroganza di federdistribuzione non ha nulla da invidiare al “miglior” Marchionne e la sudditanza sindacale è oramai a livelli elevati.
Abbiamo detto già più volte che non basta denunciare le cose per cambiarle o che con un colpo di bacchetta magica si sistema tutto, ma la denuncia è necessaria per evidenziare le cose che non vanno.
Per cambiare lo stato dell’arte, invece, serve prendere coscienza di cosa non va. Parlarne tra noi lavoratori. Organizzarci e fare in modo che il sindacato torni ad essere nostro. Ritornare a pensare che esistiamo noi lavoratori ed esistono i padroni. Che i nostri interessi non sono gli stessi dei loro. Che in un lavoro di natura sindacale, ad un certo momento si debba trovare un punto di “incontro”, ma per fare questo ci vogliono solide basi politiche. Solida coscienza di classe. Solide basi per contrastare la forza e l’arroganza padronale. Per conquistare sempre più spazi. Sempre più diritti, stipendi sempre più consoni ad una vita PIU’ che dignitosa.
Ricordandoci, nel contempo, che l’unica vera soluzione, per risolvere tutti questi problemi, è la trasformazione della società in senso socialista.
Nel frattempo non possiamo stare con le mani in mano. Non ci sarà nessun messia a salvarci. Dobbiamo conquistare tutto passo dopo passo.
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