É l’ora! Sinistra di classe anche alle elezioni!
Con l’approvazione a colpi di fiducia della legge elettorale il Pd avvia la conclusione di una legislatura ignominiosa. Dal 2013 in avanti la maggioranza di questo parlamento che ha retto i governi Letta, Renzi e Gentiloni ha compiuto dei veri e propri abomini.
Il Jobs act, la distruzione dell’art. 18, la “buona scuola”, i miliardi di euro messi a garanzia del salvataggio delle banche, i fiumi di quattrini regalati alle imprese, lo scippo dei referendum della Cgil sui vouchers, Alitalia mandata in malora, l’Ilva a rischio, il più grande deposito di capitali in mano pubblica – Cassa depositi e prestiti – usato per facilitare la svendita del patrimonio pubblico, il massacro dei migranti appaltato alle milizie libiche, le manganellate di Minniti, l’età pensionabile che continua a salire, la disoccupazione giovanile che sfiora il 40 per cento, il Mezzogiorno completamente abbandonato… è una lista di infamie.
Il tutto accompagnato all’occupazione dell’informazione nel più puro stile berlusconiano, dalle cricche e cricchette che hanno prosperato attorno Renzi e alla sua allegra brigata.
Ognuno di questi attacchi è stato accompagnato dalle balle spaziali del segretario del Pd e dei suoi accoliti: arriva la ripresa, rilanceremo l’occupazione, risaneremo il bilancio, il paese riparte, siamo fuori dalla crisi…
Ma non è bastata la propaganda a reti unificate a nascondere gli effetti di questa politica. Il Pd oggi è detestato da milioni di persone, la voglia di farla pagare a Renzi alle prossime elezioni è forte, lo conferma l’ennesima legnata presa dal candidato democratico nelle elezioni siciliane: gli elettori hanno disertato in massa le urne, ma fra chi ha votato ha nettamente prevalso la voglia di punire il Pd e il governo (regionale e nazionale). Anche la legge elettorale, che tenta di costruire a forza una coalizione che permetta al Pd di vincere, potrebbe non bastare. La classe dominante è preoccupata. I padroni sostenevano Renzi fintanto che riusciva a portare avanti le sue politiche antioperaie e antipopolari, ma di un Renzi perdente e per giunta destabilizzante non sanno che farsene. Ci saranno quindi altri tentativi di fargli fare un passo indietro prima delle elezioni, ma difficilmente riusciranno nell’intento. Piuttosto aumenteranno il caos all’interno del Pd e del centrosinistra.
La rottura del presidente del Senato Grasso col Pd è un altro indizio di queste manovre: le figure istituzionali “responsabili”, i commessi fidati della borghesia, prendono le distanze da Renzi e cercano di preparare una rete di salvataggio se il Pd andasse a picco nelle elezioni.
La crisi del Pd rende ancora più clamoroso però il vuoto di alternativa. Chi ha subìto le conseguenze della politica del Pd, i lavoratori, i giovani, i disoccupati, costituisce la maggioranza della popolazione italiana. Ma per questi milioni di persone quali sono le alternative in campo? La destra la conosciamo fin troppo bene. Berlusconi e la Lega si sono alternati al governo per vent’anni col centrosinistra, e la musica è stata sostanzialmente la stessa. Né le regioni o le città amministrate dalla destra ci pare abbiano visto particolari miglioramenti sociali, anzi. È una destra corrotta e screditata e questo non cambia per il fatto che nella disperazione diffusa alcuni settori dell’elettorato cadono nella trappola del capro espiatorio e cercano consolazione prendendosela con gli immigrati.Ma le cose non vanno meglio con i 5 stelle. Il movimento di Grillo ormai non è più un oggetto misterioso. Lo abbiamo visto alla prova lungo quasi cinque anni di legislatura e al governo di Roma, Torino e altre città. Ma la svolta non si è vista da nessuna parte. Il M5S è sempre più un partito virtuale (sono bastati 31mila voti online per eleggere Di Maio candidato premier), che sbanda a destra e a sinistra alla caccia del voto di protesta, disposto anche a inseguire la Lega e i fascisti sul terreno del razzismo, ma che non ha un programma capace di risolvere uno solo dei problemi che attanagliano la vita di milioni di persone.
Scegliendo Di Maio hanno peraltro indicato il loro esponente più vicino alla borghesia e ai poteri forti, quello che per primo nel movimento si è mosso per incarnare la figura di un possibile uomo di Stato responsabile.
Il M5S può ancora prendere molti voti in queste elezioni politiche, ma le speranze del 2013 del movimento che avrebbe dovuto “aprire come una scatoletta di tonno” le istituzioni putride di questo sistema sono ormai evaporate.
In questa situazione il nostro movimento si impegna, assieme ad altre forze della sinistra rivoluzionaria, affinché nell’imminente scontro elettorale sia presente una lista che rappresenti in modo coerente il punto di vista di classe, di chi lavora e subisce lo sfruttamento di questo sistema economico. Una lista che lotti contro l’austerità, contro l’Unione europea capitalista e per un programma anticapitalista, l’unico che può indicare una via d’uscita alla grande maggioranza della popolazione attanagliata da 10 anni di crisi di questo sistema. Sappiamo di partire da forze ancora limitate, ma siamo fermamente convinti che questa proposta possa parlare a molti. Questi cinque anni sono stati anche anni di lotte e resistenza, dagli scioperi contro il Jobs act e la buona scuola, alle manifestazioni delle donne, alla campagna referendaria che il 4 dicembre ha ribaltato Renzi, e tante altre. Non è vero che “la gente” è passiva e subisce tutto in silenzio. È vero invece che manca da anni una forza politica che organizzi e rappresenti davvero il movimento operaio e le classi sfruttate.
Il partito di classe non esiste in Italia, demolito dagli errori e dai tradimenti della sinistra riformista. Come movimento politico consideriamo un nostro compito prioritario lavorare alla sua costruzione in qualsiasi terreno possibile: nei movimenti di lotta, nelle battaglie sindacali, fra gli studenti, e anche sul terreno elettorale.
Chi sente come noi questa esigenza imprescindibile venga a dare il suo contributo di idee e di militanza!
6 novembre 2017
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