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Dopo il 26-27 novembre – “Qualcuna di meno”, triste parabola di un movimento

In occasione della giornata contro la violenza sulle donne del 25 novembre, Sinistra Classe Rivoluzione ha organizzato a livello nazionale una campagna nelle scuole, nelle università e davanti ai luoghi di lavoro per discutere e confrontarsi su temi che oggi più che mai sono sotto i riflettori. Il governo di destra della Meloni, seppur da poco insediatosi, non lascia spazio a fraintendimenti: attacchi ai diritti delle donne e alla loro libertà di scelta (questione dell’aborto e attacco alla 194 in primo piano) e volontà di perseguire un modello di famiglia in cui la donna sia relegata a ruolo di madre, moglie e serva.

In tantissime città abbiamo organizzato assemblee, gruppi di discussione, volantinaggi, megafonate con una partecipazione numerosa. Per l’occasione abbiamo ristampato l’opuscolo “Libere di Lottare”, che include i materiali del convegno marxista sulla condizione femminile tenutosi il 6-7 marzo 2021, e due spillette contro l’obiezione di coscienza e sulla lotta delle donne iraniane.
Oltre a questo è stato fatto un lavoro per essere presenti a Roma al corteo di sabato 26 novembre. Questo lavoro ci ha permesso di partecipare al corteo con uno spezzone di oltre 150 compagne e compagni con uno striscione che ha caratterizzato la nostra presenza in piazza con la scritta “Meloni vattene! – La nostra liberazione Rivoluzione”.
La volontà di partecipare organizzati e con parole d’ordine chiare è stata una priorità nel clima di depressione e impotenza per la vittoria della destra che aleggia in molti settori del movimento. Durante il corteo abbiamo diffuso oltre 220 copie del nostro giornale Rivoluzione e raccolto 400 euro con il nostro materiale politico. Abbiamo lanciato slogan tra i quali: “Una donna contro le donne”, “Meloni preparati a tremare”, “Contro la destra misogina e bigotta, nessuna paura, è ora della lotta”, “Donna, vita, libertà e rivoluzione” e “L’obiezione deve essere abolita, decido io della mia vita”.

Crediamo che rivendicare il diritto democratico di lottare per le dimissioni di un presidente del consiglio e del suo governo sia un punto centrale per il movimento, nella misura in cui hanno dichiarato guerra aperta ai diritti delle donne e delle persone lgbt. Sorprendentemente queste posizioni sono state considerate dalla direzione di Non una di meno (NUDM) un corpo estraneo al movimento.
La partecipazione al corteo è stata al di sotto delle aspettative e questo è dovuto ai metodi di costruzione che le organizzatrici di NUDM hanno utilizzato. La cosiddetta “inclusione” di cui tanto si vantano è venuta meno in queste due giornate di mobilitazione e il suo apice è stato raggiunto domenica all’assemblea nazionale. Prima dell’inizio dell’assemblea il banchetto allestito dalle compagne di SCR è stato chiuso con la forza da un gruppo di qualche decina di dirigenti di NUDM che hanno lanciato e calpestato il nostro materiale politico. Hanno dichiarato apertamente di volerci negare la libertà di espressione, cosa che è avvenuta anche all’interno dell’assemblea quando abbiamo rivendicato il diritto di spiegare l’accaduto e difendere le nostre posizioni, diritto che ci è stato negato con un trattamento che non esitiamo a definire indegno. Una delle motivazioni che ci è stata data era la “eccessiva” visibilità avuta sui media dal nostro striscione “Meloni vattene!”.

Riteniamo inaccettabile che sia stato posto il veto contro queste idee e allo sviluppo di una discussione democratica, aperta, genuina e schietta. Non è la prima volta che fatti del genere si verificano e che una determinata fazione si fa strada all’interno del movimento espellendo con azioni violente le voci critiche, trasformando il cosiddetto metodo del consenso in un vero e proprio metodo per espellere il dissenso.
Il 26 novembre siamo scese in piazza con le nostre bandiere e con le nostre posizioni e continueremo a farlo nonostante l’intolleranza di chi vorrebbe che rinunciassimo ad esse.

Le manifestazioni di piazza e le assemblee di movimento sono spazi pubblici nelle quali ciascuno ha il diritto inviolabile di manifestare liberamente il proprio pensiero. Il senso di proprietà mostrato dalle dirigenti di Non una di meno sulle manifestazioni di piazza e sulle assemblee, in cui pretendono di decidere sulle nostre identità, è inaccettabile e non lo accetteremo mai. Facciamo appello a tutte le donne, alle lavoratrici e a tutti i settori del movimento che sono critici con questi atteggiamenti intolleranti ad unirsi contro chi pretende di dettare legge in un movimento che è molto più esteso di quanto possa esprimere la manifestazione del 26 novembre, per non parlare dell’assemblea del 27 novembre.

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