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Divorzio e aborto – Diritti delle donne sotto attacco: NO al Ddl Pillon!

Nella notte del 4 ottobre il consiglio comunale di Verona ha approvato una mozione che ha l’obiettivo di finanziare associazioni cattoliche che promuovono iniziative contro l’aborto. 6 i voti contrari, 21 i favorevoli, tra i quali quello della capogruppo del Pd, Carla Padovani, che ha dichiarato di aver votato secondo coscienza… La Padovani si era già espressa contro le unioni civili.

La mozione era stata promossa dal consigliere leghista Zelger in occasione del 40° anniversario della legge 194 del 1978 sull’interruzione volontaria di gravidanza.

L’amministrazione si impegna a sostenere, con congruo finanziamento, associazioni del territorio e progetti come “Gemma” e/o “Chiara”, entrambi con finalità antiabortiste, l’uno costituito nel 1994 dalla Fondazione Vita nova, l’altro dell’associazione cattolica Centro diocesiano aiuto vita. Il documento denuncia l’aborto perchè usato come “limitatore di nascite”, definisce la RU486 e le interruzioni di gravidanza con metodo farmacologico delle “uccisioni nascoste” e condanna la diagnosi prenatale che consente di diagnosticare gravi malformazioni del feto.

Zelger è un antiabortista fanatico e ha dichiarato che “l’aborto è peggio della guerra”, e “se le donne italiane non faranno figli saremo conquistati dai mussulmani che appena saranno maggioranza ci imporranno la legge islamica”.

Peraltro in marzo sarà ancora Verona, città del neoministro per la Famiglia Lorenzo Fontana, sostenitore del comitato “NO194”, ad ospitare il “Congresso mondiale della famiglia” a cui Fontana stesso e Salvini hanno già confermato la loro partecipazione.

L’obiettivo del comitato “NO194” è abrogare con un referendum la 194 e sostituirla con una legge che punisca con la reclusione dagli 8 ai 12 anni il medico che pratichi un aborto e la donna che lo accetti.

Opera invece del senatore leghista Pillon è il disegno di legge sull’affido condiviso, che sotto una serie di belle parole sulla “bigenitorialità” punta a rendere più costosa, più difficile e più punitiva la separazione coniugale.

Questi i punti principali:

– mediazione civile obbligatoria in tutte le separazioni che coinvolgono minori;

– affido condiviso con tempi paritari e doppia residenza o doppio domicilio per i figli;

– abolizione dell’assegno di mantenimento al coniuge, sostituito dal mantenimento in forma diretta;

– contrasto alla alienazione parentale.

Tutto il disegno pretende di imporre una regolamentazione meccanica in uno dei momenti più delicati e complessi della vita familiare quale è la fine di un rapporto coniugale, aumentandone anche la conflittualità.

È evidente la volontà di umiliare soprattutto le donne, ad esempio con l’abolizione dell’assegno in favore della liquidazione diretta, o dietro fattura, delle spese. Immaginiamo una donna separata che debba giustificare di fronte all’ex marito ogni spesa compiuta! Per non dire cosa può significare nei casi di violenza domestica rendere più costosa e difficile la separazione. Questo progetto non cade dal cielo ma sviluppa le indicazioni già contenute nel “contratto” di governo tra Lega e M5S.

Pillon, ricordiamolo, è organizzatore del Family Day, noto per le sue posizioni contro le unioni civili, il divorzio e l’aborto, avvocato specializzato in diritto penale e diritto di famiglia, per sua stessa definizione “papista”.

Ecco alcune sue opinioni in tema di aborto e diritti civili: “noi sosteniamo la vita e dunque dobbiamo convincere ogni donna a tenere il suo bambino, offriremo loro somme ingentissime per non farle abortire e se ancora insistono glielo impediremo”. “Ma quale matrimonio gay, non esiste, perchè la famiglia è quella naturale. Se intende le unioni civili, le abolirei!”.

Questa ondata di oscurantismo ha avuto il sigillo del Papa che ha dichiarato che abortire equivale ad assoldare un sicario.

Dobbiamo tornare a mobilitarci, aiutate anche dall’esempio dei grandi movimenti delle donne che in Polonia, Argentina, Irlanda hanno preso le piazze in questi mesi per difendere i diritti delle donne. Difendere la Legge 194, abolire l’obiezione di coscienza, rivendicare una rete capillare di consultori pubblici, gratuiti e laici con una gestione collegiale delle associazioni delle donne presenti sui territori, per non tornare al medioevo, alla barbarie e per avere diritto di scelta.

Lottare per cambiare un sistema che vuole decidere delle nostre vite senza chiedere permesso è nostro dovere!

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