12 Novembre 2021 Davide Sparasci

Decreto trasporti: la vuota retorica green del governo

Sono mesi che i rappresentanti del Governo si spendono in discorsi e promesse sulla riconversione ecologica e altri temi ambientalisti, insaporendo in salsa ‘green’ molti dei loro progetti. Nei fatti, le poche misure messe in atto fino ad ora spiccano per inadeguatezza e scarsa incisività. L’emergenza climatica richiede un’azione tempestiva e radicale. Piuttosto che varare riforme strutturali, ad esempio per potenziare in modo consistente il trasporto pubblico, il Governo Draghi si focalizza su aspetti secondari di poco conto. Il 28 ottobre é stato convertito in legge il “Decreto Infrastrutture e trasporti”, pubblicato in via ufficiosa il 10 settembre.

Il settore dei trasporti (trasporto pubblico, privato, commerciale) rappresenta un nodo cruciale nella lotta al cambiamento climatico.

Attualmente i trasporti sono responsabili di oltre un quarto delle emissioni totali di gas a effetto serra nell’UE, senza tra l’altro che sia prevista un’inversione di tendenza. Autovetture, furgoni, camion e autobus producono oltre il 70% delle emissioni di gas serra generate dai trasporti (fonte: Agenzia Europea dell’Ambiente). Al fine di ridurre le emissioni di CO2 nei centri urbani; il Decreto prevede una graduale limitazione alla circolazione dei vecchi mezzi più inquinanti (Euro 1,2,3). Parliamo di auto immatricolate prima del 2006, cioé una piccola percentuale, per lo piú nelle mani delle frange povere della popolazione e degli immigrati. La norma rispecchia la volontà del Governo di sostenere i grandi industriali dell’automobile, che hanno perso profitti con la pandemia.

Viene istituita la Giornata nazionale “Per non dimenticare”, a vent’anni dall’incidente aereo di Linate (2001), e sono ridotti gli oneri amministrativi per le agevolazioni fiscali relative ai veicoli destinate alle persone con disabilità. Due misure di facciata, che nulla hanno a che vedere con la mobilità sostenibile (eppure citate in quel paragrafo).

Riguardo invece alla questione centrale, ossia quella del trasporto pubblico, il testo del Decreto cita: “Per contribuire al rinnovo dei veicoli adibiti al trasporto pubblico locale sono previsti 5 milioni di euro per il 2022 e 7 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2023 al 2035” (in totale 94 milioni).

Per farsi un’idea delle somme in gioco, basta consultare le indagini Asstra (associazione imprese del trasporto pubblico locale), secondo cui per rinnovare il solo parco autobus circolante e raggiungere gli standard europei (già non molto alti) servono 9,5 miliardi. Parliamo di 100 volte tanto, e solo per gli autobus!

In merito al trasporto ferroviario ci si limita alla conferma delle norme per accelerare l’attuazione del piano nazionale di implementazione del sistema europeo di gestione del traffico “European Rail Traffic Management Sytsem” (Ertms). Non si parla di ampliamenti della rete (né al Sud né al Nord), di nuove assunzioni di personale tecnico, né di rinnovo dei treni.

Veniamo infine agli incentivi per l’acquisto di auto elettriche. Sbloccato l’ecobonus del 40% per le famiglie con Isee inferiore a 30mila euro (solo per 1 vettura a famiglia). Peccato che sia valido solo per le vetture con un prezzo di listino inferiore a 30mila euro. Al momento in Italia le uniche con un costo sotto ai 30 mila euro sono appena 3! Per la precisione la Smart fortwo (25mila!), Smart forfour, Renault Zoe (26mila!). Tutte e 3 poco adatte a una famiglia e comunque ancora troppo costose.

Relativamente alle infrastrutture il Decreto sancisce la possibilità del partenariato pubblico-privato in merito alla gestione dell’Autostrada del Brennero, una delle piú trafficate ed economicamente strategiche, la cui concessione é scaduta da 7 anni. L’ennesima forma di privatizzazione che porterà solo ad altri disastri, come insegnano le recenti tragedie della funivia del Mottarone e del Ponte Morandi.

Da questo Governo non possiamo aspettarci nient’altro che vuota retorica e misure regressive. Soltanto i lavoratori organizzati, attraverso la lotta nelle piazze e nei posti di lavoro, possono invertire la marcia verso la devastazione ambientale, l’aumento del traffico e dei tassi di inquinamento.

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