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De Luca chiude le scuole campane ma nulla è risolto

Il governatore campano De Luca ha stabilito ieri la chiusura delle scuole in tutta la regione fino al 30 ottobre. Questa decisione sarà seguita da altre analoghe. La curva dei contagi, che esprime sempre con ritardo la reale situazione del virus, non potrà che aumentare violentemente nelle prossime settimane. Questa chiusura sarà quindi prorogata e verosimilmente estesa in altre zone del paese.

Lo stupore con cui sentiamo commentare i dati del contagio in salita è incomprensibile. Era evidente che saremmo arrivati qui. Le attività produttive e commerciali sono aperte, le scuole sono state riaperte nelle stesse condizioni in cui erano state chiuse, i protocolli di sicurezza sono ridicoli, il problema del sovraffollamento è presente ovunque, negli edifici e ancora di più sui trasporti.

Meno di un mese fa scrivevamo “Il padronato vuole le scuole aperte (soprattutto ai primi livelli) per liberare la forza lavoro dal vincolo dell’accudimento dei figli. Il governo le deve riaprire per non perdere la faccia. Ma non sono disposti a investire risorse importanti, e quindi si presenta come una fatalità inevitabile il rischio di ammalarsi e morire per migliaia di studenti, lavoratori e loro familiari. […] La verità però, con buona pace di questi commentatori, è che proprio perché non si sono prese queste misure si concretizzerà la perdita dell’anno scolastico, o di una sua parte rilevante […] Il prezzo si paga in termini di dispersione scolastica, di esclusione dall’istruzione e di drammatico abbassamento del livello dell’apprendimento” (Misure necessarie e metodi di lotta, 18 settembre).

La Azzolina delira sul fatto che il protocollo sia efficace quando il 9 ottobre c’erano 223 scuole chiuse e 1490 con almeno una classe in quarantena. È passata una settimana da allora, i dati generali sui contagi nelle scuole non vengono più pubblicati ma ogni giorno si legge di classi che vengono messe in isolamento, di chiusure di plessi scolastici e della necessità di sanificazione di intere sezioni. I contagi nel paese sono quadruplicati, ormai ognuno conosce qualche positivo in questa o quella scuola. L’irresponsabilità del governo è totale.

De Luca chiude le scuole primarie e secondarie dopo non aver mosso dito per aumentare i trasporti che sono al collasso e sovraffollati. Non si è fatto nulla per evitare la dispersione scolastica in caso di ritorno alla didattica a distanza. Parla della salute, ma tutte le aziende restano aperte, persino quelle della logistica che operano nelle zone a più alto rischio. La Campania oggi è la regione con i dati peggiori rispetto alla popolazione, e il sistema sanitario non potrà reggere l’ondata che sta già arrivando e che si esprimerà almeno nei prossimi due mesi. L’ultimo bollettino a noi disponibile, quello di ieri, già descriveva una situazione di approssimazione ai livelli di saturazione dei posti letto per degenti e per quelli in terapia intensiva.

L’unica cosa su cui vanno d’accordo è scaricare le colpe sulla “movida”, come se la gente passasse il tempo a far bagordi e altrimenti sarebbe perfettamente immune quando viaggia pigiata in metropolitana per andare al lavoro.

In questo contesto emergenziale, laddove le scuole restano aperte gli organismi elettivi di studenti, docenti e personale Ata devono avere il potere di bloccare immediatamente l’attività se non ci sono le condizioni di sicurezza e avere potere decisionale su come si svolgono le attività. Ribadiamo che devono essere creati comitati di studenti e lavoratori per la gestione della vita interna delle scuole, nessuna fiducia verso governo o governatori.

Dove le scuole vengono chiuse, la didattica a distanza deve partire subito e senza ulteriori ritardi, devono essere forniti immediatamente dispositivi perché tutti possano seguire. Devono essere allestiti spazi adeguati allo studio, sicuri e facilmente raggiungibili per tutti gli studenti che non hanno case adeguate. Qualora tutto questo non venga garantito l’unica strada percorribile è quella della mobilitazione affinché sia tutelato il diritto alla salute, allo studio e al lavoro.

Sono però solo misure tampone. Quello a cui assistiamo è la strutturale incapacità del sistema in cui viviamo a garantire una vita decente alla maggioranza delle persone. Oggi le uniche opzioni che ci vengono messe davanti sono: o muori di fame, o ti ammali sul lavoro; o rinunci al diritto a una formazione, o ti ammali nelle scuole (e forse peggio, rischi di far ammalare i tuoi genitori e i tuoi nonni con conseguenze più gravi).

Questa crisi, economica e sanitaria, si può risolvere solo rompendo con le logiche capitaliste.

Per prima cosa serve un potenzialmente senza precedenti del sistema sanitario. Il tracciamento fa acqua da tutte le parti. Invece che aumentare le diagnosi, l’ultimo Dpcm riduce i giorni di quarantena e i tamponi di verifica. Serve invece uno screening di massa e un isolamento dei positivi in strutture adeguate con garanzia del pieno salario per i lavoratori e un salario garantito per i disoccupati.

Aumentare i medici di medicina generale per il seguito territoriale senza che le persone siano abbandonate a se stesse. Potenziare gli ospedali con strutture, apparecchiature e aumentare il personale medico e infermieristico, che è uscito sfibrato dalla prima ondata e ora è già rimesso sotto pressione. Vale per il Covid, ma si stanno di nuovo sospendendo le attività mediche fuori dal Covid, con un impatto in termini di decessi e peggioramento della salute che non viene neanche monitorato.

Le attività lavorative devono essere selezionate e gestite con un criterio di necessità sociale, sotto il controllo dei lavoratori.

Le scuole devono avere classi ridotte a massimo 15 studenti, in spazi adeguati. Vanno assunti almeno 200mila docenti e ATA con contratti stabili. Personale medico deve essere presente in tutte le scuole. I mezzi pubblici devono essere immediatamente raddoppiati. Si requisiscano le migliaia di bus fermi per la crisi del turismo.

Tutte le risorse necessarie per queste misure devono essere attivate o prodotte. Per fare questo, si usino le risorse pubbliche e dove necessario si precettino o esproprino quelle delle grandi aziende. Non abbiamo tempo né voglia di sentire i lamenti dei milionari sui profitti che non faranno. Durante la pandemia, mentre più di un milione di persone sono morte, la disoccupazione è esplosa e almeno 463 milioni di bambini e giovani sono rimasti completamente esclusi dal sistema di educazione, il patrimonio dei miliardari nel mondo è aumentato di oltre un quarto salendo a 10.200 (diecimiladuecento) miliardi di dollari. Queste persone potrebbero letteralmente nuotare in campi da calcio pieni d’oro. Espropriare queste ricchezze e metterle a disposizione delle esigenze collettivo non solo è giusto moralmente ma è imprescindibile per affrontare la crisi, per fare ospedali, scuole, garantire cibo, case, cure mediche a tutti.

Con le scuole aperte o chiuse, è necessario più che mai organizzarsi. La nostra lotta oggi non può che essere una lotta frontale contro il capitalismo.

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