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Ddl Zan – Una risposta debole a una rivendicazione forte

Il discorso di Fedez al concerto del Primo maggio, in cui ha attaccato varie dichiarazioni omofobe di esponenti della Lega, ha portato lo scontro sul ddl Zan sulle prime pagine di tutti i giornali. Dibattere su quanto Fedez fosse motivato da convinzione o da marketing familiare ci interessa poco. Il fatto che tanti personaggi illustri si spendano in dichiarazioni contro l’omofobia è un sottoprodotto di una radicalizzazione giovanile e di mobilitazioni di massa che, ondata dopo ondata, hanno riempito le piazze di giovani per spazzare via discriminazioni, violenza omofoba e bigottismo.

Anche in queste settimane sono le piazze, partecipate in tutta Italia, a dare la spinta per far uscire il ddl Zan dalle secche dell’ostruzionismo parlamentare.

I reazionari più beceri si sentono isolati e sono sulla difensiva. La Cei (Conferenza episcopale italiana) si è spostata su una linea emendativa (“il ddl va modificato ma non affossato”). Nessuna concessione può essere fatta alla Chiesa. Basti pensare a come, persa la battaglia sul diritto di aborto, col cavallo di troia dell’obiezione di coscienza e la pervasiva presenza nei consultori riesce a negare nei fatti tale diritto a moltissime donne.

Il ddl deve essere quindi approvato senza ulteriori ritardi e siamo in prima fila nelle piazze che lo rivendicano. Detto ciò, questa legge è tutto tranne che risolutiva.

Il punto più rilevante del ddl è una estensione della legge Mancino, che punisce atti di violenza o discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, anche a motivi fondati su sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere o disabilità.

Se vinciamo questa battaglia, le persone lgbt si troveranno quindi con la medesima tutela legale che immigrati, minoranze etniche, minoranze religiose hanno già da quando è stata approvata la legge Mancino… nel 1993. È chiaro a chiunque che queste misure non hanno potuto evitare discriminazioni in tutti i campi della vita e violenze a sfondo razziale in questi anni, come non hanno impedito l’attività di gruppi di destra o estrema destra esplicitamente razzisti.

Sinistra classe rivoluzione al presidio a favore del Ddl Zan a Milano

Razzismo, sessismo e omofobia non si possono cancellare con una legge perché sono un prodotto strutturale del capitalismo, un sistema basato sullo sfruttamento di classe e sull’oppressione. Trovano un proprio terreno di coltura nell’immiserimento, e vengono alimentati per creare una guerra fra poveri che impedisca una lotta unita contro i vertici della società.

I parlamentari di Pd e M5S hanno quindi poco da fare i paladini dei diritti se poi approvano lo sblocco dei licenziamenti e degli sfratti che toglierà lavoro e casa a centinaia di migliaia di persone.

Il secondo punto contestato dalla destra è l’istituzione di una “Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia” per il 17 maggio (già prevista dalle Nazioni unite dal 2004), con cerimonie e incontri a tema da organizzarsi a livello istituzionale e nelle scuole.

 

L’ipocrisia della Chiesa

La Chiesa strilla tanto per una attività da tenersi un giorno all’anno nelle scuole, ma in questo paese esiste ancora un’ora ogni settimana di insegnamento della religione cattolica in cui gli studenti possono essere indottrinati da persone pagate dallo Stato ma scelte dalla Chiesa, che professa il fatto che l’uomo è stato creato prima della donna e che l’unica unione sacra è quella fra un uomo e una donna con il solo fine di fare figli. Per non parlare del fatto che un intero pezzo di istruzione è lasciato dallo Stato alle scuole private, in larga maggioranza gestite dalla Chiesa (con lauti finanziamenti pubblici).

Altro che lamentarsi! L’ora di religione dovrebbe essere abolita, la Chiesa espulsa da ogni ingerenza sulla scuola, negli ospedali, nei consultori, e privata di ogni finanziamento pubblico.

Con quei miliardi, si potrebbero finanziare i consultori e i centri antiviolenza (pure citati nella legge, ma del tutto inadeguati per risorse) per donne e persone lgbt.

Niente di tutto ciò è nei piani del Pd o del M5S. La Chiesa è una parte troppo importante del capitalismo italiano, per ruolo economico e politico, per essere seriamente colpita.

La battaglia dovrà continuare a essere combattuta nelle piazze. Al contrario di quel che vorrebbe chi sta al governo, e che può pensare una piccola minoranza di benestanti, la battaglia contro l’omofobia per la maggioranza delle persone è già una lotta che va di pari passo con quella per un lavoro, una casa, un servizio sanitario all’altezza. È in definitiva la battaglia per una vita migliore, che oggi necessariamente è una battaglia contro il sistema capitalista, la sua ingiustizia sociale e la sua ideologia becera.

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