Cosa voteremo alle elezioni regionali in Emilia-Romagna

Le elezioni regionali in Emilia-Romagna sono state caratterizzate a sinistra dalla logica del “meno peggio”. Tutto va bene, basta sconfiggere la Lega.

Non siamo disponibili a piegarci a tale logica.
Se si guarda i programmi dei due schieramenti principali, non si trovano differenze fondamentali. Sia Bonaccini che Borgonzoni vogliono aprire ancora di più ai privati nella sanità e nei servizi sociali, precarizzare il lavoro, spalancare le porte alla speculazione edilizia, avviare l’autonomia differenziata.

Nelle liste a sostegno di Bonaccini non mancano i fans della Fornero e “imprenditori” senza scrupoli autori di licenziamenti di massa tramite sms.

Le liste che presentano candidati di sinistra alternativi a Bonaccini sono tutte ben lontane dallo sviluppare l’alternativa necessaria, quella di un partito di classe, che difenda le istanze della classe lavoratrice e una rottura col sistema. Il loro programma non si discosta da un generico riformismo di sinistra, che sogna un ritorno ai bei tempi andati, quelli dell’Emilia-Romagna terra del “compromesso sociale avanzato” tra capitale e lavoro.

Ciononostante, invitiamo a sostenere una di queste tre liste che troverete sulla scheda nell’urna: la nostra opposizione a Salvini e alle destre non può essere sommata, in questa competizione elettorale, a Bonaccini e alle sue politiche padronali.

La vera partita si aprirà il 27 gennaio quando, qualunque sia il responso delle urne, il movimento operaio e giovanile dovrà rispondere con la lotta agli attacchi ai nostri diritti che verranno scatenati a livello regionale e nazionale.

 

Leggi anche:

Articoli correlati

Politica generale

Un governo per i ricchi che vuole schiacciare i lavoratori

Sono passati appena quattro mesi dalla formazione del governo Meloni, eppure il suo indirizzo generale è molto chiaro: bisogna schiacciare i lavoratori. Allo stesso tempo, il governo riduce le tasse ai ricchi, concede condoni fiscali agli evasori e tutela gli interessi dei padroni coprendo l’attività speculativa delle multinazionali dell’energia, con l’approvazione di un decreto che dichiara nulla una sentenza dell’antitrust sui rincari ingiustificati delle tariffe di gas e luce, che come nel caso dell’ENI hanno contribuito ad un aumento del 700% degli utili rispetto al 2021.

Politica generale

L’autonomia differenziata – Un colpo di piccone ai servizi pubblici

La discussione sull’autonomia differenziata potrebbe sembrare un tecnicismo, ma non è così. L’entrata in vigore di questa norma infatti peggiorerà le già strutturali differenze che esistono nel paese e contribuirà a ridimensionare i già scarsissimi servizi pubblici offerti al Sud. Contrastare l’autonomia differenziata significa dunque difendere i diritti dei lavoratori e quelli dei loro figli alla cura, all’istruzione e al lavoro.

Politica generale

I lavoratori hanno bisogno di un partito!

Il ribaltone dal governo giallo-verde al Conte bis ha messo in luce una volta di più l’assenza di una forza politica che rappresenti gli interessi della classe lavoratrice. Nel rumoroso concerto di accuse e controaccuse che tutti si sono scagliati addosso, mancava una voce che esprimesse il punto di vista dei lavoratori.

Politica generale

La palude elettorale e la tempesta che si avvicina

Le elezioni del 25 settembre dovrebbero in astratto suscitare una grande attenzione. Sono chiamate a risolvere una crisi parlamentare che, per la prima volta nella storia repubblicana, ha portato a un voto in autunno e decideranno il governo che dovrà affrontare un tracollo economico di portata storica. Invece, saranno le elezioni con la più bassa affluenza della storia repubblicana.

Politica generale

Mafia capitale: basta corruzione e malaffare – la parola torni ai lavoratori!

“Virtualmente non c’è angolo dell’Italia che sia immune dall’infiltrazione criminale”: così il New York Times scrive in riferimento a quello che sta accadendo a Roma e alla così detta “Mafia

Politica generale

Per alzare i salari bisogna colpire i profitti (Breve promemoria per il compagno Landini)

Il crollo dei salari è il nervo più scoperto per i lavoratori italiani in questo momento.

A novembre l’inflazione su base annua ha subito un balzo all’11,8%, il dato peggiore dal 1983. Gli aumenti per giunta si concentrano su beni di prima necessità (alimentari, bollette, trasporti, abitazione, ecc.) che costituiscono gran parte delle spese dei lavoratori e dei pensionati. Per i redditi più bassi l’Istat stima l’inflazione al 15%.
Di fronte a uno scempio simile sarebbe naturale che il sindacato fosse sul piede di guerra.