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Contro il revisionismo del governo Meloni – Il 25 Aprile si difende nelle piazze

Il governo Meloni ha dimostrato la sua compiacenza con il fascismo ben più di una volta. Il primo ministro, che tra l’altro fu una militante della giovanile del Movimento Sociale Italiano, partito di chiara matrice neo-fascista sciolto nel 1995 per costituire Alleanza Nazionale, già nel suo discorso di insediamento attaccava l’antifascismo ricorrendo alla retorica degli “opposti estremismi”. Ma da allora, e in più di un’occasione, le dichiarazioni di molti esponenti del governo sono andate nella stessa direzione: tra loro compare anche il ministro Valditara che, dopo l’aggressione di Azione Studentesca fuori al liceo Michelangiolo di Firenze, ha sostenuto che è un “atto improprio, ridicolo parlare di rischio fascista” decidendo di indirizzare i suoi attacchi non contro i picchiatori fascisti, ma contro la preside di una scuola che in una lettera aveva denunciato la gravità dell’accaduto.

Questo esecutivo lavora per nascondere la reale natura del fascismo e i suoi crimini, e con ancora più determinazione rinnega il carattere di massa della lotta antifascista, alimentata dall’odio di milioni di giovani e lavoratori verso un sistema oppressivo e dalla voglia di abbatterlo per creare una società più giusta.

 

La storia secondo La Russa

Il presidente del senato, riferendosi all’azione partigiana di via Rasella del marzo 1944, ha commentato che “via Rasella è stata una pagina tutt’altro che nobile della resistenza, quelli uccisi furono una banda musicale di semi-pensionati e non nazisti delle SS”. L’evento storico che La Russa ricostruisce molto fantasiosamente fu utilizzato dai fascisti come pretesto per l’organizzazione dell’eccidio delle Fosse Ardeatine in cui vennero trucidati 335 antifascisti, a sentire la Meloni “335 italiani innocenti massacrati solo perché italiani”.

Il 23 marzo 1944 a Roma i GAP (Gruppi di Azione Patriottica) colpirono il III Battaglione del Polizeiregiment Bozen, in transito per via Rasella. In questo attacco furono uccisi 33 militari, ovviamente tutti armati. Contrariamente a quanto dice La Russa, il reparto di soldati tedeschi in via Rasella era un reparto militare delle SS i cui ufficiali e sottufficiali erano nazisti provenienti dalla Germania per addestrare volontari altoatesini. Ma La Russa cade anche in altri errori: l’età media dei soldati del battaglione era compresa tra i 26 e i 42 anni, altro che pensionati…

Quella degli antifascisti fu un’azione coraggiosa, che avvenne inoltre mentre le truppe degli Alleati erano altrove, in particolare sul fronte di Anzio-Nettuno.

 

“Liberiamoci”… con la Costituzione?

La risposta alla destra che vuole cancellare il 25 aprile, progetto antico che con questo governo fa un salto di qualità rispetto al passato (ricordiamo tra gli altri anche i tentativi di Salvini di voler trasformare la festa della Liberazione dal nazifascismo in una generica e vuota festa delle Libertà), è quella scialba e istituzionale del Partito Democratico e dell’ANPI, che proprio non riescono a spingersi oltre la rivendicazione della difesa della Costituzione. Nell’appello per il 25 aprile del Forum delle Associazioni antifasciste e della Resistenza, di cui l’ANPI è il principale promotore, si legge “con la Costituzione repubblicana e antifascista si sancì la conquista della democrazia e di libere Istituzioni” e “chiamiamo cittadine e cittadini, affinché il 25 aprile di quest’anno sia una grandissima festa unitaria, pacifica, antifascista e popolare a sostegno della democrazia e a difesa della Costituzione della Repubblica”.

Il governo di destra non si può contrastare con una battaglia istituzionale. In questo senso la proposta del PD, emersa durante il corteo antifascista a Firenze del 4 marzo, di costituire Comitati per la Costituzione che si oppongano al progetto presidenzialista della Meloni e che lottino per l’attuazione della carta costituzionale sono strumenti inutili: il governo lo si sconfigge nelle piazze, che è dove deve essere fatto vivere anche il vero significato politico della Resistenza.

La Resistenza e la lotta antifascista furono un esempio della forza del proletariato, il cui protagonismo emerse nonostante le sue organizzazioni politiche e sindacali fossero state dichiarate illegali dal regime. Giovani e lavoratori imbracciarono il fucile animati da idee comuniste e socialiste ed è per questo che la loro lotta non può essere ridotta alla conquista della Costituzione, che al massimo è il simbolo del compromesso e delle aspirazioni rivoluzionarie della lotta contro il fascismo tradite dal PCI nell’immediato dopoguerra.

Il 25 aprile non potrà mai essere una celebrazione nazionale e patriottica per i contenuti politici di classe che evoca. È una festa partigiana, la festa di chi ancora oggi lotta per l’abbattimento del capitalismo.

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