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Contro il memorandum, il primo sciopero generale dell’era Tsipras

Giovedì 12 novembre decine di migliaia di lavoratori e giovani greci sono scesi in piazza per uno sciopero generale. Convocato sia da Adedy, la confederazione dei lavoratori del settore pubblico, sia da Gsee, che rappresenta il settore privato, ha rappresentato il primo sciopero da quando è nato il governo di Syriza -Anel.

L’esito non era scontato, vista l’esperienza degli anni passati, quando ben 30 scioperi generali non erano riusciti a fermare i piani della troika, e lo sconcerto dato dal fatto che, oggi, a firmare un nuovo memorandum di tagli e sacrifici è un governo guidato dalla sinistra.

Lo sciopero del 12 novembre ha rappresentato il culmine di una serie di mobilitazioni. All’inizio di novembre sono scesi in sciopero per due giorni i lavoratori marittimi contro lo smantellamento dei loro sistemi assicurativi e pensionistici e il deterioramento delle loro condizioni contrattuali e di lavoro. I lavoratori del trasporto pubblico di Atene li hanno seguiti a ruota, e questo fine settimana replicheranno l’agitazione, fermando tram e metro per 24 ore.

grecia_12novLa novità più importante è comunque quella del risveglio del movimento studentesco. Il 2 novembre migliaia di studenti delle scuole superiori, convocati dal fronte studentesco del Kne (la gioventù del Kke) hanno manifestato contro la chiusura di scuole e classi, la mancanza di insegnanti e libri di testo, il deplorevole stato delle infrastrutture. “Killers di conoscenza” rivolto al governo, era uno degli slogan più gettonati. La presenza di studenti nel corteo del Pame (il fronte sindacale del Kke) ieri era significativa.

Un certo stupore ha scuscitato l’adesione di Syriza allo sciopero, che è stato convocato contro il Memorandum firmato dal governo di cui il partito è in maggioranza. La scelta dimostra la pressione a cui è sottoposto il gruppo dirigente di Syriza, costretto a giurare solennemente che ha dovuto applicare misure che non condivideva.

La realtà è che il secondo governo Tsipras sta portando avanti provvedimenti che i governi precedenti non erano mai riusciti a imporre. Oltre al taglio dei servizi sociali e dei fondi all’istruzione, Tsipras punta a portare la pensione minima a 392 euro e a diminuire tutti gli altri trattamenti pensionistici. Sul versante dei diritti dei lavoratori, la stessa libertà di sciopero è a rischio. La Troika è tornata stabilmente ad Atene a controllare i conti e l’operato dell’esecutivo. Mario Draghi chiede al governo di “affrontare il problema dei mutui non pagati”? Subito l’esecutivo sottopone al parlamento una proposta di legge che autorizza il pignoramento della prima casa, a patto che il suo valore dell’immobile superi i 280mila euro e il reddito del capofamiglia i 30mila. Tsipras assicurà che così i ceti meno abbienti saranno risparmiati, ma come spesso accade una volta che si crea una falla in un principio è poi semplice passare alla sua demolizione.

E infatti, dopo il memorandum da 86 miliardi di euro, come dimostrano le parole di Draghi, la borghesia internazionale non è soddisfatta. Chiede altre riforme strutturali per autorizzare il trasferimento di due miliardi di euro di aiuti, che Atene aspettava da inizio novembre.

La prossima partita si gioca sulle bollette dell’elettricità non pagate in questi anni di crisi. In totale ammontano a due miliardi e mezzo di euro e riguardano ben 750mila famiglie. È evidente che l’azienda elettrica statale, in procinto di essere privatizzata, non è molto appetibile se rimanesse appesantita da una tale quantità di debiti.

È chiaro che la strada imboccata dal governo Tsipras, del ricatto e della sottomissione permanente alla troika, è senza uscita. Non ci sarà mai un secondo tempo a vantaggio delle masse greche.

Queste ultime, dopo un periodo di confusione e disorientamento, stanno iniziando a reagire, anche se la forza delle mobilitazioni non è paragonabile ancora a quelle del 2011-2013.

Il movimento operaio si affaccia tuttavia a una possibile nuova stagione di lotte portandosi dietro i limiti e le divisioni del periodo precedente.

Anche ieri, infatti, i lavoratori hanno marciato in cortei separati. La responsabilità di unificare il movimento operaio ricade oggi soprattutto sulla direzione del Kke, che è oggi il partito maggioritario a sinistra nello schieramento contro il memorandum. Ciò che serve oggi in Grecia è un fronte unico dei lavoratori, che raggruppi tutte quelle forze (Kke, Unità popolare, Antarsya) sulla base di un programmma di rivendicazioni immediate in difesa dei diritti e del tenore di vita dei lavoratori e che punti alla cancellazione del memorandum. L’appello a partecipare a tale fronte dovrebbe essere rivolto anche a tutti coloro che in Syriza vogliono mettere in discussione le scelte della propria direzione.

É la proposta che la Tendenza comunista, la sezione greca della Tmi, porta avanti fra i lavoratori e i giovani quotidianamente: la condizione obbligata per la riscossa del movimento operaio greco.

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