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Con gli studenti danesi in lotta!

Lo scorso 13 ottobre decine di migliaia migliaia di studenti danesi (oltre 40mila solo a Copenhagen) sono scesi in piazza per protestare contro gli attacchi all’istruzione portati avanti dal Governo, particolarmente per quanto riguarda i tagli pesanti agli importi delle borse di studio. Di seguito pubblichiamo un articolo pubblicato poco prima della giornata di mobilitazione su REVOLT, la rivista in lingua inglese di Revolutionære Socialister  – sezione danese della Tendenza Marxista Internazionale.

Danimarca: combattiamo l’attacco contro le borse di studio!

 

Il governo danese ha recentemente presentato il suo programma per il 2025 che, come previsto, contiene un consistente attacco alle borse di studio (SU). In concreto l’intenzione del governo è quella di diminuire il SU, per gli studenti che vivono lontano dai genitori, da 5100 a 4300 corone danesi (cioè da 685 a 577 euro ndt) mensili netti.

da Sempre in lotta

Inoltre, il progetto sarebbe quello di aumentare l’ammontare del prestito mensile dalle 3000 corone danesi (circa 400 euro ndt) di oggi a 4300 (circa 600 euro ndt), applicabili agli immatricolati nel 2019. In aggiunta, il governo rimuoverà il SU dal sesto anno di studio: in questo modo chi ha deciso di cambiare percorso di studi o è andato leggermente fuori corso non potrà più usufruirne.

L’obiettivo del governo sembra ormai fare in modo che sempre meno persone possano accedere all’istruzione, e questo sicuramente avrà successo se continua a portare avanti misure di austerità. Se queste misure di intervento sul SU saranno portate avanti l’impatto sociale sarà senza dubbio tremendo e aumenterà le disuguaglianze. Conseguenze analoghe saranno provocate da buona parte dei provvedimenti del programma 2025. Gli studenti, i disoccupati e coloro che occupano i posti più bassi della scala di reddito dovranno pagare per compensare la diminuzione della tassazione sulle imprese, sul capitale sociale come anche per l’aumento dei fondi impiegati per l’espansione dei corpi di polizia e delle forze armate per i quali si troveranno ulteriori finanziamenti alzando l’età di pensionamento.

Tagliando i fondi alle borse di studio il governo risparmierà 3,3 miliardi di corone danesi (oltre 400 milioni di euro ) che, secondo il governo, saranno reinvestiti per migliorare la qualità dell’istruzione. Potrebbe suonare quasi ragionevole se non fosse per il fatto che il governo aveva annunciato di aver risparmiato 8 miliardi di corone (oltre 1 miliardo di euro) sull’istruzione l’anno scorso. Le autorità prendono con una mano e concedono briciole con l’altra: a farne le spese sono le tasche degli studenti stessi.

Il programma del governo è un drammatico passo indietro nella lotta per l’istruzione gratuita. La Danimarca sta percorrendo la stessa strada dell’Inghilterra, dove, solo poco tempo fa, l’istruzione era gratuita per tutti e gli studenti avevano diverse forme di aiuto economico. Oggi, ogni tipo di supporto è negato e  le tasse sono arrivate a 9000 sterline ( all’incirca 80.000 corone danesi, ossia circa 10.000 euro ndt) l’anno!

Il governo sta utilizzando ancora una volta gli stranieri come capri espiatori e giustificherà i suoi provvedimenti dicendo che mettera un tetto all’accesso degli studenti stranieri. Si dice che questo verrà fatto con l’introduzione di accordi di occupazione per facilitare il saldo del debito dei SU per gli studenti che ancora lavorano e vivono in Danimarca. In primo luogo, gli studenti saranno obbligati a rimanere in Danimarca anche dopo gli studi. In secondo luogo, bisognerebbe notare che questi accordi occupazionali sono accessibili, piuttosto curiosamente, soltanto ai dipendenti: che cosa accadrebbe a coloro che diventassero disoccupati dopo aver finito gli studi? Non essendoci traccia di questa eventualità nella legislazione se ne deduce che gli studenti dovranno in quel caso saldare l’intero ammontare del prestito.

Il governo si è scagliato contro gli studenti- è necessario contrattaccare!

I provvedimenti che riguardano il SU costituiscono solo una piccola parte delle politiche di austerità portate avanti dal governo per anni. Molti paesi, europei ma certamente anche extraeuropei, offrono esempi di politiche analoghe. L’austerità è un regime dettato dal capitalismo, che si trova in un’impasse, incapace di assicurare un futuro alle nuove generazioni. Dopo la crisi del 2008 ottenere concessioni da parte dei governi attraverso la lotta è diventato sempre più difficile, dal momento che le autorità stanno difendendo un sistema ormai in mortale agonia. Finchè ci sarà il capitalismo l’austerità continuerà ad esistere. La nostra lotta non deve essere tanto contro il singolo provvedimento, quanto contro il sistema in crisi, per la rivoluzione socialista.

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