Come l’imperialismo occidentale ha preparato il terreno per il conflitto in Ucraina

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Mentre l’esercito russo continua a bombardare le città dell’Ucraina, la stampa e i politici occidentali stanno facendo tutto il possibile per nascondere il ruolo dell’imperialismo occidentale in questo disastro. L’Occidente non è affatto neutrale ma ha provocato il conflitto per le proprie ragioni imperialiste.

 

Mentre bombe e missili cadono sulle città ucraine, i lavoratori di tutto il mondo sono naturalmente sconvolti dalle vittime e dalla distruzione causate dall’invasione russa. Tuttavia, il ruolo che l’Occidente ha svolto in questo conflitto non viene mai spiegato.

Se ci pensiamo un attimo, è chiaro che la guerra in Ucraina non è solo una guerra tra Ucraina e Russia, ma una guerra per procura tra gli alleati occidentali e la Russia. Non c’è dubbio da che parte stia l’Occidente. Negli ultimi anni, l’esercito ucraino è stato armato e addestrato dai paesi della NATO.

Oggi, l’Ucraina vede il suo sforzo bellico finanziato dall’UE e dagli Stati Uniti. Stanno inviando armi e denaro in un modo senza precedenti. La Germania ha infranto la sua norma consolidata di non inviare armi. La Camera dei Rappresentanti negli Usa ha appena approvato 13 miliardi di dollari per l’Ucraina e così via.

Potremmo chiederci: dov’erano questi soldi quando l’Ucraina era nel mezzo di una crisi economica devastante ? Ora che si trova in guerra, è considerato chiaramente denaro ben speso. Quando le masse ucraine hanno dovuto affrontare la povertà e l’indigenza, non è andata proprio così. Il fatto che i produttori di armi occidentali ne traggano enormi profitti è la ciliegina sulla torta.

A cosa servirà questo appoggio? Molto poco. Se avrà le conseguenze previste, prolungherà la guerra, ma a un costo devastante. Naturalmente, non saranno i politici, i giornalisti e gli amministratori delegati negli Stati Uniti o nell’Europa occidentale a subire questa devastazione, ma i milioni di ucraini che stanno vedendo le loro case e i loro mezzi di sussistenza distrutti. È chiaro che l’esercito russo raderà al suolo le città ucraine piuttosto che consentire al paese di aderire alla NATO.

Anche i lavoratori europei ne risentiranno, con i prezzi dell’energia alle stelle. Per non parlare dei lavoratori e dei poveri in Egitto e Libano, che sono enormi consumatori di grano russo e ucraino. Eppure, come hanno chiarito il presidente statunitense Biden e il ministro degli Esteri britannico Liz Truss, è “un prezzo che vale la pena pagare”. Certo, è facile per loro dirlo.

Per i paesi della NATO c’è in gioco un principio importante: mantenere saldamente l’Ucraina nella loro sfera di influenza e non permettere alcuna interferenza russa. Tutto ciò è impacchettato con una fraseologia fiorita riguardo alla sovranità e l’autodeterminazione. Ma come spesso accade, dietro alle belle frasi si nascondono gli interessi imperialisti.

 

Promesse fatte

La radice di questo conflitto può essere fatta risalire al crollo dell’Unione Sovietica. All’epoca, il Patto di Varsavia controllava tutta l’Europa orientale. Il patto era stato creato appositamente per contrastare l’inclusione della Germania occidentale nella NATO. I soldati dell’Unione Sovietica erano di stanza in tutta l’Europa orientale, da un lato come garanzia contro un attacco occidentale e dall’altro come mezzo per assicurare il controllo che la burocrazia statale a Mosca aveva sulle nazioni dell’Europa orientale.

Nel 1989, tuttavia, il patto stava andando in pezzi. I capitalisti occidentali hanno visto un’enorme opportunità per nuovi investimenti redditizi in tutta l’Europa orientale, inclusa la stessa Russia, come risultato del ritorno al capitalismo, che era la cosa più probabile nell’area. Volevano assolutamente impedire un intervento dell’esercito dell’Unione Sovietica che potesse invertire il processo.

La burocrazia statale dell’Unione Sovietica aveva usato le sue truppe per reprimere i movimenti rivoluzionari in Ungheria nel 1956 e a Praga nel 1968. All’epoca, era all’ordine del giorno la rivoluzione politica, piuttosto che la restaurazione del capitalismo, ma c’era comunque tra i politici capitalisti la paura che l’esercito intervenisse ancora una volta. Nell’establishment militare c’era un forte sostegno, non per il socialismo ovviamente, ma per il prestigio dell’esercito dell’Unione Sovietica e del Patto di Varsavia.

L’Occidente, quindi, ha promesso una serie di cose ai leader dell’Unione Sovietica. In particolare, ha promesso di non espandere la NATO. Nel 1989, George Bush padre ha promesso a Gorbaciov di non approfittare dei vari movimenti nell’Europa orientale per danneggiare gli interessi di sicurezza sovietici. Al momento della riunificazione tedesca nel 1990, questa era diventata una questione particolarmente delicata.

Il ministro degli Esteri della Germania occidentale Genscher tenne un discorso in cui affermava che per non danneggiare gli interessi di sicurezza sovietici, la NATO doveva escludere “l’espansione del suo territorio verso est, cioè di avvicinarsi ai confini sovietici”. Un trattato sull’unificazione tedesca firmato dalle due repubbliche tedesche, Unione Sovietica, Francia, Regno Unito e Stati Uniti stabiliva che, sebbene la nuova Germania unita fosse libera di aderire alla NATO dopo il ritiro delle truppe sovietiche dalla Germania dell’Est (DDR), nessuna truppa straniera sarebbe stata di stanza nell’ex DDR.

Durante tutto il processo, le potenze occidentali erano ben consapevoli che l’accettazione del trattato da parte dell’Unione Sovietica era subordinata alle assicurazioni sulle intenzioni dell’Occidente nei confronti dei paesi dell’Europa orientale. Il 9 febbraio 1990 il Segretario di Stato americano James Baker fece una proposta a Gorbaciov, secondo cui la NATO non si sarebbe espansa neanche di un millimetro verso est, se l’Unione Sovietica avesse accettato che la nuova Germania Unita aderisse alla NATO. Il giorno successivo, il cancelliere della Germania occidentale Kohl promise a Gorbaciov che “la NATO non doveva ampliare la sua portata”. E le promesse sono continuate per tutto il 1990 e l’anno successivo.

Nel marzo 1991, pochi mesi prima dello scioglimento del Patto di Varsavia, John Major disse a Gorbaciov che “non stiamo parlando del rafforzamento della NATO” e sulla questione dell’espansione della NATO che “non accadrà nulla del genere”. Il Patto di Varsavia venne così debitamente sciolto il 1 luglio 1991.

Il National Security Archive della George Washington University ha raccolto una serie di documenti che mostrano la raffica di attività diplomatiche progettate per offrire assicurazioni ai leader sovietici: Espansione della NATO: ciò che Gorbaciov ha sentito. Non lasciano davvero spazio a dubbi su quanto promesso in quel momento. Ma le promesse vennero infrante qualche anno dopo.

 

Il saccheggio dell’Europa orientale

L’oligarchia in Russia, che era stata creata con il saccheggio dei beni statali, non era ancora abbastanza forte per affermarsi. L’economia era in caduta libera e le resistenze della classe operaia non erano state ancora del tutto superate. La Russia negli anni ’90 è diventata un terreno di gioco per i nuovi oligarchi e per il capitale finanziario occidentale.

La personificazione di questo processo era il presidente Eltsin, che si appoggiava fortemente all’Occidente per mantenere saldo il suo governo. Se Gorbaciov cercava di bilanciarsi tra le riforme di mercato e la vecchia economia pianificata, Eltsin divenne il volto della controrivoluzione aperta e delle riforme di mercato. Nei momenti cruciali, l’Occidente è intervenuto per rafforzare la sua posizione nei confronti dei lavoratori che protestavano e di un’ala della burocrazia che non era ancora completamente passata al capitalismo.

Anche quando Putin si stava preparando a prendere il posto di Eltsin, si è appoggiato all’Occidente, inclusi incontri pubblici con Tony Blair e altri. Doveva essere il loro uomo nuovo a Mosca. La restaurazione del capitalismo fino a quel momento aveva significato la sottomissione della Russia all’imperialismo occidentale.

L’Occidente stava espandendo la sua influenza nell’Europa orientale. La classe operaia nella regione era stata completamente demoralizzata e atomizzata dal processo di restaurazione capitalista. Erano forza lavora pronta da sfruttare e il capitale occidentale è intervenuto proprio per fare questo.

Il capitale tedesco ha svolto un ruolo importante in questo, diventando un attore chiave nelle economie dell’Europa centrale e orientale, nonché nei Balcani. In questo processo, ha svolto un ruolo decisivo nella disgregazione reazionaria della Jugoslavia. Il capitale finanziario svedese ha rilevato le banche negli Stati baltici (Estonia, Lettonia e Lituania). Le industrie in tutta l’Europa orientale, in particolare quelle che erano in buone condizioni, sono state divorate dalle società europee. La casa automobilistica tedesca Volkswagen ha rilevato la Škoda, eccetera. Ma queste nuove acquisizioni sono rimaste vulnerabili a una Russia che stava iniziando a prendere fiducia in sé.

La guerra in Cecenia, dove la Russia ha brutalmente represso le aspirazioni indipendentiste locali, è stata un segno che la Russia non era più, come prima, il pollo da spennare. La guerra ha anche costituito una componente cruciale nella campagna presidenziale di Putin. Ha definito la sua presidenza come quella del revival, inclusa la reintroduzione dell’inno nazionale sovietico (con nuovi testi nazionalisti).

 

Promesse non mantenute

Se gli oligarchi russi erano i grandi gangster, i piccoli gangster dell’Europa orientale che si erano arricchiti grazie alla svendita di beni statali erano ora preoccupati per il vicino a est, molto più grande. L’inclusione formale nella sfera di influenza occidentale era un’opzione interessante.

L’espansione della Nato

In breve tempo, tra il 1999 e il 2004 la maggior parte degli stati dell’ex Patto di Varsavia è stata incorporata nella NATO. L’inclusione, in particolare degli Stati baltici, ha portato la NATO fino ai confini della Russia.

Ora, le truppe statunitensi potrebbero essere prontamente dispiegate proprio ai confini della Russia, a circa due ore di auto da San Pietroburgo, anche se in quella fase, per ridurre la quantità di provocazioni, non ne furono utilizzate. Gli Stati Uniti si attenevano momentaneamente a quella parte dell’accordo che prevedeva che non ci sarebbero state truppe di stanza permanente a est della Germania. Ma come vedremo, questo non sarebbe durato a lungo.

Madeleine Albright, la segretaria di Stato di Bill Clinton, riferì l’opinione russa a riguardo, all’epoca (1998): “[il presidente russo] Eltsin e i suoi connazionali erano fortemente contrari all’allargamento, vedendolo come una strategia per sfruttare la loro vulnerabilità e spostare la linea divisoria dell’Europa a est, lasciandoli isolati”.

Più o meno nello stesso periodo, la NATO ha condotto una campagna di bombardamenti di 78 giorni contro la Jugoslavia (Serbia), che ha causato enormi danni economici. In una conferenza sulla crisi del 2014 in Ucraina, il professor John Mearsheimer dell’Università di Chicago ha spiegato il significato di ciò: “La NATO non solo è intervenuta negli affari di un paese non NATO, ma si è schierata contro i serbi, alleati dei russi , e lo ha fatto senza l’approvazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”.

Questo è stato seguito da interventi in Kosovo, dove le unità corazzate russe hanno avuto una situazione di stallo con le truppe della NATO; in Afghanistan, dove gli USA hanno falsamente attivato l’articolo 5 della NATO sulla difesa reciproca; e, più di recente, in Libia. L’implicazione era chiara, la NATO non era solo un’alleanza difensiva, ma qualcosa che poteva essere usata dall’Occidente per promuovere i propri interessi contro la Russia.

 

La Russia mette dei paletti

La NATO ha proseguito il suo programma di espansione. Nel 2008 si è svolto a Bucarest un vertice in cui è stata adottata una dichiarazione comune. Contrariamente ai desideri di Ucraina e Georgia, la loro adesione non è stata approvata immediatamente. Tuttavia, la dichiarazione affermava chiaramente che “la NATO accoglie con favore le aspirazioni euro-atlantiche di Ucraina e Georgia per l’adesione. Oggi abbiamo convenuto che questi paesi diventeranno membri della NATO”.

In risposta a questa dichiarazione, il viceministro degli Esteri russo dichiarò: “L’adesione della Georgia e dell’Ucraina all’alleanza è un enorme errore strategico che avrà le più gravi conseguenze per la sicurezza paneuropea”. Putin definì l’adesione alla NATO di Georgia e Ucraina una “minaccia diretta” per la Russia.

In un cablogramma, poi fatto trapelare, del 1 febbraio 2008, l’ambasciatore statunitense a Mosca spiegava la posizione russa:

5. (C) Le aspirazioni NATO dell’Ucraina e della Georgia non solo toccano un nervo scoperto in Russia, ma generano serie preoccupazioni per le conseguenze della stabilità nella regione. Non solo la Russia percepisce l’accerchiamento e gli sforzi per minare la loro influenza nella regione, ma teme anche conseguenze imprevedibili e incontrollate che danneggerebbero gravemente gli interessi della sicurezza russa. Gli esperti ci dicono che la Russia è particolarmente preoccupata che le forti divisioni in Ucraina sull’adesione alla NATO, con gran parte della comunità etnico-russa contraria all’adesione, possano condurre a una grande spaccatura, che comprende la violenza o, nel peggiore dei casi, la guerra civile. In tale eventualità, la Russia dovrebbe decidere se intervenire; una decisione che la Russia non vuole dover affrontare”. (Cable: 08MOSCOW265_a)

Più o meno nello stesso periodo, gli Stati Uniti stavano gingillandosi con l’idea di creare un sistema di difesa missilistica in Polonia. Il governo polacco stava spingendo per questo, non tanto perché avrebbe protetto la Polonia dai missili russi, ma perché avrebbe stabilito una presenza militare permanente degli Stati Uniti nel paese. Il ministero degli Esteri russo rilasciò una dichiarazione nel luglio 2008 – usando le stesse parole di Putin a gennaio – affermando che se il progetto fosse avanzato, “saremo costretti a reagire non con metodi diplomatici, ma con metodi tecnico-militari”. Il progetto polacco era presumibilmente difensivo e non diretto contro la Russia, ma erano solo parole.

La questione del posizionamento dei sistemi missilistici ha una storia. Agli Stati Uniti e ai loro alleati piace fare finta che l’invio di soldati o missili statunitensi nell’Europa orientale non sia affatto una mossa aggressiva. Ma gli Stati Uniti hanno a lungo sostenuto la dottrina Monroe che dichiarava tutta l’America una zona vietata per le altre potenze imperialiste. Non dobbiamo immaginare cosa penserebbero gli Stati Uniti se uno dei loro avversari avesse posizionato truppe e missili, diciamo, nei Caraibi. Sappiamo già quale sarebbe la loro reazione. Durante la crisi dei missili cubani, gli Stati Uniti hanno minacciato una guerra nucleare per la presenza di missili e truppe sovietiche a Cuba. Si potrebbe immaginare cosa direbbero se i cinesi collocassero truppe e missili oggi a Cuba o in Messico.

Le continue provocazioni della NATO hanno spinto la Russia e Putin a mettere dei paletti. Hanno utilizzato il conflitto irrisolto tra Georgia e Ossezia del Sud per lanciare un’invasione della Georgia. La guerra è durata 12 giorni e si è conclusa con la Georgia costretta ad accettare l’indipendenza de facto dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia. Sebbene questo non sia mai stato parte dell’accordo formale, ha anche effettivamente impedito alla Georgia di continuare il suo percorso verso l’adesione alla NATO.

Questa avrebbe potuto essere la fine, ma l’Occidente non aveva ancora rinunciato alle sue speranze di espandere le sue sfere di influenza. In realtà sono state fatte alcune concessioni: ad esempio il piano missilistico di base in Polonia è stato abbandonato. Tuttavia, un’altra criticità si sarebbe in seguito verificata in Ucraina, un punto critico che è stato proprio il preludio alla guerra attuale.

 

Il movimento di Maidan

Nel 2013, il presidente ucraino Yanukovich stava negoziando accordi commerciali con l’Europa. Yanukovich provò a tentare di equilibrarsi tra Russia e Occidente. Aveva negoziato un trattato di associazione con la UE, ma questo minacciava le relazioni dell’Ucraina con la Russia.

Putin si è opposto al trattato di associazione, vedendolo correttamente come un tentativo di avvicinare l’Ucraina all’orbita della UE. Gli oligarchi dell’Ucraina orientale si sono schierati con Putin, temendo la perdita del mercato russo. Putin ha invece offerto negoziati trilaterali tra UE, Fondo monetario internazionale e Russia, ma tale offerta è stata respinta dall’Unione europea. Per la UE, che non era entusiasta all’idea di sostenere un‘economia ucraina in difficoltà, era chiaramente una proposta “prendere o lasciare”. La sua promessa di concedere 1 miliardo di dollari era irrisoria e avrebbe portato a ben poco. La Russia offriva 15 miliardi di dollari. Non c’è da stupirsi che Yanukovich abbia scelto quest’ultima.

Angela Merkel commentò l’opposizione russa all’accordo dicendo che “La guerra fredda è finita”. Ma le azioni sia del governo russo che dell’Occidente dimostrarono che era vero il contrario. La Merkel ha inoltre fatto notare a Yanukovich che “si aspettavano di più” da lui.

Da tempo veniva sventolata la carota dell’associazione con l’Unione Europea. Le promesse di un facile accesso al mercato del lavoro in Occidente, gli investimenti, ecc., portarono un settore della popolazione a scendere in piazza a favore dell’accordo nel novembre 2013. Ciò è stato alimentato dai leader della UE.

Come avrebbero poi dimostrato gli avvenimenti successivi, l’Unione europea non aveva alcuna intenzione di fornire all’Ucraina la piena adesione. Erano felici di allontanarla dalla Russia, anche a costo di una guerra civile, ma non volevano fornirle alcun sostegno serio. Anche ora, i leader della UE sono contrari all’adesione dell’Ucraina, nonostante le votazioni del Parlamento europeo. Se l’Ucraina dovesse entrare, avrebbe accesso al bilancio della UE e all’esenzione dal visto per i suoi cittadini. A questo i leader dell’eurozona non sono minimamente interessati.

Tuttavia, con lo sviluppo delle proteste, sono stati felici di difendere il diritto dell’Ucraina di aderire all’Unione europea. Il ministro degli Esteri tedesco, Westerwelle, affermò che le manifestazioni a sostegno dell’accordo di adesione mostrava che “il cuore del popolo ucraino batte in modo europeo”. Ma questo non significava che avrebbe potuto entrare nella UE.

Con lo sviluppo della protesta, sono stati coinvolti gli Stati Uniti. Il 3 dicembre il portavoce della Casa Bianca Jay Carney dichiarava:

La violenza e l’intimidazione non dovrebbero avere posto nell’Ucraina di oggi. Continuiamo a sostenere le aspirazioni del popolo ucraino a realizzare una prospera democrazia europea. L’integrazione europea è la via più sicura per la crescita economica e per rafforzare la democrazia ucraina”.

Ma l’ala più aggressiva della borghesia americana voleva spingersi ancora oltre. Il senatore John McCain rilasciò diverse dichiarazioni bellicose e si recò in visita a Maidan durante le proteste, pronunciando un discorso il 15 dicembre. Si stava preparando un colpo di stato.

La registrazione audio di una conversazione tra il Segretario di Stato americano e l’ambasciatore statunitense in Ucraina è stata pubblicata su Youtube, molto probabilmente dall’intelligence russa. È chiaro che gli Stati Uniti erano coinvolti nel piano per rimuovere Yanukovich.

L’obiettivo del coinvolgimento degli Stati Uniti era chiaro: installare un governo amico dell’Occidente che firmasse l’accordo di adesione alla UE e continuasse a sostenere l’inclusione dell’Ucraina nella NATO. È improbabile che l’intenzione fosse quella di farli aderire, ma certamente miravano a continuare a sventolare la speranza di prosperità economica (sotto forma di adesione alla UE) e sicurezza militare (sotto forma di adesione alla NATO) davanti agli occhi degli ucraini.

Il colpo di stato ebbe luogo puntialmente il 22 febbraio 2014. Il nuovo regime non perse tempo a proclamare il proprio orientamento anti-russe. Il giorno dopo, il 23 febbraio, il parlamento ucraino ha abrogato le leggi sul riconoscimento della minoranza linguistica russa. Un mese dopo il colpo di stato, hanno votato l’accordo di adesione.

Nel processo di mobilitazione contro Yanukovich, gli imperialisti e gli oligarchi filo-occidentali ucraini hanno riecovato i fantasmi dei gruppi fascisti che collaboravano con i nazisti durante la Seconda guerra mondiale, e i neonazisti hanno fornito i battaglioni d’assalto delle proteste di Maidan. Come abbiamo visto, il nuovo regime ha incorporato nelle sue istituzioni gli eredi dei collaborazionisti dei nazisti, compreso lo slogan “Gloria all’Ucraina! Gloria agli Eroi!”, che è anche diventato lo slogan ufficiale dell’esercito ucraino. In maniera disgustosa, è stato ripreso anche dai liberali occidentali nelle ultime settimane.

Pubblicazione nazista in Ucraina (1941) – I simboli e gli slogan dell’epoca sono ripresi anche oggi

La reazione di Putin e del governo russo fu prevedibilmente ostile. Il nuovo governo costituiva una minaccia, in particolare per la base navale russa di Sebastopoli, e nel giro di un mese Putin annetté la Crimea per garantire l’accesso russo al Mar Nero e al Mediterraneo. Appoggiò anche, inizialmente con riluttanza, e alla fine con forza, i ribelli separatisti nel Donbass, in particolare nelle due occasioni in cui sembrava che l’esercito ucraino stesse per sconfiggerli.

Ironia della sorte, il risultato del movimento nazionalista ucraino è stata la perdita di tre importanti regioni dell’Ucraina. Tutto quanto abbiamo visto è stato chiaramente incoraggiato, dall’inizio alla fine, dagli Stati Uniti e anche, con una maggiore riluttanza, dall’Unione europea.

 

L’ingerenza continua della NATO

Nel 2017 e nel 2020, altri due paesi che in precedenza facevano parte della sfera di influenza russa si sono uniti alla NATO: il Montenegro e la Macedonia del Nord. Di per sé, questi nuovi arrivi non sono stati decisivi, ma hanno dimostrato che la NATO era pronta a continuare la sua espansione, se possibile anche in Ucraina.

Gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno continuato a fomentare l’Ucraina contro la Russia. È stata incoraggiata a rompere con l’accordo di Minsk II, a cui i nazionalisti ucraini si erano opposti sin dall’inizio. La Turchia ha fornito all’Ucraina dei nuovi droni e gli Stati Uniti hanno fornito missili anticarro Javelin. In pratica, si stavano preparando per un’altra offensiva nel Donbass. Ancora nel gennaio di quest’anno, il segretario del Consiglio nazionale per la sicurezza e la difesa dell’Ucraina, Oleksiy Danilov, ha dichiarato:

Adempiere all’accordo di Minsk significa la distruzione del Paese. Al momento della firma avvenuta sotto la minaccia delle pistole russe – con i tedeschi e francesi a guardare – era già chiaro per tutte le persone razionali che sarebbe stato impossibile rendere effettivi quei documenti”.

Il governo ucraino ha continuato la sua ostilità nei confronti della minoranza linguistica russa: nel 2019 Zelensky ha introdotto una legge che impone l’uso della lingua ucraina nei servizi pubblici e per le lezioni scolastiche. Diventava così punibile per legge che un cameriere saluti qualcuno in russo, a meno che il cliente non lo richieda espressamente. Allo stesso modo, veniva vietato alle scuole che tenevano lezioni in russo di continuare a farlo. È stata l’ennesima provocazione contro la minoranza russa e la Russia.

E la pressione è stata mantenuta alta. Nella primavera del 2021, la NATO ha tenuto una massiccia esercitazione chiamata “Defender Europe 2021”, comprese manovre in tutti gli Stati baltici e in Polonia. L’Ucraina era uno dei 26 paesi partecipanti. Secondo l’esercito americano, l’esercitazione “dimostra la nostra capacità di fungere da partner strategico per la sicurezza nei Balcani occidentali e nelle regioni del Mar Nero, sostenendo al contempo le nostre capacità nell’Europa settentrionale, nel Caucaso, in Ucraina e in Africa”. Fondamentalmente, tutte le aree che Russia e Occidente si stanno contendendo. La NATO, ovviamente, affermava che ciò non era un atto ostile nei confronti della Russia. Ma le loro esercitazioni erano “amichevoli” come le esercitazioni russe in Bielorussia prima dell’invasione. Le esercitazioni includevano anche bombardieri B1 statunitensi che costeggiavano lo spazio aereo russo, spingendo la Russia, in risposta, a far decollare i propri caccia.

Nell’estate del 2021, il governo britannico ha anche inviato una nave da guerra, la HMS Defender, nelle acque territoriali russe, a sud della Crimea. Erano lì per “ribadire” che la Gran Bretagna non riconosce la Crimea come russa, riferendosi alla zona come “acque ucraine”. In ottobre, gli Stati Uniti hanno nuovamente fatto volare i bombardieri intorno allo spazio aereo russo, questa volta nel Mar Nero. Poi, a settembre, con il pretesto della “Partnership for Peace”, la NATO ha tenuto esercitazioni in Ucraina coinvolgendo le truppe statunitensi.

Inoltre, i paesi della NATO hanno intrapreso uno sforzo per l’addestramento delle forze armate ucraine. Utilizzando il campo di addestramento militare di Yaroviv, tra Leopoli e il confine polacco – noto anche con il nome orwelliano di Centro internazionale per il mantenimento della pace e la sicurezza – dal 2015, gli addestratori della NATO modellano l’esercito ucraino secondo gli standard NATO, incluso i battaglioni neonazisti che fanno parte della Guardia Nazionale. Questa è la base militare che è stata distrutta dai bombardamenti russi il 12 marzo.

L’ intenzione di questi esercitazioni, voli, addestramento, ecc. è chiara. La NATO non è stata nemmeno così cauta al riguardo: desiderava dimostrare la propria volontà di spostare truppe nell’Europa orientale, prepararsi alla guerra con la Russia e sostenere l’Ucraina nel suo conflitto con la Russia. Naturalmente, come hanno dimostrato gli eventi, la NATO non ha alcuna intenzione di combattere effettivamente una guerra, ma ha voluto inviare un segnale.

Zeeshan Aleem, editorialista del canale televisivo statunitense MSNBC, lo ha espresso abbastanza bene: “facendo per anni sventolare la possibilità dell’adesione dell’Ucraina alla NATO ma senza mai realizzarla, la NATO ha creato uno scenario che ha incoraggiato l’Ucraina ad agire in modo duro e sfidare la Russia, senza avere però alcuna intenzione di difendere direttamente l’Ucraina con la sua potenza di fuoco se Mosca avesse deciso che l’Ucraina fosse andata troppo oltre”.

Il professor Maerskheimer lo ha affermato in modo un po’ più schietto nel 2015: “L’Occidente sta guidando l’Ucraina lungo una cattiva strada e il risultato finale è che l’Ucraina verrà distrutta“. Ha poi aggiunto:

Quello che stiamo facendo è incoraggiare gli ucraini a giocare duro con la Russia. Quello che stiamo facendo è incoraggiare gli ucraini a pensare che alla fine diventeranno parte dell’Occidente perché alla fine sconfiggeremo Putin e otterremo ciò che vogliamo”.

Il risultato finale dell’andarci giù pesante con la Russia è proprio che ora l’Ucraina viene distrutta. Non possiamo sapere se leader occidentali come Biden e Johnson immaginassero davvero che la Russia avrebbe invaso l’Ucraina, ma erano chiaramente disposti a rischiare. Hanno mantenuto questo atteggiamento di superiorità per tutto l’autunno e l’inverno, difendendo il diritto dell’Ucraina di aderire alla NATO, proprio come avevano difeso il diritto dell’Ucraina di aderire all’Unione europea. O forse, per essere più specifici, il loro diritto di candidarsi all’adesione, perché finora non c’è alcun piano effettivo per farli aderire a nessuna delle due organizzazioni.

 

Chi è il responsabile?

Mentre ora ci avviciniamo a due milioni di rifugiati e con la maggior parte delle città ucraine sotto assedio e bombardamenti, molti si chiedono chi sia il responsabile di questo. L’Occidente incolpa Putin, ipotizzando che possa essere impazzito. Ma se si guarda oltre i titoli dei giornali, questo conflitto è solo l’emergere dell’antagonismo tra la Russia e i paesi della NATO.

L’imperialismo occidentale ha costantemente tentato di spostare in avanti i confini della NATO e della UE. Quando lo ha fatto, la Russia ha spiegato con insistenza che ciò era inaccettabile. Ha persino minacciato di usare la forza. Quando le minacce non hanno avuto successo, i russi hanno effettivamente usato la forza, come in Georgia, nel conflitto nel Donbass e in Siria. Era del tutto chiaro che la Russia era pronta a usare misure militari per far valere i propri interessi.

L’Occidente probabilmente non sapeva fino a che punto avrebbe potuto spingersi Putin. Ma erano pronti a scommettere la vita del popolo ucraino che Putin stava bluffando. Hanno costantemente provocato e ora il popolo ucraino ne sta pagando il prezzo.

Quest’inverno, gli Stati Uniti avrebbero potuto offrire alcune concessioni. La verità è che né gli Stati Uniti né l’Unione europea erano pronti a concedere all’Ucraina uno status formale all’interno della NATO o della UE. Non avevano tali intenzioni. Avrebbero potuto concordare qualcosa. Putin chiedeva assicurazioni per iscritto, poiché quelle verbali sembrano avere scarso valore.

Invece, Biden, Johnson e Macron hanno tenuto un atteggiamento arrogante, parlando di “sovranità ucraina”, “diritto di aderire alla NATO”, ecc. Hanno anche esortato il governo ucraino a prendere una linea dura: “vai avanti, ti appoggiamo” era il messaggio. Questo, invece che rassicurare i russi, li ha probabilmente resi un po’ più preoccupati.

Solo Macron e Scholtz sembrano averci ripensato, temendo il costo di milioni di profughi, il conto per la ricostruzione dell’Ucraina e, ovviamente, la minaccia per le forniture europee di petrolio e gas.

L’atteggiamento dell’Occidente era, e continua ad essere, quello di essere pronto a combattere fino all’ultima goccia di sangue per il diritto dell’Ucraina di aderire alla NATO – cioè, fino all’ultima goccia di sangue ucraino.

Non c’è, ovviamente, nulla di progressista nell’invasione russa. Il discorso sulla lotta ai nazisti, sebbene indubbiamente molto popolare in Russia, è solo una cortina fumogena. L’effetto di questa invasione è, almeno temporaneamente, di rafforzare le forze reazionarie di tutte le parti. Minaccia anche di fomentare profonde divisioni tra i lavoratori russi e ucraini.

Nondimeno, vedere questa come una semplice invasione russa dell’Ucraina è del tutto sbagliato e serve a nascondere il ruolo che la NATO ha svolto e continua a svolgere nell’alimentare le tensioni. Invece che essere un’alleanza difensiva, è un’alleanza diretta principalmente contro la Russia nell’Europa orientale e che continua a spingere i suoi confini sempre più in là.

La NATO, così come la UE, è un mezzo per allargare gli interessi occidentali nell’Europa orientale, contro quelli della Russia e della Cina, se necessario. La guerra in Ucraina riguarda precisamente il livello di influenza che i paesi della NATO, principalmente Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania, devono avere sull’Ucraina. Poiché l’alleanza atlantica non è disposta a impegnare le proprie truppe nella battaglia, si è quindi messa in scena una guerra per procura tra l’esercito russo e quello ucraino, finanziato ed equipaggiato dai paesi della NATO.

Da ciò, possiamo anche dedurre che questa non è affatto una guerra per il “diritto all’autodeterminazione” dell’Ucraina o per la sua “sovranità”, ma per quale potenza imperialista dovrebbe dominarla. L’Ucraina sarà sotto la dominazione russa, quella occidentale, o verrà spartita con una sorta di accordo sullo sfruttamento reciproco del paese? Non sono riusciti a risolvere questa questione con mezzi diplomatici e quindi ora stanno tentando di risolverla con la forza delle armi. Come diceva Clausewitz, “la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi”.

Poco più di 100 anni fa, Lenin fece notare che il capitalismo porta inevitabilmente all’imperialismo. In effetti, ha intitolato il suo libro Imperialismo – la fase suprema del capitalismo. La borghesia e varie sfumature di pacifisti e riformisti hanno sostenuto che questo è sbagliato e che in effetti il ​​capitalismo, e persino l’imperialismo, portano alla pace e alla stabilità. Tale è la loro ridicola difesa della NATO. Dicono che se solo gli USA/NATO potessero dominare tutta l’Europa orientale, allora avremmo la pace. Ma la verità è concreta ed è proprio il contrario di quanto affermano.

Il crollo dell’Unione Sovietica non ha portato a un “dividendo di pace” come affermarono all’epoca la Thatcher e Bush. La spesa militare è ai massimi livelli e i conflitti tra le potenze imperialiste si stanno intensificando in tutto il mondo. L’espansione della NATO è uno dei modi in cui questo conflitto viene portato avanti.

Questa guerra è il prodotto di interessi capitalisti contrastanti. Riguarda fino a che punto la NATO può spingersi nelle sue aspirazioni imperialiste e fino a che punto una potenza imperialista minore, la Russia, può resistere e riconquistare alcune delle sue sfere di influenza perdute.

Il compito dei marxisti è di spiegare pazientemente tutto questo ai lavoratori di tutti i paesi. Dobbiamo ribadire che finché sopravvive il capitalismo, i conflitti per i mercati e le sfere di influenza continueranno. La barbarie del capitalismo continuerà una volta finita la guerra in Ucraina e porterà a nuove guerre. Solo quando i lavoratori di tutti i paesi avranno finalmente posto fine al capitalismo, vedremo la fine di tutto questo.

14 marzo 2022

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