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Coalizione sociale in mezzo al guado

Con 50mila persone in piazza, il corteo della Fiom del 28 marzo ha confermato le potenzialità del progetto della Coalizione sociale lanciata da Landini. Questo risultato è importante, è necessario che partendo da qui si dia la necessaria strutturazione e chiarezza politica. La domanda che si pone chi era in quella piazza è semplice: come andare avanti?
Le potenzialità di questo progetto si vedono anche dal nervosismo di chi si sente messo in discussione. È il caso di Susanna Camusso, che dopo aver dato una fredda adesione al corteo del 28 marzo, senza peraltro intervenire dal palco, pochi giorni dopo ha detto che la Coalizione sociale “non mi pare che vada da nessuna parte”: come dire, estranea e ostile. La Camusso teme che Landini miri a rafforzare la propria posizione nella Cgil, e magari a conquistarne la guida nei prossimi anni. I passaggi delle conclusioni del corteo del 28 marzo sulla “riforma democratica del sindacato”, con un “allargamento della rappresentanza” e il coinvolgimento degli altri soggetti nel prendere le decisioni, andrebbero in questa direzione.

Tanto più stridente è il contrasto tra le attese della piazza piena e le discussioni che ne sono seguite.

L’11 aprile da una riunione a porte chiuse tenuta all’Arci di Centocelle esce un manifesto che vuole “dimostrare che si può fare politica attraverso un agire condiviso, al di fuori e non in competizione rispetto ai partiti, organizzazioni politiche o cartelli elettorali”. Continua così la ricerca dell’impossibile formula con cui, per citare Landini, “avere una soggettività politica” ma senza “diventare un partito”, e allargando la coalizione. E infatti “ci si rivede a maggio per nuove adesioni da parte di soggetti multipli e singoli e per pianificare il futuro della coalizione”. Di più non è dato sapere. Molto spazio per i “grandi intellettuali” alla Rodotà che pontificano contro i partiti; nessuno spazio, ad oggi, per chi pensa molto semplicemente che i padroni di partiti ne hanno fin troppi, di governo e di opposizione, mentre i lavoratori non ne hanno nessuno. È accettabile questa situazione? Per noi no, per Landini ad oggi non sappiamo.

Il lancio della Coalizione sociale genera reazioni confuse in chi non comprende la centralità della Fiom nello scontro politico e sociale nel nostro paese, e quindi nella questione del partito di classe. Tanto le reazioni ostili di chi grida ogni mattina al “tradimento di Landini”, quanto quelle favorevoli di chi vede nel progetto un’occasione per piccole carriere politiche, si fermano alla superficie degli avvenimenti senza comprenderli.

Non Landini, ma lo scontro di classe ha distrutto la sinistra in Italia, generando di conseguenza la necessità bruciante di avere una direzione politica e sindacale all’altezza della situazione. E sarà ancora la lotta di classe a dire se questo progetto maturerà in un partito dei lavoratori e in una chiara battaglia per un’altra linea sindacale, o se si trasformerà in un’(altra) occasione mancata.

In questo processo non ci sentiamo osservatori. Dobbiamo agire sistematicamente perché questa discussione esca dalle riunioni a porte chiuse, o dai comizi nei quali la base può ascoltare ma non può dire la propria, e trovi finalmente la strada per un vero protagonismo dei lavoratori, dei giovani e di tutti gli sfruttati, senza il quale nessun progetto politico avrà gambe per camminare.

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