Cile, protestare è un reato. E la sinistra vota a favore

Il presidente Piñera, davanti all’insurrezione di massa di queste settimane in Cile, ha deciso di mostrare due facce. Da una parte promuove “l’accordo di pace” con lo scopo di approvare una “nuova costituzione” nei prossimi mesi. Dall’altra propone e fa approvare una legge anti-protesta che inasprisce severamente le pene per chiunque manifesti nel paese.

In ambedue i casi, lo fa per fermare la mobilitazione di massa e può contare sull’appoggio della gran parte della sinistra parlamentare.

Per la legge approvata pochi giorni fa, costituirà un reato “paralizzare o interrompere un servizio pubblico di prima necessità (…) trasporti, ospedali, servizi di emergenza, elettricità, stazioni di servizio, acqua potabile e servizi di comunicazione”, nonché “il lancio di oggetti contundenti” e l’occupazione di “beni immobili industriali, commerciali o agricoli, pubblici o privati. “

Si chiarisce inoltre che “verrà sempre applicato il grado massimo della pena”, vale a cinque anni di carcere, a chi opererà all’interno di “un gruppo o un’organizzazione di due o più persone che commettano abitualmente i fatti menzionati oggetto di reato”.

Con questo provvedimento il Parlamento intende criminalizzare i metodi di lotta dei lavoratori come i blocchi stradali o le occupazioni di fabbriche e aziende.

Lo scandalo è che tale legge è stata approvata quasi all’unanimità, con 127 voti a favore, 13 astensioni e solo 7 contrari.

Assieme ai partiti di governo non hanno fatto mancare il loro appoggio i partiti della “Concertacion” di centrosinistra, che hanno governato il paese dal 1990 al 2010, inclusi i deputati del Partito socialista.

Hanno votato a favore anche la grande maggioranza dei deputati del Frente amplio (un fronte elettorale di varie formazioni di sinistra e progressiste) tra cui Gabriel Boric, ex presidente della Fech, il sindacato studentesco, e fra i leader del movimento degli studenti del 2011. Per quanto riguarda il Partito comunista, la maggioranza del gruppo parlamentare si è astenuta, mentre solo due deputate hanno votato contrario.

Come spiega il manifesto qui a fianco, da ora in poi questi deputati sono complici di ogni proiettile sparato contro il popolo. Una repressione che ha già fatto 23 morti dal 18 ottobre, inizio delle proteste di massa.

Quale miglior aiuto poteva arrivare al governo da parte di questa sinistra chiusa nella confortevole torre d’avorio delle aule parlamentari? Un governo che secondo gli ultimi sondaggi, ha solo il 10% di appoggio nel paese ed è assediato dalle proteste di massa e dalla crescente autorganizzazione delle masse, attraverso le assemblee popolari e i comitati di autodifesa che si stanno costruendo in maniera capillare in tutto il paese.

I lavoratori e i giovani hanno risposto colpo su colpo alle provocazioni di Piñera e siamo sicuri che lo faranno anche questa volta. La rivoluzione può vincere, ma ciò dipenderà esclusivamente dal livello di organizzazione e mobilitazione della gioventù in lotta, delle assemblee popolari, dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali che sono contro a questa politica di compromesso e che devono cominciare a porsi l’obiettivo di sostituire gli attuali dirigenti del Ps, del Pc e del Frente amplio con una nuova direzione all’altezza della situazione insurrezionale in corso.

La classe operaia deve e può mettere in campo un’alternativa di potere a quella della borghesia e del riformismo, mai così in crisi.

Articoli correlati

Cile

Cile – lo sciopero degli insegnanti entra nella quinta settimana. La ministra Cubillos deve dimettersi!

Lunedì 8 luglio lo sciopero degli insegnanti cileni è entrato nella sua quinta settimana. Più del 70% dei docenti ha votato per respingere l’ultima offerta del Governo e vuole continuare la protesta nazionale a tempo indeterminato.

Cile

Cile – L’aumento del biglietto scatena un’insurrezione popolare

Il governo del capitale in Cile ha dichiarato guerra ai poveri. Ha dichiarato lo stato di emergenza e il coprifuoco nelle principali città, una misura che non era stata vista dal 1987, ai tempi della dittatura. Ci sono già stati undici morti. L’immensa rivolta popolare ha messo gravemente in difficoltà il governo che reagisce in maniera disperata. È in atto una mobilitazione storica mai vista dalle proteste che portarono alla caduta del dittatore Pinochet.

Cile

Cile – Terremoto politico nelle elezioni dell’Assemblea costituente

I risultati delle elezioni per la Assemblea Costituente in Cile nel fine settimana rappresentano un terremoto politico, con un forte rifiuto di tutti i partiti tradizionali, che può essere inteso come l’espressione politica (distorta) della rivolta del 2019.

Cile

Cile – L’accordo tra governo e opposizione è una trappola costituzionale

Un accordo tra il partito al potere e tutti i partiti dell’opposizione (ad eccezione del Partito comunista) sul percorso per una nuova costituzione è stato annunciato stamattina presto. Tutti (dai Democratici Cristiani, al Partito Socialista e al Frente Amplio) sono stati d’accordo a stare dentro il gioco dell ‘”unità nazionale” e hanno acconsentito a una “via d’uscita istituzionale”, comparendo nella stessa foto, tutti assieme, per le prime pagine dei giornali.

Cile

Insurrezione di massa in Cile

Da oltre un mese il Cile è attraversato da manifestazioni di massa come non se ne vedevano da decenni.
La scintilla è stata un episodio apparentemente di poca importanza, come accaduto in Libano per un’imposta sulle chiamate via whatsapp o in Ecuador per l’aumento della benzina. In Cile il casus belli è stato un aumento di 30 pesos (il 4%) del biglietto della metropolitana di Santiago.

Cile

Cile, Le lezioni della storia – 1970-73: Dall’Unidad Popular al golpe di Pinochet

Dopo la vittoria del candidato di sinistra Gabriel Boric alle elezioni presidenziali del dicembre 2021, il Cile è tornato al centro del dibattito politico. Durante la campagna elettorale ci sono stati molti riferimenti sia al governo di Salvador Allende che alla dittatura sanguinaria del generale Pinochet.
Si trattò di eventi decisivi per il Cile e per il movimento operaio internazionale, che è necessario ripercorrere oggi.