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Cgil Modena – Una ‘presa di distanza’ dalle lotte?

Il senso del comunicato della segreteria confederale della Cgil di Modena e del segretario generale provinciale della Fiom-Cgil, Pizzolla, sull’avviso di garanzia ricevuto dal nostro compagno Paolo Brini per l’occupazione dell’ex cinema Cavour è ben sintetizzato dal titolista de Il Resto del Carlino: “Cgil e Fiom ‘scaricano’ Paolo Brini” (Il Resto del Carlino, 7 agosto 2018). Non sapremmo dire meglio.

“Il resto del Carlino”, edizione Modena, 7 agosto

Quel comunicato, appesantito da allusioni e sottintesi, sembra rivolgersi, dalla prima all’ultima riga, alla Questura, alla Prefettura, alla magistratura ed all’opinione pubblica benpensante per rassicurare tutti sulla moderazione e sul cosiddetto senso di responsabilità dei vertici sindacali, solerti e volenterosi nel denunciare politicamente i propri ‘estremisti’ ed i propri dirigenti ‘fuori controllo’.

Chissà se questo basterà ad ottenere un incontro in Questura assieme a Cisl e Uil. Senz’altro, però, prese di posizione di questa natura non fanno che aggravare il problema della repressione e del restringimento degli spazi democratici nella provincia modenese. Rafforzate da questa presa di distanza, la Questura di Modena e la Procura si sentiranno più sicure nel mantenere l’attuale orientamento fatto di denunce per chi occupa edifici vuoti al fine di costruire spazi sociali, libertà d’azione per le forze neofasciste, condanne a grappolo per gli antifascisti – come i 26 condannati per il contro-presidio di Carpi dell’agosto 2017 -, ma anche atti sempre più frequenti di intimidazione e repressione contro i picchetti operai. Senza dimenticare l’impostura giudiziaria montata contro Aldo Milani del Si-Cobas e la mancata autorizzazione al corteo convocato il 4 febbraio 2018 dal medesimo sindacato. Poi, per carità, sappiamo che a sinistra e nei vertici sindacali ci sono persone molto sensibili che considerano maleducazione utilizzare espressioni come “ferocia repressiva” e “ossequiosità [della magistratura] nei confronti del grande capitale”. Ci dispiace ferire animi così sensibili ma noi preferiamo chiamare le cose col loro nome, senza impaludarci in discorsi sulle ‘criticità’. Peraltro, il comunicato congiunto Cgil-segretario Fiom non ha espresso una sola parola in solidarietà con Paolo e nessuna valutazione sul merito della sua vicenda giudiziaria.

Ancor peggio, riteniamo una calunnia l’attacco portato a Paolo quando lo si accusa falsamente di pretendere un trattamento giudiziario privilegiato in qualità di dirigente della Fiom-Cgil. Paolo non ha chiesto privilegi per sé, e questo lo sa anche l’estensore della nota congiunta Cgil-segretario Fiom, ma ha semplicemente osservato che il livello della repressione a Modena sta aumentando e dunque sbaglia chi pensa che questa sia una questione riguardante soltanto i “soliti noti” (centri sociali e sindacati di base) e che la Cgil debba e/o possa voltarsi dall’altra parte.

“Il Resto del Carlino”, edizione Modena, 8 agosto

L’estensore del comunicato, bontà sua, scrive che nella Cgil c’è posto “persino” per chi, come Paolo e come noi, milita nell’organizzazione comunista SinistraClasseRivoluzione – a proposito, ringraziamo del complimento ma non abbiamo ancora le dimensioni di un “Partito Trotskista” con ben due maiuscole. Subito dopo averci gentilmente concesso un ‘permesso di soggiorno’ nel sindacato, però, ci si accusa velenosamente di “giocare con le nostre regole” e “aderire solo formalmente alla Cgil per avere la copertura di un incarico o per utilizzare a piacimento le nostre sigle”. Sono accuse di parassitismo tanto generiche quanto false. Sono accuse, peraltro, che offendono in primo luogo i tanti nostri militanti che, soprattutto nel settore metalmeccanico, da più di 20 anni costruiscono sul loro posto di lavoro lotte per la difesa dei lavoratori e sezioni sindacali di classe e democratiche. E che, talvolta, hanno pagato e pagano la loro militanza sindacale cristallina con licenziamenti politici o mancati rinnovi del contratto di lavoro per pura rappresaglia padronale.

In ogni caso, mai tanta asprezza polemica è stata riservata dal gruppo dirigente della Cgil a segretari e dirigenti di peso del sindacato passati armi e bagagli col PD (Epifani e Damiano, per dirne due) o con LeU e che portano la responsabilità di voti parlamentari scellerati come quelli a favore della legge Fornero sulle pensioni, del Jobs Act e della distruzione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Come mai? Lasciamo a chi legge l’ardua sentenza. Quanto a noi, saremo sempre al nostro posto.

 

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