Bologna e i palazzinari: prima speculano sulla nostra pelle, poi piangono miseria

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Bologna e i palazzinari: prima speculano sulla nostra pelle, poi piangono miseria

Con l’arrivo del Coronavirus e il blocco degli spostamenti è crollato il castello di carta, e speculazione, tirato su negli ultimi anni dai proprietari immobiliari. Dove sono oggi le orde di turisti disposte a pagare decine di euro per un aperitivo? Quanti anni ci vorranno per rimettere in piedi il turismo mordi e fuggi che tanto ha fatto gola alla borghesia bolognese? Che fine farà la bolla speculativa di un mondo della ristorazione generata sulla base di pochi investimenti, ma tanto sfruttamento dei lavoratori del settore? Crolla, con la prima folata di vento, la pagliacciata degli uffici trasformati in “loft” senza finestre e senza cucina, immessi su un mercato drogato dal turismo di bassa qualità. Crolla la retorica degli studenti inaffidabili, descritti come orde barbare devastatrici a cui preferire un ricco turista austriaco, un manager turco, un investitore americano… La precarietà di quel sistema si sta mostrando in tutta la sua natura, ma sino all’altro ieri non preoccupava i palazzinari e le agenzie immobiliari, che hanno arraffato avidamente in questi anni, accumulando ricchezze stratosferiche.

I dati, molto probabilmente al ribasso, offerti dal comune di Bologna nell’istruttoria sulla casa di settembre 2019, ci dicevano che il 2,4% degli immobili cittadini sarebbe stato sottratto agli affitti a lunga scadenza, per essere affidato agli affitti turistici brevi attraverso le piattaforme di sharing economy. Secondo l’assessore Lepore, invece, a Novembre 2019 gli affitti brevi avrebbero raggiunto quota 5.000. Per dare un’idea della portata del fenomeno, una ricerca dell’Istituto Cattaneo del 2018 stimava in circa 42.000 il totale degli appartamenti destinati alla locazione nel territorio comunale (case popolari escluse).  Sempre secondo la stessa ricerca, nell’anno 2017 alla Halldis spa facevano riferimento ben 76 annunci di “case intere” sulla piattaforma Airbnb, dimostrando come dietro queste piattaforme la politica della “condivisione” sia solo lo copertura per grandi investimenti completamente deregolamentati. Nell’arco del 2019, intanto, schizzavano alle stelle i canoni d’affitto gestiti dalle agenzie. Era la stessa Fiaip, la Federazione degli agenti immobiliari, a descrivere un aumento del 15% degli affitti, denunciando tra l’altro i rischi di una “forte tensione abitativa”. E non a caso Nomisma affermava nello scorso dicembre che “l’offerta di affitti in centro e prima periferia è praticamente azzerata”.

E ora piangono miseria! Implorano aiuti di stato, chiedono investimenti per riconquistare la stabilità che solo gli studenti possono garantirgli.

Corrono immediatamente in loro aiuto gli amministratori bolognesi. Si sperticano a mostrare il loro sostegno gli assessori Geri e Lepore e tutto il PD, da sempre preoccupato di mostrarsi un alleato credibile del mondo imprenditoriale, concedendo ai giovani e ai lavoratori solo un cumulo di vuota retorica. E la retorica abbonda ancora di più in questi giorni di crisi profonda. “La nostra città non può vivere senza la sua università e non si tratta soltanto di un tema economico e politico ma innanzitutto culturale” afferma Lepore, ma questa centralità della cultura non interessava granché quando gli studenti chiedevano investimenti, studentati pubblici, servizi… Non erano così importanti gli studenti quando denunciavano, inascoltati, lo strozzinaggio delle doppie affittate a 300 €, la trasformazione di singole in triple, le case fatiscenti in cui erano costretti a vivere ed in cui sono costretti ora a passare una quarantena assai poco confortevole.

Ma non preoccupatevi, perché il comune sta lanciando una serie di nuove proposte per aiutare il mercato immobiliare a restare in piedi. Come lo farà? Semplice! Nuovi aiuti ai palazzinari, nuovi investimenti in favore di chi fino ad ora si è arricchito. Lo dice chiaramente l’assessore Geri, che promette nuovi incentivi economici a chi passa dal canone turistico (strada comunque impercorribile per colpa della crisi!) a un canone concordato, il tutto, se possibile, senza passare dal bando pubblico. Così chi fino ad ora ha succhiato ricchezza dal turismo adesso sarà “pietosamente” aiutato da esenzioni fiscali e finanziamenti pubblici. Ancora una volta a rimetterci dovrebbero essere giovani e lavoratori, mentre i proprietari continueranno ad arricchirsi con l’aiuto delle istituzioni.
Chiaramente è necessario fare le dovute distinzioni tra i proprietari di piccoli appartamenti, che facevano degli affitti un’integrazione al loro reddito e che spesso durante la pandemia sono stati i più disponibili nei confronti dei loro inquilini, e le grandi proprietà immobiliari, che possiedono la stragrande maggioranza degli immobili cittadini e che negli scorsi anni hanno immesso sulle piattaforme online migliaia di appartamenti, mascherando la loro attività con finti profili individuali, mentre gli incassi volavano su conti esteri ben tutelati dal punto di vista fiscale. I piccoli proprietari, così come i piccoli commercianti, saranno tra coloro che pagheranno di più questa crisi, mentre la grande finanza sta cercando mille modi per ristrutturare i propri investimenti con l’aiuto di una politica compiacente. A questi piccoli proprietari, spesso pensionati poveri, per cui la casa rappresenta l’investimento di tutta una vita, va tutta la nostra solidarietà. Se il frutto dei loro risparmi subirà una svalutazione violentissima le responsabilità devono essere cercate proprio in quelle finanziarie che, grazie ai loro capitali, hanno fatto il buono e il cattivo tempo sul mercato.

Non possiamo permettere che si continui a garantire gli interessi di pochi speculatori, mentre lavoratori, giovani e pensionati sono costretti in una situazione di precarietà, povertà e disagio abitativo. Dobbiamo impedire che anche questa crisi venga fatta pagare ai più poveri, mentre i proprietari immobiliari, le finanziarie, le agenzie, cercano per l’ennesima volta di cascare in piedi con l’aiuto delle istituzioni.

Pretendiamo:

-salario garantito ai lavoratori del settore turistico che, dopo anni di sfruttamento selvaggio, vivono ora una situazione di profonda incertezza economica;

-STOP immediato a tutti gli sfratti per morosità incolpevole;

-sospensione dell’affitto per coloro che si trovano in difficoltà a causa della crisi sanitaria (non si può scegliere tra pagare l’affitto o fare la spesa);

-requisizione delle case sfitte senza motivo e loro messa a disposizione del patrimonio residenziale pubblico;

-creazione di studentati pubblici di qualità;

-sequestro delle proprietà immobiliari ai proprietari che affittano in nero;

-l’affitto non può superare il 20% dello stipendio;

-agevolazioni fiscali per i piccoli proprietari che decido di affittare a un canone concordato a lunga scadenza;

-democratizzazione e gestione realmente pubblica di ACER.

Bisogna costruire comitati a difesa degli inquilini in difficoltà economiche, impedendo in tutti i modi i tentativi di sfratto che nelle prossime settimane si moltiplicheranno sempre più. Come Sinistra Classe Rivoluzione sosteniamo tutte le azioni volte a riconquistare il diritto alla casa, a partire dallo sciopero degli affitti che, partito dagli Stati Uniti, si sta strutturando anche a Bologna. Esempi come quello della palazzina di via Serlio, nel quartiere Bolognina, dove gli inquilini si sono organizzati per non pagare l’affitto alla finanziaria proprietaria dell’intero immobile, devono essere generalizzati.

Non è il momento di esitare, è il momento di agire con audacia.

 

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