31 Dicembre 2020 Lucia Erpice

Argentina, le donne in lotta scrivono la storia

È il 30 dicembre, sono le 4 del mattino e in Argentina il Senato approva (dopo essere stata già votata dal Congresso) la legge che legalizza l’aborto, con 39 voti a favore e 29 contrari, dopo quindici ore di discussione e nonostante la ferma opposizione della Chiesa.

Fuori dal Palazzo del Senato, centinaia di migliaia di donne, giovani e giovanissime, ma anche militanti ed attivisti delle lotte per i diritti civili prima attendono e poi festeggiano, dopo 15 anni di battaglie, una vittoria conquistata sul campo, per le strade, con scioperi, cortei e manifestazioni.

La Marea Verde ha vinto. Il movimento delle donne argentine al grido di “ABORTO LEGAL SEGURO Y GRATUITO” ha ottenuto una vittoria storica.

E lo slogan che risuonava ieri in quella piazza: “Con la lotta lo abbiamo conquistato, con la lotta lo difenderemo!”, ci insegna e ci dimostra come non abbassare mai la guardia e soprattutto come si vince una battaglia e si conquista un diritto.

Questa vittoria sarà un esempio per tutta l’America Latina, per tutti quei movimenti sviluppatisi negli altri paesi in cui l’aborto è vietato, ma anche per il mondo intero.

Con questa legge, l’Argentina insieme ad altri tre paesi del continente (Uruguay, Cuba, Guyana e a uno degli Stati del Messico, quello della capitale, Città del Messico), consente alle donne di decidere sul loro corpo e sul desiderio di essere o meno madri. Negli altri paesi restano restrizioni e condizioni molto complesse. In alcuni, come il Nicaragua, Repubblica Dominicana e Salvador è vietato in ogni caso e il semplice sospetto di aver interrotto volontariamente una gravidanza è punito con una condanna fino a 30 anni di carcere. In altri ancora è limitato solo se mette a rischio la salute della donna o se la donna è stata stuprata.

Il provvedimento approvato ieri prevede che ogni donna possa abortire entro le prime 14 settimane dopo aver sottoscritto il consenso.

Prima dell’approvazione della nuova legge, in Argentina, si poteva interrompere volontariamente una gravidanza solo nel caso in cui fosse dovuta a uno stupro o mettesse in pericolo la vita della donna.

L’ILE, Interrupción Legal del Embarazo, viene introdotta nel 2015 e stabiliva che le donne stuprate potessero interrompere una gravidanza senza essere perseguite penalmente.

La verità è che in molte regioni del paese la legge non veniva applicata o veniva ostacolata e le donne erano costrette a ricorrere all’aborto clandestino rischiando prima una condanna e poi il carcere (dati di un rapporto del 2019, nel paese ci sono almeno 852 casi avviati nei tribunali contro donne che hanno abortito).

Con la legalizzazione dell’aborto l’Argentina mette fine alla disperazione di quelle donne che si rivolgevano agli ospedali dopo un’operazione fatta di nascosto e in condizioni precarie e chiude finalmente con le morti per aborto clandestino. Solo quest’anno si contano 39 mila ricoverate per queste pratiche e altre che , in silenzio, si sono rivolte alle cliniche private.

Anche in Argentina per abortire basta avere soldi.

La Chiesa argentina, che ha contrastato con ogni mezzo possibile l’approvazione di questa legge, ha ancora un largo seguito nel paese e un peso importante nella vita della gente comune.

In un paese attraversato da una profonda crisi economica, resa ancora più ingestibile dalla pandemia, la chiesa assieme allo Stato svolge un ruolo fondamentale nell’assistenza ai più poveri, con centinaia di mense che ogni giorno sfamano chi non ha neanche più da mangiare.

La vittoria della legge sull’aborto è stata possibile perchè il movimento è partito da una rivendicazione particolare, l’autodeterminazione delle donne, e si è allargato poi a rivendicazioni e parole d’ordine più generali.

La lotta per l’emancipazione delle donne infatti è diventata col passare del tempo la lotta allo sfruttamento, alle disparità sociali e di classe, al malfunzionamento del sistema sanitario e più in generale alle politiche di austerità portate avanti dai governi.

Questo perchè l’elemosina delle strutture cattoliche non risolve il problema!

Come in Italia, anche in Argentina, la legge prevede l’obiezione di coscienza, uno strumento di ricatto che potrebbe rendere comunque difficile la scelta delle donne.

Un altro passo da compiere è proprio questo, rivendicare l’eliminazione dell’obiezione di coscienza in tutte le strutture sanitarie pubbliche, perchè la scelta sia davvero libera.

Lo slogan della Marea Verde ce lo insegna: “educación sexual para decidir, anticonceptivos para no abortar, aborto legal para no morir” (educazione sessuale per decidere, metodi contraccettivi per non abortire, aborto legale per non morire).

L’Argentina non tornerà più indietro e quella conquistata è una vittoria che pone la lotta di massa e lo scontro di classe come la principale forma di lotta e di riscatto per vincere contro questo sistema ed abbatterlo per sempre.

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