Arabia Saudita: il sangue dei pellegrini morti a Mina è responsabilità del regime e dei suoi alleati

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Arabia Saudita: il sangue dei pellegrini morti a Mina è responsabilità del regime e dei suoi alleati

Pubblichiamo un articolo dei nostri compagni della Lega di Azione Comunista (Marocco) riguardante la strage avvenuta nella zona di Mina (a 10 chilometri dalla Mecca) lo scorso 24 settembre che ha provocato la morte di 800 pellegrini. L’articolo è stato pubblicato in arabo lo scorso 5 ottobre.

da www.marxy.com

Lo scorso 24 settembre è stato un giorno tragico, sono morte 769 persone mentre 934 feriti sono stati trasportati alla Mecca in Arabia Saudita, anche se il ministro della giustizia iraniano ha dichiarato che erano almeno 2000. L’incidente è avvenuto alle nove ora locale, mentre un migliaio di pellegrini in direzione di Mina erano in cammino per effettuare uno dei riti del Hajj ( la parte che riguarda il lancio delle pietre) .

Un tragico incidente anche rispetto agli standard a cui siamo abituati, il periodico Al-Raya ha riportato l’intervento di un testimone che ha dichiarato: “I corpi erano uno sopra l’altro, come a strati. Qualcuno sotto quella moltitudine di corpi era vivo  e provava a uscire ma invano… perché ormai senza forze, moriva.”. E ha aggiunto: “mi sentivo impotente perché non potevo salvarli. Stavano morendo sotto i miei occhi”. Un pellegrino algerino ha dichiarato alla televisione algerina: “Abbiamo visto la morte con i nostri occhi… La gente camminava sui corpi mutilati.. Quattro o cinque persone una sopra l’altra”.

Subito dopo l’incidente il re Salman ha tenuto un discorso in cui “ esprimeva il  suo cordoglio”  ai famigliari delle vittime promettendo, come sempre, di prendere le “misure necessarie”. Il ministro della salute Jalid al-Falih ha annunciato pubblicamente che l’ incidente è avvenuto perché “alcuni pellegrini non hanno seguito le indicazioni date dalle autorità competenti” discolpando così gli organizzatori di ogni responsabilità.

Il portavoce del Ministero degli Interni saudita, il generale Mansur Turki, ha dichiarato ai giornali che l’incidente è stato causato dalla collisione di un gran numero di pellegrini che giungevano da due lati opposti, provocando la calca, aggravata dalla fatica e dal caldo eccessivo.

La cosa importante per i parassiti che dirigono il paese è negare qualsiasi responsabilità per la morte dei pellegrini, dando a loro la piena responsabilità dell’accaduto. Non solo, per rafforzare la loro tesi hanno reclutato mercenari nel paese e all’estero per accusare le vittime, fino ad arrivare a dire che l’incidente è avvenuto per “ volere di Dio”! La televisione statale saudita ha detto: “questa è una cosa che può accadere quando c’è una grande concentrazione di persone” e ha aggiunto: “E’ degno per un uomo morire in un pellegrinaggio, questa tragedia è solo un fatto casuale” (New York Times)

Abdul Bari Zemzemi, amministratore dell’ ”Associazione Marocchina di Studi e Ricerche nella giurisprudenza della calamità” e membro fondatore dell’Unione Internazionale degli Studiosi Musulmani” , è giunto all’insolenza quando ha detto: “Il trambusto, il comportamento barbaro e la sregolatezza dei pellegrini è la causa di quello che è successo a Mina, nella calca che ha ucciso più di 770 dei pellegrini stessi” e ha aggiunto: “quello che è successo è frutto della negligenza dei pellegrini, li abbiamo visti comportarsi brutalmente, era naturale quindi la tragica conseguenza” aggiungendo che: “sono i pellegrini a cercare tali situazioni”. ( Badil ifo)

La realtà è che le autorità vogliono negare e insabbiare le notizie riguardanti l’esistenza di un corteo che è stato la vera ragione dei disordini… Così, il generale Turki non ha voluto fare commenti prima della pubblicazione di “ ricerche ufficiali” su ciò che viene detto a proposito della chiusura delle porte, cosa che ha portato di fatto all’accumulo della folla. ( New York Times)

Si confermano nel frattempo una gran quantità di notizie stampa e testimonianze di pellegrini che sono sopravvissuti all’incidente che hanno dichiarato che la ragione principale della chiusura delle porte è stato il passaggio del convoglio di un membro della famiglia reale. In questo contesto, ha detto il New York Times, alcuni dei presenti hanno dichiarato che le forze dell’ordine hanno chiuso le porte e questo ha provocato caos e un fuggi fuggi tra i pellegrini. Nell’articolo si dice anche che un dipendente pubblico, Jaled Saleh, sul posto per aiutare a salvare i pellegrini  ha dichiarato di “aver visto un “gran numero di persone stese a terra alcune morte e alcune ferite e che i pellegrini lì presenti gli avevano detto che alcune porte erano chiuse perché stavano passando le macchine dell’élite (VIP)”

Secondo il periodico libanese Diyar, “il grosso corteo era del principe ereditario saudita […] circondato da tutti i lati da più di 200 membri delle forze armate e 150 poliziotti, mentre la processione dei pellegrini si dirigeva verso il centro di Mina. Qui, dopo un cambio di rotta, il corteo avrebbe incrociato la strada che stavano percorrendo i pellegrini che arrivavano dalla direzione opposta causando un brusco indietreggiamento e provocando una fuga precipitosa, dando il via al disastro. Dopo aver terminato la sua visita il Principe Ereditario della Corona se ne è andato. Ma il disastro era già incominciato, i pellegrini hanno iniziato a spingere e a cadere automaticamente a terra scontrandosi violentemente con gli altri; il bilancio delle vittime ha cominciato a salire: dieci, venti, cento, duecento, fino a che il numero è arrivato a 900 pellegrini morti e più di 2.000 gravemente feriti dei quali ne morivano tre ogni cinque minuti aumentando sempre di più.

Questo incidente ha confermato il marciume della famiglia reale che, non contenta di aver causato la morte di centinaia di pellegrini li ha anche trattati come animali: le autorità inizialmente hanno impilato i cadaveri mentre i poliziotti sauditi ci camminavano sopra come se stessero scalando un cumulo di terra. E la cosa più disgustosa è che i principi della famiglia reale e i loro ospiti non hanno voluto eseguire i riti nello stesso modo in cui l’hanno fatto i musulmani di tutto il mondo, ma in luoghi speciali puliti e con aria condizionata, dove solo gli “eletti” possono entrare.

L’incidente è l’opportunità per l’Iran di guadagnare qualche punto e di sferrare colpi ai suoi nemici nella regione, soprattutto quelli uccisi nell’incidente, almeno 131 civili iraniani, una volta confermata la notizia della chiusura delle porte. I funzionari iraniani hanno criticato “la cattiva organizzazione delle autorità saudite”. Il dirigente dell’organizzazione del pellegrinaggio dell’Iran Said Ahadi ha detto alla televisione di stato iraniana che ” non si capiscono le ragioni per cui le autorità saudite hanno chiuso due strade nei pressi del luogo dell’incidente” che “ questo è ciò che ha provocato la tragedia” e che “ le autorità saudite devono assumersi la responsabilità”. ( The New York Times)

Questo tragico incidente avviene solo dopo due settimane dalla mattanza di 100 pellegrini alla Mecca causata dalla caduta di una gru mentre stavano recitando le preghiere e da un incendio in un hotel che ha ferito (forse ucciso) un numero imprecisato di persone. Le autorità preferiscono non dare il numero delle vittime (cosa non rara in Arabia Saudita in particolare se  feriti e morti sono lavoratori comuni).

Il ripetersi di questi  incidenti, insieme ai i vari scandali dei principi sauditi e i numerosi crimini commessi dall’ Arabia Saudita in varie regioni del mondo soprattutto in Medio Oriente, in particolare nello Yemen, sono la prova che il Regno di Al-Saud si sta disintegrando. La classe dominante è entrata in una profonda cisi, sta affrontando gravi conflitti anche tra i membri della propria famiglia reale e mai nella sua storia è stata così tanto isolata. La famiglia Al Saud è appesa a un filo e sopravvive solo grazie agli aiuti delle potenze imperialiste, che elargiscono milioni e milioni di dollari per comprare il silenzio di qualche gruppo sociale, tutto questo però non durerà ancora per molto.

L’Arabia Saudita è in guerra oggi in molte zone, specialmente in Yemen, Siria e Iraq, attraverso l’ assoldamento di mercenari, di bande terroriste e barbare o attraverso sistemi dittatoriali alleati. Si trova ora obbligata a elargire milioni per comprare la pace interna e allo stesso tempo appoggiare i regimi dittatoriali della regione (incluso il Marocco) per salvarli da una disfatta; e lo fa alla luce di una crisi economica globale severa e ampia mentre il prezzo del petrolio scende vorticosamente. Si tratta di un vicolo cieco e presto o tardi arriverà in fondo. Questo è il quadro generale che dobbiamo aver ben chiaro per comprendere le ragioni per cui avvengono tali incidenti e l’inevitabilità di nuovi in futuro.

Marocco

Mentre stiamo scrivendo questo articolo viene confermato che tre pellegrini marocchini sono morti nell’incidente anche se, nei giorni precedenti (anche secondo il periodico Jerusalem), le autorità marocchine, compreso il ministro del Awqaf e quello degli affari interni, Ahmad Tawfiq, ne avevano negato l’ esistenza.

Inoltre, un notevole numero di agenzie di stampa confermano la morte di 87 pellegrini marocchini e alcune ne riportano più di 100. Oltre che essere responsabili di questa tragedia le autorità saudite si sono rese complici del silenzio delle autorità marocchine. Viene confermato inoltre che “100 pellegrini marocchini hanno passato la giornata di domenica 27 settembre alla Mecca in condizioni deprecabili dopo aver aspettato più di 24 ore in attesa all’aperto, senza acqua, senza cibo e senza la possibilità di viaggiare verso la città; alcuni di loro non neanche potuto contattare i famigliari dopo il tragico incidente”.

“Secondo i parenti dei pellegrini dopo una dichiarazione al quotidiano “Al Masae” che ha riportato la notizia nella sua edizione di Martedì 29 settembre, centinaia di pellegrini marocchini, tra cui anziani, donne e altri, tra le nove della domenica mattina e dieci della sera di lunedì hanno passato ore difficili senza poter aver notizie dei loro famigliari scomparsi. Senza acqua, cibo e servizi igienici hanno trascorso molto tempo senza vedere all’orizzonte nessuna soluzione, mentre la fallimentare agenzia di viaggio non proponeva nessun modo per spostarsi dalla Mecca a Medina.”

Chiaro è che alle autorità marocchine a cui non è importato nemmeno chi è morto e chi è sopravvissuto, tanto meno interessano i sentimenti dei famigliari delle vittime né dei feriti. Il re del Marocco si è però preoccupato di inviare un messaggio di cordoglio al re Salman (!); lui, che ha annunciato l’entrata del Marocco in un periodo di lutto per la morte del re saudita Abdullah, non ha ancora invitato a esprimere neanche un minuto di silenzio per rispetto alla memoria delle vittime e dei loro famigliari; non ha nemmeno cambiato i programmi ufficiali della TV nazionale, continuando a trasmettere programmi “di divertimento” come se non fosse successo niente.

Quello che in realtà interessa alla classe dominante marocchina è il mantenimento della sua fragile stabilità, evitando il più possibile l’inizio di un movimento di massa. Inoltre, ha anche paura dell’ira dei padroni a Riyadh, se facesse qualche dichiarazione critica o accusatoria verso l’Arabia Saudita quest’ultima in un momento le chiuderebbe il rubinetto degli aiuti umilianti che riceve da tempo.

Per questo procede con passi precisi e si prende  gioco delle masse e delle famiglie delle vittime dando dati scioccanti ma con il contagocce: non ci sono vittime, poi tre, più tardi diventano sei, poi ancora di più e così via fino alla fine. Chiaramente poi viene dichiarato che il re si farà carico della sepoltura delle vittime, ha ordinato di curare i feriti etc. facendo così passare la tormenta e cercando di convincere le famiglie delle vittime di aver avuto tutte le “attenzioni Reali”.

Il disprezzo delle autorità marocchine verso i cittadini è pari solo al disprezzo che le autorità saudite hanno verso i loro servi, i governanti del Marocco. Il quotidiano “Al-Sabah” ha citato un rapporto in cui si diceva che Mohammed Bou Said, Ministro delle Finanze e il presidente della Missione marocchina per li viaggi alla Mecca, hanno ricevuto il divieto dalle autorità saudite di effettuare ricerche sull’incidente senza ottenere autorizzazioni fino a venerdì 16 ottobre. Secondo la sua dichiarazione: “questo ha portato a ritardare l’annuncio del numero delle vittime marocchine nella tragedia di Mina”.

Bou Said ha aggiunto che durante la sua visita all’Officina del Sevizio Mobile 84 è stato costretto ad andare negli obitori a raccogliere informazioni sulle vittime e che l’Arabia Saudita non ha autorizzato le ambulanze e i medici che avevano il permesso ad effettuare gli interventi di primo soccorso sui feriti.

Benkirane, che come un cagnolino docile e fedele è andato a baciare la mano al re saudita Salman, in una visita in Marocco ha dichiarato: “la nostra unica fonte sono i sauditi, nessun altro” e “chi osa offendere i padroni?”

Possibili esplosioni di rabbia

Possiamo vedere a cosa porterà questa situazione osservando innanzitutto le proteste organizzate dai pellegrini marocchini sopravvissuti alla tragedia, come quella organizzata venerdì scorso alla Mecca in cui i manifestanti condannavano “ la cattiva organizzazione a Mina”. Come ha denunciato una persona sul sito marocchino “febrayer.com”, i pellegrini marocchini si sono visti obbligati a tornare alla Mecca a piedi; dopo essersi sentiti abbandonati dai responsabili e le autorità saudite non li avevano trattati a dovere si sono sentiti spinti a protestare mostrando bandiere marocchine. (CNN araba)

Secondo le informazioni sul sito web Badil:

“Cento pellegrini marocchini hanno protestato in Arabia Saudita contro “ negligenza e abusi” che hanno subito per colpa di responsabili della missione marocchina del Hajj, sia per negligenza delle autorità saudite incaricate di sorvegliare il cammino di pellegrinaggio; uno dei pellegrini ha dichiarato  in un video che quella manifestazione era la risposta alla negligenza e agli insulti subiti dai pellegrini marocchini. I manifestanti pretendevano l’incriminazione dei funzionari marocchini e la verità sui fondi che i pellegrini marocchini avrebbero ottenuto e che i funzionari si sarebbero intascati”.

La classe dominante marocchina teme questa situazione e tenta di fermarne lo sviluppo; sa molto bene che ci potranno essere avvenimenti esplosivi e che qualsiasi scintilla, qualsiasi sia la sua causa, può accendere la miccia del discontento accumulato dalla popolazione. I pellegrini hanno intrapreso la protesta contro le autorità marocchine, accusando anche il modo con cui le autorità saudite hanno agito e ora esigono giustizia. Così qualsiasi protesta può diventare una protesta politica contro corruzione, abuso etc.

In questo contesto Benkirane ha utilizzato i media borghesi per cercare di tranquillizzare la situazione dicendo in un comunicato (rintracciabile su “febrayer.com”): “per poter supportare i vostri concittadini in questo momento difficile dovete collaborare”.

Può essere che il sistema riesca ad assorbire lo shock e superare il periodo critico con l’aiuto dei suoi sodali, dei suoi servi riformisti, degli “esperti” e dell’esercito di giornalisti mercenari.
Resta il fatto che questa situazione ha dimostrato alle masse come la classe dominante marocchina disprezza la vita dei cittadini e quanto sia alto il livello di sfruttamento e di umiliazione con cui vengono trattati dai padroni di Al Saud.

La classe dominante in Marocco non è altro che un cane fedele e difende Al Saud e in cambio di un pugno di dollari ha convertito l’ esercito marocchino in una banda di mercenari che combattono in Yemen una guerra che non è loro, contro un popolo che non è loro nemico. Sì, grazie a questa partnership è stata in grado di salvare la pelle durante l’ondata rivoluzionaria che avvenne dopo il 2011, ma questa alleanza, che l’ha salvata in passato, sarà uno dei motivi della sua caduta in futuro.

La famiglia di Al-Saud presto o tardi cadrà e porterà nell’abisso il sistema esistente in Marocco. Il materialismo dialettico, cioè la scienza rivoluzionaria, ci insegna che tutto ciò che esiste è destinato a perire quando perde la sua ragion d’essere. Naturalmente è impossibile determinare esattamente quando accadrà o quale di questi due sistemi cadrà per primo, ciò che è certo è che le caratteristiche di quel giorno hanno già cominciato ad apparire. Abbiamo una fiducia incrollabile ben consolidata nella capacità delle persone di lottare e cambiare la realtà e quando la classe operaia porterà avanti la lotta per cambiare la società non ci sarà potere sulla terra capace di distruggerla. A conferma di questo la presenza di un movimento rivoluzionario nella regione negli ultimi quattro anni.

La crisi continua ed è sempre più necessaria la presenza di un partito rivoluzionario, il partito marxista, che sia capace di dare la direzione necessaria alla classe operaia per prendere il potere e costruire una società socialista.

Solo una federazione socialista del Medio Oriente e del Nord Africa che nasca dalle rovine di tutti i regimi reazionari e brutali, guidata da Arabia Saudita, Israele e Iran, potrà eliminare rovina, misera e guerre. Solo una federazione socialista può spazzare via le élite reazionarie e i regimi capitalisti, dando a tutti gli abitanti della zona libertà di credo, pace e benessere.

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