Diciotti, Aquarius – Contro il razzismo di Salvini e l’ipocrisia del Pd. Unità di classe di tutti i lavoratori!

Il comportamento razzista e reazionario del ministro Salvini sulla vicenda della Diciotti si inquadra nella campagna condotta dal governo gialloverde che descrivevamo due mesi fa in questo articolo. Nella lotta contro il razzismo e la xenofobia non basta un’opera di controinformazione, pur giustissima. È necessario operare una netta separazione tra le bandiere del movimento antirazzista e quelle del partito democratico e dotarsi di un programma che punti all’unità di classe tra lavoratori italiani e immigrati

La vita di 629 tra uomini, donne e bambini ha occupato il centro della campagna razzista del Ministro dell’interno e capo della Lega, Matteo Salvini. L’operato del governo giallo-verde è un attacco ai diritti dei profughi da respingere, senza se e senza ma.

È una campagna totalmente strumentale: la Marina italiana che nega lo sbarco all’Aquarius è la stessa che ha concesso l’approdo ai porti italiani di una nave di un’altra Ong, la Sea Watch, con 223 profughi, il giorno prima. Il 14 giugno oltre 900 persone sono sbarcate a Catania dalla nave “Diciotti” della Guardia costiera italiana.

Il governo giallo-verde non ha intenzione di chiudere i porti, ma di usare l’Aquarius come specchietto per le allodole per la propria base elettorale e, allo stesso tempo, per alzare la voce ai tavoli dell’Unione europea.

Mentre combattiamo la xenofobia di Salvini e soci, rifiutiamo di unirci al coro in difesa dell’Unione europea e dei suoi presunti “valori”. L’Unione europea è tutto fuorché un esempio di accoglienza. Nel 2017 nelle acque del Mediterraneo hanno perso la vita 3017 persone, nei primi cinque mesi del 2018, ben 638. E questi sono solo i dati ufficiali. Nessuno nei palazzi di Bruxelles, Parigi, Berlino o Madrid ha versato una lacrima per queste morti.

Sulla pelle degli immigrati si gioca uno scontro tra le borghesie europee. É vomitevole l’atteggiamento del governo Macron, che ha respinto oltre 10mila immigrati alle frontiere di Bardonecchia e Ventimiglia solo quest’anno. È solidarietà di pura facciata quella del governo del socialista Sanchez, che accoglie la nave a Valencia ma mantiene i muri, anzi le reti, alte 12 metri nelle sue enclavi in terra africana a Ceuta e Melilla, per impedire l’entrata di tanti disperati.

Non abbiamo nessun valore da condividere con quell’Europa tanto democratica e solidale da rinnovare (lo scorso aprile) l’accordo con la Turchia per trattenere i profughi siriani lontano dai suoi confini. Costo totale dell’operazione, sei miliardi di euro. Con una faccia tosta da criminale incallito, Erdogan ha spiegato che con quei finanziamenti sistemerà i profughi nelle zone conquistate all’Ypg, la milizia popolare curda.

Un’Europa che con la nuova Operazione Themis, che dal primo febbraio ha sostituito Triton, ribadiva il principio dell’inviolabilità della “Fortezza Europa” e “elimina l’obbligo di trasferire i migranti soccorsi in Italia” (il sole 24 Ore) e che, quindi, ha fornito un appiglio legale alla posizione di Salvini rispetto alla questione Aquarius.

Il capo della Lega non ha il dono dell’originalità nemmeno sulla proposta di chiusura dei porti italiani. Tale idea era stata avanzata nell’estate scorsa da Minniti, suo predecessore al Ministero degli interni. Il Partito democratico oggi si atteggia a campione di solidarietà ma ieri, al governo, è stato artefice dell’accordo con la Libia per la costruzione di 34 centri di “accoglienza” sul suolo del paese africano, finanziati dall’Italia. Centri in realtà di detenzione, veri e propri lager, oggetto di condanna dell’Onu per torture, stupri e ogni tipo di abuso nei confronti di centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini, ma che hanno assicurato a Minniti il plauso bipartisan di tutte le principali forze politiche.

E infatti, hanno tranquillizzato l’opinione pubblica e bloccato gli sbarchi: gli arrivi dalla Libia sono diminuiti dal 2016 del 78%. La gestione dell’emergenza umanitaria è stata “esternalizzata” ai signori della guerra libici. Libia oggi “terra di nessuno” anche a causa della guerra imperialista che portò alla caduta e poi uccisione di Gheddafi, approvata dal governo Berlusconi al cui interno c’era la Lega, un tempo “Nord”.

Il terreno fertile per la propaganda razzista è stato preparato dai governi del partito democratico a colpi di emergenze securitarie e di Daspo urbani. Il nostro antirazzismo non ha nulla a che spartire con la pietà caritatevole da salotto buono di “Repubblica”.

In Italia in realtà non c’è nessuna “emergenza migranti”. C’è un emergenza lavoro che non c’è, un emergenza salari da fame, un emergenza pensione a 70 anni, un emergenza casa… e ne citiamo solo alcune.

Davanti a una situazione insostenibile, milioni di lavoratori e giovani hanno dato fiducia al M5S (e in misura minore alla Lega) perché arrivasse un cambiamento. Il nuovo governo giallo-verde è nato sulla base del ricatto di Mattarella e dei mercati: Salvini e Di Maio sanno che non potranno rispettare nessuna delle promesse fatte ai lavoratori e ai pensionati. Utilizzano allora un’arma di distrazione di massa come il razzismo, che in tempi di crisi economica e sociale come quelli che viviamo in Italia può trovare un’eco, almeno temporaneamente, nella mancanza di una qualunque alternativa da parte del movimento operaio e soprattutto della sua direzione.

In realtà Salvini sa benissimo che di immigrati il capitalismo ha bisogno. Ha bisogno di chi raccoglie i pomodori a due euro all’ora, necessita di disperati disposti a lavorare a tutti i costi da utilizzare come leva per diminuire salari e diritti per tutti i lavoratori, italiani e immigrati. Non a caso Salvini propone di ammorbidire la legge contro il caporalato “che invece di semplificare le cose (per i padroni?, ndr) le complica”.

L’emergenza profughi è un affare per tante aziende. Dei 5 miliardi di euro destinati all’accoglienza da parte dello Stato, ben pochi vanno ai richiedenti asilo. La stragrande maggioranza se li intascano affaristi (di qualunque colore politico) la cui unica morale è il profitto.

Insomma, il razzismo serve al capitalismo, non solo dal punto di vista della propaganda.

Nella lotta contro il razzismo e la xenofobia non basta dunque un’opera di controinformazione, pur giustissima. È necessario operare una netta separazione tra le bandiere del movimento antirazzista e quelle del partito democratico e dotarsi di un programma che punti all’unità di classe tra lavoratori italiani e immigrati

Tale programma deve prevedere l’abolizione del decreto Minniti, della Bossi-Fini e di tutte le leggi che discriminano gli immigrati, l’abolizione del reato di immigrazione clandestina e della logica dei flussi; la cittadinanza italiana dopo tre anni di residenza per chi ne faccia richiesta e per tutti i nati in Italia. Antirazzismo è anticapitalismo!

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