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Alzare i salari, bloccare i prezzi, difendere i posti di lavoro – Per una nuova scala mobile dei salari!

La battuta di Draghi “il condizionatore o la pace” è l’ennesima dimostrazione del disprezzo che i padroni hanno dei lavoratori.

Anche Bonomi, presidente di Confindustria, ha ribadito che i padroni non sono disposti a dare neanche un euro di aumenti salariali.

È lo stesso disprezzo mostrato nella crisi economica che ha mietuto centinaia di migliaia di posti in questi anni, lo stesso disprezzo di Confindustria e Governo nella pandemia e ora con la guerra.

Dobbiamo essere chiari: siamo contro le sanzioni e l’invio di armi, le cui conseguenze le pagano tutti i lavoratori, non solo ucraini e russi. Dobbiamo fare come i sindacati in Grecia, che hanno scioperato contro la guerra bloccando navi e treni coi loro carichi di morte, ma anche per salari e condizioni di lavoro migliori.

Continuiamo a passare da un’emergenza all’altra e le condizioni di lavoro sono sempre peggiori.

Durante la pandemia ci imbonivano chiamando il personale sanitario “angeli della corsia” e i lavoratori dei settori essenziali “eroi”. Ma appena l’emergenza sanitaria si è affievolita (ma da cui non siamo ancora usciti) ecco che subito sono tornati all’attacco. Pause tagliate, turni di lavoro peggiori, contratti da fame. Hanno ridotto la spesa sanitaria dell’8% e trovato immediatamente altri 13 miliardi per le spese militari.

Ci hanno fatto pagare la pandemia e ora ci fanno pagare il prezzo della loro guerra.

Nel mese di marzo l’ISTAT ha certificato che l’inflazione è aumentata per il nono mese consecutivo, 6,7% su base annua e destinata a crescere ancora nei prossimi mesi. Era dal luglio 1991 che non si registrava un aumento così alto. Tre famiglie su quattro stanno riducendo significativamente le spese anche per mangiare e curarsi. 5,6 milioni di persone sono sotto la soglia di povertà, la stragrande maggioranza sono lavoratori poveri. Quattro milioni non riescono a pagare le bollette, quest’anno le famiglie “morose” che rischiano di vedersi tagliare luce e gas sono già aumentate del 36%.

È falso che l’inflazione è la conseguenza della guerra. È da un anno che l’inflazione cresce a livello mondiale. L’inevitabile contrazione dei consumi, aggraverà la già precaria situazione economica amplificando il problema dell’occupazione.

La strategia contrattuale seguita dai sindacati in tutti gli ultimi rinnovi è fallita: aumenti irrisori (al massimo attorno ai 100 euro) con contratti prolungati di fatto a 4 anni che ci lasciano oggi senza difese mentre i prezzi aumentano mese dopo mese.

Altrettanto sbagliato è stato accettare senza la minima opposizione la fine del blocco dei licenziamenti imposta al governo dai lavoratori durante la pandemia.

Non è vero, come sostengono governo e Confindustria, che se aumentano i salari aumenta l’inflazione innescando un circolo vizioso. Aumentare i salari significa andare ad intaccare i grassi profitti dei padroni.

Il volantino dell’appello

ENI, la compagni petrolifera di cui lo Stato detiene il 30% delle azioni, nel 2021 ha fatto 4,7 miliardi di profitti, i più alti degli ultimi dieci anni. ENEL 3,2 miliardi di profitti, più 22% sul 2020. La casa automobilistica Stellantis ha distribuito solo nel 2021 agli azionisti 3,3 miliardi, di cui 462 milioni sono andati alla famiglia Agnelli. Il tanto sbandierato taglio di 25 centesimi alla pompa di benzina del governo “tassando i profitti delle multinazionali”, in realtà è un taglio delle accise e dell’IVA (quindi soldi dalla fiscalità generale), mentre solo 5 centesimi sono un’extra-tassa alle multinazionali che in questi mesi hanno lucrato aumentando i prezzi del 40%.

È arrivato il momento di dire basta! Non siamo tutti sulla stessa barca, i padroni scaricano sulla collettività i danni della crisi e continuano a godersi profitti miliardari.

Per questo chiediamo che il sindacato metta al centro della sua strategia salariale la lotta per una nuova scala mobile dei salari: un meccanismo che all’aumento dei prezzi faccia seguire un aumento automatico dei salari, come era la scala mobile che ci è stata tolta 30 anni fa.

Il sindacato fino ad ora ha solo balbettato qualche proposta di riduzione dell’Iva e un aumento delle detrazioni fiscali, supplicando per l’ennesima volta un tavolo di trattativa col governo. Il problema fiscale è solo uno: colpire i profitti, gli alti redditi e i grandi patrimoni, sgravando lavoratori, pensionati e la massa dei consumatori su cui cade il grosso del carico fiscale.

Il sindacato deve smettere di sostenere il governo Draghi e cominciare a fare una vera opposizione nel paese organizzando una seria mobilitazione nei luoghi di lavoro.

Alla pretesa di altri sacrifici del governo, bisogna contrapporre una vera piattaforma e una mobilitazione che sappia coinvolgere i lavoratori.

Quella del conflitto sociale è una strada obbligata ma che può essere praticata con efficacia solo con una piattaforma rivendicativa in grado di rispondere ai bisogni dei lavoratori.

  • aumenti salariali dignitosi, non meno di 300 euro al mese
  • una nuova scala mobile dei salari
  • calmierare i prezzi, delle bollette, degli affitti, dei beni di prima necessità
  • un nuovo blocco dei licenziamenti per difendere la continuità produttiva e i posti di lavoro
  • nazionalizzazione sotto il controllo dei lavoratori delle aziende del settore energetico

Facciamo appello a tutti i lavoratori e i delegati a una mobilitazione dal basso che costringa i dirigenti sindacali ad abbandonare la linea dei cedimenti.

Giornate di marzo – Area d’alternativa in Cgil

Per aderire alla campagna scrivici alla mail [email protected]

Fai clic qui per scaricare e stampare l’appello.

Primi firmatari:

Mario Iavazzi (Direttivo nazionale Cgil), Paolo Brini (Comitato Centrale Fiom-Cgil), Antonio Forlano (Rsu Ups Milano, direttivo nazionale Filt-Cgil), Irene Forno (Direttivo nazionale Nidil-Cgil), Gianplacido Ottaviano (Rsu Bonfiglioli Bologna Assemblea generale Fiom-Cgil), Paolo Grassi (Assemblea generale Nidil-Cgil), Margherita Colella (Assemblea generale Emilia Romagna), Daniele Chiavelli (Assemblea generale Flc-Cgil Mantova), Domenico Loffredo (Operaio Fca Pomigliano Direttivo Campania Fiom-Cgil), Vincenzo Chianese (delegato PrimoSole direttivo Campania Fiom-Cgil), Giuseppe Violante (delegato Rsu Maserati direttivo Fiom-Cgil Modena), Matteo Parlati (delegato Ferrari direttivo Fiom-Cgil Modena), Giuseppe Faillace (Rsu Motovario direttivo Fiom-Cgil Modena), Simona Leri (Rsu Coop Alleanza 3.0 direttivo Cgil Modena), Davide Bacchelli (delegato Ima direttivo Fiom-Cgil Emilia Romagna), Gian Pietro Montanari (Rsu Toyota Fiom-Cgil Bologna), Gianluca Sita (Rsu Fiom-Cgil Ima assemblea generale Fiom Bologna), Domenico Minadeo (Rsu Fiom Metaltarghe Assemblea generale Fiom-Cgil Bologna), Massimo Pieri (Rsu Tas spa Casalecchio di Reno direttivo Fiom-Cgil Bologna), Luca Ibattici (Rsu Spal direttivo Fiom-Cgil Reggio Emilia), Diego Sabelli (delegato Rsu Elt Assemblea generale Fiom-Cgil Lazio), Mirko Sighel (Direttivo Cgil Trentino), Angelo Raimondi (delegato Rsu Filcams-Cgil Esselunga Corbetta-Milano), Francesca Esposito (Direttivo regionale Lombardia Filt-Cgil), Joan Valdiviezo (delegato Filt-Cgil Italgroup Ups Milano), Jeisson Zuniga (delegato Filt-Cgil Planet Cantiere Ups Milano), Tomaso Perani (delegato Rsu Università Statale Milano, direttivo Milano Flc-Cgil), Fiammetta Fossati (Rsu Fiom-Cgil Etipack Cinisello B. MI), Marco Peverelli (Assemblea generale Lombardia Filt-Cgil)

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