Almaviva, ancora un nulla di fatto – Esplode la rabbia dei lavoratori
Il 27 Maggio per i lavoratori Almaviva è stata un’altra giornata di lotta.
Centinaia di lavoratori di Roma, Napoli e Palermo si sono ritrovati in un presidio determinato e combattivo a Piazza S.S. Apostoli a Roma. Sarebbero potuti essere molti di più se il sindacato avesse messo a disposizione i pullman che servivano da Napoli, cosa che inspiegabilmente non è avvenuta!
Ancora una volta nel presidio i colleghi delle varie filiali si sono mischiati fra di loro dimostrando la loro unità e scandendo slogan contro governo e padrone.
Questa combattività inizia a fare paura e ieri abbiamo visto come l’apparato repressivo attraverso la polizia provi ad intimorire i lavoratori. Per più di due ore infatti i lavoratori sono rimasti in piazza S.S. Apostoli bloccati dalle camionette della polizia e sotto il vigile occhio della Digos.
È stata negata loro la possibilità di recarsi in corteo a Montecitorio e solo grazie alla loro determinazione sono riusciti ad ottenere un incontro con un rappresentante del governo.
Anche su questa questione è emerso un punto che nei prossimi giorni diverrà sempre più decisivo: ovvero chi decide sul futuro di questa vertenza. In piazza infatti si è aperto un dibattito su chi dovesse partecipare alla delegazione che incontrava il governo. Per risolverlo non serve urlare ma far sì che siano i lavoratori a decidere veramente. Crediamo che su questo ci sia un solo modo perché la delegazione sia espressione della volontà di chi lotta: eleggere tra i presenti una delegazione trattante che risponda all’assemblea e che sia revocabile in ogni momento.
Questo è l’unica modalità democratica perché qualsiasi delegazione sia pienamente legittimata.
Di fronte al diniego della Digos di fare il corteo si è deciso di uscire dalla piazza alla spicciolata per ricomporsi davanti a Montecitorio.
Mentre la delegazione saliva per incontrare i rappresentanti governativi il presidio ha ripeso vita con grande combattività.
L’esito dell’incontro è stato quello che ci si poteva aspettare. Il Governo non ha una posizione diversa da quella del Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) e non ha preso impegni se non “portare la sensibilità contro gli esuberi al prossimo tavolo” la stessa “sensibilità “ con cui ha condannato alla precarietà milioni di persone con il jobs act!
I lavoratori hanno prima ascoltato ordinatamente il resoconto del rappresentante della Cisl ma di fronte alla sua inconcludenza è esplosa la loro rabbia.
Prima un gruppo di lavoratrici ha iniziato a intonare il coro “parole parole parole soltanto parole” mentre quando il funzionario Uil ha preso la parola è esplosa la contestazione aperta al grido di “venduti venduti” . Una lavoratrice ha detto “se voi dirigenti sindacali aveste la metà del coraggio che abbiamo noi, avremmo già risolto i nostri problemi!”. A quel punto dal fondo del presidio altri lavoratori gridavano “se il 4 Giugno partono le lettere di licenziamento dobbiamo occupare!” ed è partito il coro “fare come in Francia, fare come in Francia”.
I prossimi giorni con l’incontro di lunedì ci diranno qualcosa in più ma è chiaro che con la giornata di oggi la vertenza è entrata nel momento decisivo. Bisogna prepararsi ad una fase ancora più acuta di conflitto, valutando le forme di lotta migliori per vincere e fermare i licenziamenti senza escludere l’occupazione degli stabilimenti dopo il 4 Giugno.
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