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8 giugno, scuola in SCIOPERO – Basta precariato, vogliamo scuole sicure!

Pubblichiamo il volantino che i nostri militanti distribuiranno in tutta Italia nei presidi in occasione dello sciopero della scuola di lunedì 8 giugno.

L’emergenza sanitaria ha messo in luce il totale fallimento dell’autonomia scolastica: tagli selvaggi e scuole che si devono arrangiare, più burocrazia, aziendalizzazione e autoritarismo crescente dei dirigenti scolastici, sono solo alcuni degli aspetti che i lavoratori nel mondo dell’istruzione vivono quotidianamente.

La continuità delle lezioni in questi mesi, mentre il ministero scaricava sulle spalle di insegnanti, studenti e famiglie il reperimento dei mezzi per garantire la didattica a distanza, è stata portata avanti con spese a proprio carico, iperconnessione e raddoppio del lavoro.

Ma la scarsa efficacia di una tale didattica è impossibile da nascondere, il 90% degli studenti definisce questo strumento discriminatorio e oltre l’80% del corpo docente rifiuta di tornare a settembre con forme ibride tra lavoro in presenza e a distanza.

 

Quale ripartenza ?

L’anno scolastico inizierà con 200 mila contratti a tempo determinato, il concorso farsa è stato posticipato e le immissioni in ruolo dalle graduatorie, previste in questi mesi estivi, non copriranno nemmeno i pensionamenti.

Mentre per le scuole private non si arresta la pioggia di denaro da parte dello stato (oltre 500 milioni nel corrente anno scolastico), il ministero non ha nessuna intenzione di fornire alla scuola pubblica le risorse necessarie.

Nessun serio piano di edilizia scolastica (le misere risorse destinate allo scopo risultano addirittura inferiori a quanto stanziato dai precedenti governi), nessun incremento di organico e nessuna riduzione del numero di alunni per classe. Per il prossimo anno scolastico i provveditorati stanno formando classi utilizzando i “soliti tetti” per il numero di allievi: 29 all’infanzia, 27 alla primaria, 28 alle medie e 30 alle superiori. Distanziamento e sicurezza sanitaria, così come migliori condizioni per l’apprendimento dopo mesi di Dad (Didattica a distanza), saranno impossibili.

A queste condizioni la riapertura non potrà che comportare più flessibilità, incremento di ritmi e mansioni, carichi di lavoro aggiuntivi e doppi turni, rischio di ridimensionamento del tempo scuola all’infanzia. Non è un caso che la ricetta dell’Associazione Nazionale Presidi per il nuovo anno scolastico preveda il pieno sviluppo dell’autonomia scolastica e maggiore libertà d’azione per i presidi su incremento di salario e assunzioni.

Nel complesso, si tratta di un quadro che avrà ricadute sulle famiglie e su chiunque lavori nel mondo dell’istruzione o a contatto con esso compresi educatori, operatori nelle mense, lavoratori dei servizi di trasporti.

Tutto questo va contrastato con forza!

Lo sciopero dell’8 giugno deve essere l’inizio di una mobilitazione generale che sia efficace, va messo in discussione l’intero assetto dell’autonomia scolastica, l’obiettivo deve essere cambiare radicalmente le cose!

Per ottenere questo è indispensabile la partecipazione dei lavoratori e il coinvolgimento dell’intera categoria, servono assemblee sindacali nei territori, un serio percorso di lotta e parole d’ordine chiare!

  • Rifiuto della didattica a distanza come elemento strutturale in ambito educativo, superata la fase di emergenza sanitaria, la didattica deve attuarsi esclusivamente nelle scuole;

  • No all’autonomia, no ai presidi manager. Nessun finanziamento dei privati alle scuole, nessuna richiesta di contributi delle famiglie alle spese scolastiche. Raddoppio immediato dei fondi destinati all’istruzione e nessun finanziamento alle scuole private. La gratuità della scuola pubblica, così come la strumentazione tecnologica necessaria a studenti e insegnanti, deve essere garantita dallo Stato;

  • Avvio di un piano di edilizia scolastica, aule e laboratori devono garantire la più totale sicurezza ed essere tecnologicamente attrezzati. Deve essere ridotto il numero di alunni per classe, numero che non deve mai superare le 20 unità;

  • No al lavoro sottopagato o gratuito, no alla precarietà. Rinnovo del contratto collettivo nazionale che preveda:

  • Piano di pensionamenti straordinario per la fascia più anziana di lavoratori;
  • Stabilizzazione su tutti i posti vacanti nelle scuole del personale precario del personale docente e non, con corsi di formazione gratuiti e in orario di servizio;
  • Completo recupero del potere d’acquisto: per ogni figura professionale l‘aumento salariale deve garantire stipendi non al di sotto della relativa media europea;
  • Pari trattamento economico e diritti per il personale scolastico e quello educativo.
  • Pieno supporto a RSU e RLS nei comitati per la sicurezza sanitaria nelle scuole.

Gli strumenti di emergenza come la Dad e la riorganizzazione del personale ausiliario e amministrativo sono la palla al balzo, nella proposta avanzata dall’associazione nazionale presidi, per distruggere la scuola pubblica. Eliminazione di organi collegiali che, tra le altre cose, regolano il diritto di assemblea e libertà sindacale, definiti obsoleti e in “contrasto con le prerogative dirigenziali”, la proposta di un contratto “moderno” che contempli un allargamento dell’orario di lavoro per i docenti, maggior libertà di manovra di presidi su organizzazione del lavoro di docenti e rispetto al personale Ata. Ciliegina sulla torta, la creazione di un “middle management ” di collaboratori dei dirigenti scelti tra i docenti che percepiranno diversa retribuzione rispetto agli altri colleghi .

A questo rilancio dell’autonomia dobbiamo contrapporre un modello di scuola radicalmente opposto. E questo può essere costruito solo da chi la vive quotidianamente: lavoratori e studenti devono costituire comitati, eleggere delegati revocabili in qualsiasi momento e rappresentanti di ogni categoria del mondo dell’istruzione, per discutere e poter decidere della gestione della didattica e delle attività scolastiche. Solo i lavoratori possono farlo in un’ottica di difesa degli interessi collettivi!

 

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