4 dicembre – Un NO contro Renzi e i suoi padroni
Perché il 4 dicembre diciamo NO alla riforma Renzi Boschi
1. Il SI è il voto della grande finanza e dei padroni.
La banca d’affari JP Morgan che tre anni fa auspicava che in Europa si cambiassero le costituzioni troppo “socialiste”, troppo democratiche e che contengono l’esplicita difesa dei diritti dei lavoratori, oggi fa campagna per il Sì. JP Morgan, tra l’altro, sta gestendo la crisi del Monte dei Paschi di Siena e “prevede” problemi se vincesse il No.
Anche le agenzie di rating Moody’s e Fitch (ve le ricordate?) minacciano: se vince il NO tornerà a salire lo spread e l’Italia pagherà più interessi sul debito pubblico. Si potrebbe continuare con Confindustria, De Benedetti, Marchionne, Tronchetti Provera, ecc. Il Financial Times, che è il portavoce di tutti questi signori, lo ha scritto chiaramente: il problema è il “sentimento ostile al business” che va sconfitto. Il NO è innanzitutto un voto contro tutti quelli che hanno distrutto salari, stato sociale, privatizzato beni pubblici, distrutto lo statuto dei lavoratori, lasciato dilagare la precarietà e il supersfruttamento.
Il Sì è il voto del capitale, al gran completo. Crediamo che il NO debba essere il voto dei lavoratori e di tutti gli sfruttati.
2. La barzelletta dei “costi della politica”
“Aboliremo il Senato e così si ridurranno le spese.” Ma le cose non stanno così: quello che si cancella non è il Senato, bensì il nostro diritto di eleggerlo. La riforma crea un Senato ancora più antidemocratico, inutile e opaco di quello attuale. Peraltro questo Senato non eletto da nessuno avrà comunque potere su questioni non da poco quale l’elezione del Presidente della Repubblica o i trattati con l’Unione Europea.
I “costi della politica” sono indistruttibili in questa società, perché per governare il capitale ha bisogno di una gigantesca burocrazia che “regoli”, controlli e gestisca (a vantaggio suo e dei suoi padroni) tutti gli innumerevoli conflitti generati dalle ingiustizie di questo sistema.
Chi ha memoria si ricorda le grandi promesse di 25 anni fa quando, cambiando le leggi elettorali si entrò nella cosiddetta “Seconda repubblica”: erano le stesse promesse di Renzi oggi, ma quello che abbiamo avuto è stato meno democrazia, meno diritti economici e sociali e altrettanta corruzione, spreco e malaffare.
3. “Più governabilità”: ma per chi?
Con la riforma, si dice, avremo leggi rapide, basta con le lungaggini all’italiana. Ma tutta questa efficienza, a vantaggio di chi dovrebbe andare? Quando si è trattato di distruggere le pensioni, alla signora Fornero sono bastati una quindicina di giorni. Per distruggere lo Statuto dei lavoratori col Job’s act, o per la “buona scuola” Renzi ci ha messo pochi mesi, ricattando i suoi parlamentari coi voti di fiducia.
Quando i padroni chiamano, governi e parlamenti diventano molto “rapidi ed efficienti”. Le conseguenze, invece, le paghiamo noi per anni e anni.
4. Vale la pena di difendere il “vecchio”?
La maggior parte dei sostenitori del NO glorifica la costituzione e l’attuale sistema politico, gridando al “rischio di regime” se passa la riforma. Noi non ci associamo a questo coro. Sappiamo bene che, riforma o non riforma, la democrazia in questo sistema economico è poco più di un’etichetta su un bidone vuoto. Il vero potere non è nei parlamenti, ma nei consigli d’amministrazione delle grandi multinazionali, nei salotti della finanza, negli alti gradi degli eserciti, delle burocrazie statali, della magistratura, della polizia, della Chiesa, dei grandi mass media… È questa la vera gerarchia di chi comanda in questa società, e conta fino a un certo punto come viene eletto il parlamento che ogni cinque anni deve rinnovare l’illusione del “popolo sovrano”. Sappiamo bene quanto valgono la “libertà”, l’“uguaglianza” o la “democrazia” in sistema economico in cui la minoranza privilegiata è sempre più ricca, ed esercita col denaro il suo controllo su tutti gli aspetti della vita pubblica: sistema politico, mezzi di comunicazione, università, chiesa, cultura…
Difendiamo i nostri diritti all’interno di questo sistema, ma lottiamo ogni giorno per cambiarlo, per rovesciare il capitalismo e sostituirlo con un sistema nel quale l’economia sia pubblica, le risorse siano usate nell’interesse di tutti sotto il controllo dei lavoratori e di assemblee popolari, in cui tutte le cariche pubbliche siano elettive, revocabili e svolte per una retribuzione pari a quella di un lavoratore qualificato.
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