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Un imponente sciopero generale scuote la Finlandia

Uno sciopero generale è stato convocato il 18 settembre scorso in Finlandia dai sindacati che rappresentano 2,2 milioni di lavoratori, vale a dire l’80% della forza lavoro in un paese di soli 5,5 milioni di abitanti, per protestare contro i tagli proposti dal governo di coalizione di destra. Il Governo intende ridurre le ferie annuali, tramutare due festività infrasettimanali in giorni senza paga, non retribuire il primo giorno di assenza dal lavoro per malattia, ridurre la retribuzione durante il congedo per malattia e tagliare la paga oraria per gli straordinari e per le domeniche lavorative. Queste modifiche dovrebbero entrare in vigore a partire dall’inizio del 2017.

Assieme alla Germania, la Finlandia è stato uno dei fautori più entusiasti dell’austerità nella zona euro. Ora, il governo propone che il popolo finlandese debba ingoiare la stessa medicina che è stata inflitta ai Greci. Come ha detto Timo Soini leader del partito dei “Veri finlandesi”di estrema destra, “Chi ha creato questo casino, è giusto che paghi. Ora dobbiamo ingoiare una medicina molto forte”.

Tuttavia, Soini non risponde alla domanda: chi esattamente ha “incasinato” la situazione, e chi “deve ingoiare la medicina”? I governi di tutta l’Eurozona sono uniti nella risposta: il 99% della popolazione deve pagare la crisi, in modo che l’1% può continuare a fare profitti. Venerdì scorso, centinaia di migliaia di finlandesi hanno detto #stop!

Ho partecipato alla grande manifestazione in piazza Rautatientori, ad Helsinki, e sono stato immediatamente colpito dal numero dei manifestanti. La piazza era gremita: gli organizzatori hanno affermato che in 30mila avevano sfidato la pioggia torrenziale, e c’è da crederci. La gente ha invaso tutte le strade circostanti, e un’atmosfera di festa travolgeva tutti, con musica a tutto volume e chioschi che vendevano hot dog ai manifestanti. Tuttavia, dietro l’atmosfera di festa c’era una ferrea determinazione a sconfiggere questo governo sempre più impopolare.

finlandia_2“Ci opponiamo i piani del governo che vogliono tagliare il salario dei lavoratori”, ha detto Mikko Koskinen, un funzionario sindacale di 34 anni, “specialmente per quanto riguarda il salario notturno e domenicale. Il governo vuole imporre per legge che la contrattazione non possa intervemire sul miglioramentto dei salari e delle condizioni di lavoro.

“Abbiamo fatto alcuni calcoli sugli effetti della proposta di legge sui lavoratori, e i più pesanti riguarderanno coloro che lavorano nel settore pubblico, le persone con redditi più bassi, che perderanno circa il 10% del loro stipendio a causa di questa proposta del governo”.

Ha concluso con un tono conciliante: “Con questo sciopero vogliamo dimostrare al governo che non siamo affatto contenti, ma che siamo disposti a sederci al tavolo delle trattative per rendere la Finlandia un paese di nuovo competitivo. “

Così, per i sindacati, lo sciopero è stata una dimostrazione di forza per portare il governo a più miti consigli. Ma questi tagli sono semplicemente il risultato di un attacco di follia collettiva da parte del governo?

Ho parlato con un certo numero di lavoratori che credevano che i problemi fossero molto più profondi, e mi ha colpito un approccio più combattivo da parte loro. Antti Kaajakari, un operaio del comune, ha criticato l’atteggiamento dei sindacati.

“Sono preoccupato di come anche chi sta dalla parte dei lavoratori, come i grandi sindacati, siano d’accordo con il governo, secondo cui dobbiamo fare alcuni tipi di tagli”, ha sostenuto, “e non credo che sia l’atteggiamento giusto . Non aiuta, perché la gente non ha i soldi per comprare le cose, e le piccole imprese non saranno in grado di vendere i loro prodotti, quindi non credo che i tagli siano la strada giusta. Se produci per esportare, dovresti sapere che la depressione è globale, e i tagli ai consumi interni non aiutano. Non possiamo competere con la Cina, non possiamo permettere che i nostri lavoratori vivano in queste condizioni, abbiamo bisogno di una soluzione diversa.”

Taru Kulmala, una studentessa di 23 anni, alla mia domanda se i tagli fossero inevitabili, come spiega il governo, mi ha risposto

“I ricchi non pagano le imposte come dovrebbero, perché evadono. Il nostro primo ministro ha un sacco di soldi, ma anche lui evade. Questo è possibile solo per i ricchi; Non e ‘possibile evadere per i poveri, perché non possiamo permetterci gli avvocati per i costosi ricorsi al fisco.

L’evasione fiscale in Finlandia è stimata infatti tra i 6 e gli 8 miliardi di euro all’anno.

Era chiaro che, mentre i dirigenti sindacati conservano la speranza di negoziare con il governo, molte persone vogliono che il movimento di protesta cresca ulteriormente. La gente era chiaramente alla ricerca di un’alternativa politica ai tagli. I sindacati e la sinistra devono proporre un programma politico alternativo, possa davvero risolvere i problemi del 99% della popolazione e ottenere un sostegno di massa.

Fino a poco tempo fa, si pensava che gli scioperi fossero una peculiarità dell’Europa meridionale, che queste cose non potessero mai accadere nella calma, sonnolenta Europa settentrionale. Ora, quasi dieci anni dopo il crollo globale, questo sta cominciando a cambiare.

Certo, la crisi in Finlandia non ha raggiunto i livelli più gravi del Sud Europa, ma sta diventando chiaro che il “modello nordico” di capitalismo “regolato” e tenore di vita elevato ha i giorni contati.. La Svezia ha subito un decennio di tagli e privatizzazioni. La Finlandia è stata particolarmente colpita dal declino di Nokia, così come dal calo della domanda per la carta, che colpito uno dei suoi settori industriali più importanti. Oggi il debito pubblico cresce al ritmo di un milione di euro all’ora, il tasso di disoccupazione è al 10,3%, e il rapporto debito-PIL si situa ben oltre l’obiettivo della zona euro del 60%: la Finlandia è un paese in crisi. Nella sola capitale, 3mila persone si recano quotidianamente alle mense dei poveri.

Qual è stato il ruolo dei socialdemocratici in tutto questo? Vergognosamente, sono entrati in una coalizione con la destra del Partito di coalizione nazionale, e sono stati puniti dalla classe operaia nelle elezioni politiche dell’aprile scorso dove hanno ottenuto il 16,5%, il peggior risultato della storia.

Lo sciopero generale del 18 settembre deve segnare l’inizio del movimento, non la sua conclusione. Il passo successivo è quello di portare tutti i sindacati alla convocazione di un vero sciopero generale, non solo di 300.000 persone, ma che coninvolga tutti i lavoratori finlandesi. Le concessioni che il governo potrà fare saranno fortemente limitate dalla crisi in Finlandia e nella zona euro, e l’obiettivo deve essere quello di far cadere questo marcio governo di destra. Una serie di azioni e di scioperi generali devono essere programmate con un andamento crescente avendo questo obiettivo in prima linea.

Ma non è sufficiente opporsi al governo, un’alternativa politica deve essere proposta. Vi è abbondanza di ricchezza in Finlandia, è depositata nei conti del 1%, quella classe parassitaria che si rifiuta persino di pagare le tasse. Lo scandalo dell’evasione fiscale delle grandi aziende e deiricchi deve essere svelato, per contrastare le bugie della destra secondo cui”siamo tutti sulla stessa barca.”

Dato che i ricchi troveranno sempre il modo di eludere i controlli, ad esempio esportando i capitali all’estero, non dobbiamo solo tassare le grandi aziende, ma espropriarle. La vera ricchezza della società è stato creata da chi lavora, e dovrebbe appartenere alla nostra classe. Le banche e le grandi multinazionali devono essere nazionalizzate e posti sotto una gestione democratica; potrebbero poi essere utilizzate per pianificare un massiccio programma di investimenti in infrastrutture e in tecnologia, sfruttando i talenti della popolazione finlandese. Tale piano dovrebbe porre fine alla crisi una volta per tutte.

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