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“Siamo ancora qui!” Grande successo della Notte rossa della rivoluzione a Napoli

Sabato 28 ottobre circa 300 persone hanno partecipato alla Notte rossa della rivoluzione, l’evento conclusivo della campagna per il centenario della Rivoluzione d’Ottobre promossa da Sinistra Classe Rivoluzione (SCR). È stata l’iniziativa più importante di una campagna nazionale volta a raccogliere e a difendere l’eredità dell’Ottobre del 1917. Nel corso di quest’ultimo anno, oltre ad aver organizzato discussioni e seminari sul tema, abbiamo lanciato una pagina facebook (La rivoluzione russa) che ripercorre giorno per giorno gli avvenimenti decisivi della Russia del ’17, abbiamo inserito nel nostro periodico, Rivoluzione, una rubrica sulla Rivoluzione Russa e abbiamo dedicato all’Ottobre un numero speciale della nostra rivista teorica (falcemartello n°6). Per il centenario abbiamo messo in campo uno degli sforzi editoriali più importanti della nostra Internazionale (Tendenza Marxista Internazionale), si tratta di una nuova e arricchita edizione di Stalin, scritto da Lev Trotskij, edito in inglese e da poco tradotto e pubblicato in italiano.

La Notte rossa della rivoluzione non poteva coronare meglio di come ha fatto questa lunga e articolata campagna politica. La scelta di tenere l’iniziativa a Napoli, città che esprime una vitalità politica non comune nel panorama politico italiano, è risultata azzeccata. L’evento infatti è stato percepito in città come un’occasione unica per celebrare il centenario, ha attratto una fascia di attivisti, ma soprattutto di giovani incuriositi dalla scoperta di letture alternative della Rivoluzione russa a quelle ascoltate nelle aule universitarie o riportate dai media italiani. Ad essi si sono sommati i compagni provenienti da diverse parti d’Italia. Sono stati organizzati due pullman dalla Lombardia e dall’Emilia Romagna, ma la presenza è stata ben organizzata anche da altre regioni.

È difficile trasmettere il clima che si è respirato nell’affollata Galleria Toledo, che ha ospitato la prima parte della serata. Gli ospiti internazionali sono stati accolti in modo caloroso dalla platea e i loro interventi ascoltati attentamente nel silenzio tipico di chi non vuole perdersi neanche una parola. Quella di sabato 28 ottobre non è stata un’operazione nostalgica o rituale, anzi lo scopo era in primo luogo quello di riscoprire il vero significato dell’Ottobre.

È stato merito dei relatori l’aver saputo trasmettere in modo chiaro e appassionato le principali lezioni che possono essere apprese da eventi complessi come la rivoluzione russa e il processo politico tutt’ora in corso in Catalogna. Tutti gli interventi verranno a breve caricati sulla nostra pagina youtube e messi a disposizione di chiunque voglia ascoltarli.

L’assemblea è stata aperta da Antonio Erpice di SCR Napoli a cui sono seguiti gli interventi di Claudio Bellotti (curatore di Stalin), Vidal Aragones dalla Catalogna (esponente di Cornellà en Comù), Esteban Volkov (nipote di Leon Trotsky), Alessandro Giardiello ( dirigente di SCR) infine Alan Woods (dirigente della TMI).

Antonio Erpice ha accolto i presenti sottolineando come la Rivoluzione Russa non sia stata solo un evento storico ma un avvenimento che mantiene, ancora oggi, la sua rilevanza, un esempio che deve ispirare le lotte quotidiane delle masse. Diversamente dalla vulgata dei media essa non fu un colpo di Stato ma un grande processo di partecipazione delle masse alla lotta politica.

Claudio Bellotti, curatore dell’edizione italiana di Stalin di Lev Trotskij, ha iniziato dicendo che celebrare la Rivoluzione Russa significa riscoprire la sua vera eredità: “sia i riformisti che la borghesia a livello internazionale hanno sempre tentato di dipingere la Rivoluzione Russa come il punto d’inizio di un regime totalitario. Il lavoro che abbiamo fatto per pubblicare la nuova edizione di Stalin di Trotsky spazza via tutta questa propaganda.

Oggi non possiamo parlare di socialismo se non abbiamo un’idea chiara di cosa accadde in Unione Sovietica e perché la rivoluzione degenerò”.

Claudio ha parlato del fiume di sangue che divide il marxismo da Stalin, che assassinò un’intera generazione di bolscevichi. “L’intera esperienza della Rivoluzione Russa evidenzia una questione per noi fondamentale, il ruolo del fattore soggettivo – la direzione rivoluzionaria – per la presa del potere e la difesa della democrazia operaia. Stalin di Lev Trotskij aiuta a capire come costruire questo fattore soggettivo”.

Il terzo intervento, quello di Vidal Aragones, è stato tra quelli accolti più calorosamente. La platea è stata molto contenta di sentirlo, data la confusione diffusa dai media italiani sugli eventi in Catalogna degli ultimi mesi. Vidal ci ha fornito un quadro generale delle radici storiche dell’oppressione della Catalogna, ma ci ha anche detto delle tradizioni di lotta del proletariato catalano che ha sempre giocato un ruolo di avanguardia nel movimento rivoluzionario: dopo la Rivoluzione d’Ottobre, durante la Guerra Civile spagnola e negli anni ’70. Ha poi spiegato dello scontro tra la Generalitat e il governo di Madrid e del brusco spostamento a sinistra del movimento di massa per l’indipendenza in Catalogna.

Vidal Aragones

La lotta per i diritti democratici è legata agli interessi di classe dei lavoratori. Rompendo le fondamenta del regime del ’78, il movimento catalano sta aprendo la più grande crisi dello Stato spagnolo. “Durante queste settimane è stata sollevata una domanda: è possibile costruire un nuovo Stato nel cuore dell’Unione Europea senza rompere col capitalismo? La vittoria in un referendum, come mostra anche l’esempio di Syriza in Grecia, non significa che la sovranità nazionale sia conquistata”. Vidal ha concluso spiegando la necessità di assumere lo stesso approccio dei bolscevichi sulla questione nazionale. Questo è l’unico modo attraverso cui possiamo legare gli obiettivi democratici con quelli socialisti.

Uno dei momenti più toccanti dell’evento è stato il messaggio di Esteban Volkov, il nipote di Trotskij, che ha sottolineato come: “Il capitalismo e lo stalinismo hanno sempre provato a minare le idee del vero marxismo. Trotsky ci ha dato gli strumenti analitici per capire il ruolo dello stalinismo. Ringrazio la TMI e in particolare il lavoro di Alan Woods che ha dato nuova vita ad uno dei capolavori di Trotskij, Stalin.”

Esteban ha concluso il suo messaggio con le ultime parole del testamento di Trotskij: “la vita è bella. Possano le generazioni future liberarla da ogni male, oppressione e violenza, per goderla in tutto il suo splendore!”

Alessandro Giardiello

Alessandro Giardiello ha collegato la Rivoluzione del 1917 alla necessità di una rivoluzione oggi, data la situazione disperata prodotta dalla crisi del capitalismo, in particolare in Italia. Basta guardare alla situazione dell’Ilva, il più grande stabilimento siderurgico in Europa, che dopo aver intascato milioni di euro dallo Stato, ha annunciato più di 4000 licenziamenti.

Le elezioni politiche, che si terranno nella primavera del 2018, si stanno avvicinando e tutti gli scampoli della sinistra riformista stanno cercando di unirsi in un fronte elettorale, che ripropone gli stessi errori commessi negli ultimi 10 anni. Non hanno un programma anticapitalista e sono sempre alla ricerca di un rifugio sotto l’ala del Partito Democratico, e facendo questo, non hanno nessuna possibilità di essere un’alternativa per le masse.

SCR raccoglierà le firme per candidarsi alle prossime elezioni in un fronte anticapitalista rivoluzionario, insieme ad altre organizzazioni con cui condivide un programma politico comune. Alessandro Giardiello ha continuato dicendo: “ma non è sufficiente votare per un nostro candidato, ti chiediamo di organizzarti con noi.”

L’ultimo ad intervenire è stato Alan Woods. Ha iniziato dicendo “stasera noi celebriamo il momento più importante nella storia, anche se oggi non è alla moda dirlo a causa di tutte le calunnie e le bugie dei media sulla Rivoluzione Russa. Provano a dipingere la Rivoluzione d’Ottobre come una tragedia. Ma essa fu esattamente il contrario: se i bolscevichi non avessero preso il potere in Russia ci sarebbe stato il fascismo e una dittatura spietata, guidata da Kornilov.

Grazie alla loro economia pianificata e all’abolizione dell’anarchia del mercato, l’URSS ha fatto colossali passi in avanti. Negli anni ’70 avevano più laureati e ingegneri che nel resto del mondo. Poi, è vero, l’URSS collassò. Questo collasso non ha niente a che fare con il leninismo, ma ha molto a che vedere con lo stalinismo.

Dopo la Rivoluzione d’Ottobre i bolscevichi hanno tentato di espandere la rivoluzione ad altri paesi. Nessun bolscevico credeva che sarebbe stato possibile costruire il socialismo in un paese solo. Ma in Germania, in Italia e Ungheria la classe operaia fu sconfitta.

La rivoluzione tedesca fu guidata dai socialdemocratici che non avevano fede nella classe operai, come i riformisti di oggi. I lavoratori hanno pagato un terribile prezzo per questa sconfitta, con l’avvento del nazismo.

La classe dominante dice che lo stalinismo è la stessa cosa del leninismo. È una calunnia terribile alla quale è facile replicare. Perché Stalin, per consolidare il suo potere ha dovuto massacrare tutti i dirigenti bolscevichi?

Alan Woods

Stalin ha distrutto la memoria del partito bolscevico, i suoi metodi e il suo programma, per rafforzare e mantenere la sua autorità. È riuscito a farlo a causa dell’isolamento e dell’arretratezza della Russia dopo la Rivoluzione. Stalin negli anni ’30 trionfò su tutti i dirigenti del Partito Bolscevico, fatta eccezione per Trotsky.

Il fatto che Trotskij iniziò a scrivere la biografia di Stalin accelerò i piani di quest’ultimo per assassinarlo.

Quando Mercader, agente dalla GPU, uccise Trotskij, Stalin pensò che la guerra fosse finita, ma non capì mai che puoi uccidere un uomo ma non puoi uccidere un’idea quando il suo tempo è giunto.

77 anni dopo, in questa sala, noi siamo ancora qui!

Cento anni dopo la Rivoluzione Russa, noi siamo ancora qui!”

Finiti gli interventi e rifocillati con una cena sociale, la Banda Popolare dell’Emilia Rossa ci ha allietato con canzoni tradizionali del movimento operaio e comunista a cui hanno alternato le loro canzoni sulle lotte operaie e antifasciste dei nostri giorni.

Il concerto non è stata l’ultima parte della Notte rossa della rivoluzione, che è proseguita fino al mattino. Dopo mezzanotte, ci siamo spostati nel centro sociale Carlo Giuliani, sede del Coordinamento di lotta per il lavoro e animato dai compagni che da anni lottano per il diritto sacrosanto al lavoro. Qui abbiamo proseguito con un appassionato reading di poesie di Mayakovsky, guardato l’anteprima del documentario prodotto dalla nostra Internazionale: “Trotskij, la vita di un rivoluzionario” e ballato per il resto della notte.

La Notte rossa della rivoluzione non poteva essere più ricca, densa e bella di quanto non sia stata. Si tratta di un altro tassello che poniamo saldamente per far tornare al suo posto la Rivoluzione Russa, scoprirla nel suo vero significato e imparare da essa per tornare nuovamente, così come fecero i bolscevichi nel 1917, ad assaltare il cielo.

La galleria di foto della Notte rossa della rivoluzione

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