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Pubblico Impiego e Scuola: Un’attesa di 7 anni per un piatto di lenticchie

Per Statali, lavoratori della Sanità, delle Autonomie Locali e della Scuola, dopo 7 anni, un accordo tra Governo e Cgil Cisl Uil garantisce la bellezza di 85 euro lordi! Eppure un paio d’anni fa la Cgil aveva stimato una perdita di circa 3000 euro l’anno pari all’incirca a 250-300 euro mensili odierne. Non un centesimo di “risarcimento” per le lavoratrici e i lavoratori dopo un’assenza del rinnovo contrattuale per così tanto tempo.

A dirla tutta si tratta di un “accordo per avviare le trattative per il rinnovo dei contratti pubblici”. Insomma, di certo ci sono solo le lenticchie, quanto sarà indigesto il piatto lo vedremo in una futura trattativa.

Facile per Renzi prendere in giro i Sindacati quando dichiara: “Chiedendo 85 euro i sindacati hanno voluto dire che il loro aumento è più alto di quello dato dal governo Renzi e io ho detto “bravi””.

Aldilà dei tanti impegni previsti per il futuro, infatti, non è chiaro nell’arco del triennio quando e a chi verranno distribuiti gli 85 euro. Di certo si sa che nella Legge di Bilancio attuale sono previste pochissime risorse, di queste solo 850 milioni per il 2017. Una cifra sicuramente non superiore ai 20euro mensili medi. Il resto? Sono nel Contratto Nazionale o per la contrattazione aziendale? Sono trasformati in beni e servizi come nel contratto dei metalmeccanici di recente sottoscritto o no? C’è di che preoccuparsi visto che l’accordo fa esplicito riferimento ad incrementi in linea a quelli riconosciuti mediamente ai recenti contratti dei lavoratori privati.

Tante sono le dichiarazioni ambigue e fumose del testo. Si indica l’obiettivo della “valorizzazione prioritaria dei livelli retributivi che più hanno sofferto la crisi economica e il blocco della contrattazione”. Cosa vorrà mai dire? Per esempio che i livelli più bassi percepiranno incrementi retributivi più alti degli 85 euro? Chi non ha sofferto la crisi economica e il blocco della contrattazione visto il blocco così protratto del contratto?

Ma le fregature non sono finite. Nel testo si fa esplicito riferimento ad indicatori che leghino la produttività collettiva a misure contrattuali che “incentivino più elevati tassi di presenza”. Dunque in piena continuità con la normativa Brunetta ma con ancora maggiore incisività: se ti ammali niente salario accessorio.

La chicca, infine, è l’introduzione anche nel pubblico di forme di welfare contrattuale. Dunque invece di soldi e contributi previdenziali, beni e servizi. Lo stesso governo Renzi aveva già incentivato lo strumento con la Legge di Stabilità dello scorso anno che aveva completamente defiscalizzato. Con l’aggravante, in questo caso, che questo provvedimento viene previsto per lavoratrici e lavoratori che operano nei servizi pubblici, in via di smantellamento, a cui si invita ad utilizzare beni e servizi privati. In atto un vero e proprio processo di privatizzazione che quest’accordo suggella.

Ovviamente nessuna traccia di consultazione certificata dei 3 milioni di lavoratori pubblici e della scuola coinvolti da quest’accordo.

Dunque, in attesa di approfondire i dettagli ad una lettura più approfondita del testo, è del tutto evidente che è un accordo in piena vigilia referendaria, suggellato anche da chi, come la Cgil, si è dichiarata per il NO al Referendum Costituzionale. Uno spot elettorale mal riuscito però, viste le condizioni individuate ai danni dei lavoratori.

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