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Messico: vota e lotta contro la destra e il capitalismo

Domenica primo luglio sono in programma le elezioni più importanti nella storia recente del paese. Dopo 30 anni di politiche brutali contro lavoratori, giovani, donne e poveri, si è creata in Messico una situazione che potrebbe diventare esplosiva. La borghesia ha militarizzato e annegato il paese nel sangue per mantenere il suo regime di sfruttamento. I candidati sono espressione, in forma confusa, delle forze in lotta per approfondire o porre un freno a questa situazione.

“I marxisti sanno invece che la democrazia non distrugge l’oppressione di classe, ma rende solo più pura, più ampia, più aperta e più energica la lotta di classe: ed è quanto ci occorre. Quanto più completa è la libertà di divorziare, tanto più chiaro risulta per la donna che la fonte della sua “schiavitù domestica” va ricercata nel capitalismo e non già nella mancanza di diritti. Quanto più democratica è la struttura statale, tanto più risulta chiaro per l’operaio che la radice del male è il capitalismo, non la mancanza di diritti. Quanto più integrale è la parità giuridica delle nazioni (ed essa è incompleta senza libertà di separazione), tanto più risulta chiaro per gli operai della nazione oppressa che il male è nel capitalismo, non nella mancanza di diritti. E così via” (Lenin, Intorno a una caricatura del marxismo e all’“economicismo imperialistico, 1916)

 

Tre decenni di miseria

Gli ultimi 30 anni sono stati spaventosi per le masse più povere della popolazione se paragoniamo i dati con quelli dei tempi precedenti al periodo del cosiddetto neoliberalismo:

“Il Messico è stato immerso nel neoliberismo per 32 anni e i risultati sono evidenti: ai tempi di Porfirio Diaz, il 95% della popolazione era povero. Nel 1981 questa percentuale era scesa a poco più del 40%. Attualmente è all’85% “, ha detto il dott. José Luis Calva Téllez, membro dell’Istituto di ricerca legale dell’Università Nazionale Autonoma del Messico (UNAM), in un’intervista a Contralínea del 2015.

Inoltre, il potere d’acquisto dei salari è diminuito del 71,5%. Con il salario minimo, che non consente nemmeno di acquistare i beni di prima necessità, è praticamente impossibile vivere. Si è fatta una riforma fiscale affinché i grandi capitalisti non dovessero pagare le tasse o per restituire loro quanto versato in precedenza, aumentandole invece a una massa crescente di commercianti, classe media e lavoratori. La priorità è stata data alla “gestione macroeconomica, nient’altro conta. Più di mille aziende statali sono state privatizzate in modo tale che il governo non avesse più potere sull’economia. Il commercio estero è stato liberalizzato riducendo drasticamente tutte le imposte o tasse sui prodotti stranieri, il sistema finanziario messicano è stato privatizzato.”

Il risultato di tutto ciò è stata la concentrazione della ricchezza nelle mani di un pugno di imprese e famiglie, cioè coloro che hanno realmente in mano le redini del paese.

Dai tempi di Lázaro Cárdenas fino all’inizio dell’era neoliberista, “il prodotto interno lordo (PIL) è cresciuto ad un tasso del 6,1 percento all’anno, corrispondente ad una crescita complessiva del 1597%, cioè del 348% per abitante”, sottolinea lo stesso ricercatore. Di conseguenza, c’è stato un “aumento del 200% del potere d’acquisto degli stipendi nell’industria, mentre i salari minimi hanno aumentato il loro potere d’acquisto del 97%”.

Nei tre decenni “neoliberali” invece, il PIL pro capite è cresciuto ad un tasso dello 0,6% all’anno, per una crescita complessiva del 21%. “Per non parlare dei milioni di messicani che sono emigrati in cerca di un lavoro introvabile nel nostro paese. Quindi, contando anche gli emigranti, la crescita del PIL per abitante è stata appena dello 0,3% annuo e complessivamente del 10% in 32 anni “, afferma l’autore di México más allá del neoliberalismo. Opciones dentro del cambio global.” (Contralínea, 2015)

Il confronto con il PIL pro capite della Corea nel 1982 era il seguente: nel paese asiatico 3.925 dollari all’anno, in Messico 7.762. Ora la situazione si è completamente ribaltata: in Corea siamo a 20.210,7 dollari, con un incremento del 456,7%, in Messico a 9.755,9.

Secondo il Fondo Monetario Internazionale quella messicana, nel 1982, era un’economia più grande di quella cinese, 488,40 milioni di dollari contro 390,660, rispettivamente al nono e decimo posto su scala mondiale. Ora tutto è radicalmente cambiato.

Tutto ciò è conseguenza di una politica atta a depredare la popolazione delle sue ricchezze e risorse. Il neoliberismo ha concretamente significato la riduzione della spesa pubblica sociale, la privatizzazione delle imprese statali, il taglio dei sussidi alle campagne, la riduzione al minimo dell’intervento statale in materia economica. Lo scopo di tutto questo è stato rafforzare il potere dei ricchi, creare un nuovo strato di milionari in grado di riempirsi le tasche a spese delle risorse statali e spalancare le porte all’imperialismo, in particolare quello americano, inondando il mercato con prodotti in eccesso per la borghesia americana. In pratica scaricare su paesi esteri la crisi americana.

Per mantenere questo regime di sfruttamento di massa, hanno dovuto inviare l’esercito, la marina e altre forze repressive nelle strade per intimidire i movimenti sociali, assassinare attivisti e giornalisti scomodi, militarizzare vaste regioni del paese, usare una violenza estrema contro i giovani. Tutto questo nel nome di una guerra immaginaria contro il narcotraffico. Il conflitto tra i cartelli e il governo ha messo in crisi l’intera struttura politica, economica e sociale del paese. Le istituzioni statali si sono incrinate in regioni importanti, lasciando il posto a una situazione in cui il più forte è quello che domina e creando un terreno fertile per la scomparsa e l’assassinio di donne e bambini e per la violenza in ambito familiare.

La borghesia e l’imperialismo hanno scelto il caos e il bagno di sangue pur di mantenere in vita il regime di sfruttamento, segno evidente che l’unico loro interesse è rivolto al proprio tornaconto, ai propri profitti. Non importa che più di 300 mila persone siano morte in 12 anni, che migliaia siano stati gli sfollati causati da questa guerra, che ogni 16 minuti una donna sia violentata, ecc… C’è un clima di guerra civile in tutto il paese che le persone non possono più tollerare

 

Cosa offrono PRI e PAN

Quando Andrés Manuel López Obrador (AMLO), il candidato di sinistra e leader di Morena (Movimiento Regeneración Nacional, ndt), dice che in gioco ci sono due diversi progetti di nazione, ha ragione. Non stiamo dicendo che AMLO voglia porre fine al capitalismo, in realtà la sua idea è quella di rafforzare il capitalismo. Ma, anche così, all’interno dello stesso modello, ci sono diverse idee di accumulazione, e questo è ciò di cui stiamo parlando.

I programmi di PRI e PAN non operano una rottura con questo clima di brutale sfruttamento, sangue e dolore. Entrambi i partiti portano avanti il programma dell’imperialismo e dell’oligarchia. Ma nei diversi momenti della campagna elettorale abbiamo potuto vedere, al di là dei programmi, anche le caratteristiche personali di questi due candidati.

La prima cosa da evidenziare sui due candidati di questi partiti di destra è il loro ricorso alla menzogna. Entrambi sono complici della corruzione e riforme strutturali che ci hanno mantenuti nella povertà e sono legati alla catastrofe nazionale degli ultimi anni. Tuttavia mentono apertamente nell’ accusare AMLO di essere responsabile di ciò che sta accadendo nel paese.

Entrambi sono responsabili, direttamente o meno, dei peggiori cancri che divorano la società capitalistica: sfruttamento e corruzione. Anaya (candidato del partito di destra Partido Acción Nacional, PAN, ndt ) è indagato per riciclaggio di denaro sporco, Meade (candidato del Partido Revolucionario Institucional, PRI, partito borghese che ha governato il paese dal 1929 al 2000, ndt) è stato Ministro delle Finanze all’epoca della diversione di fondi in diverse istituzioni statali, nonché collegato a tutte le riforme che, a suo dire, hanno portato vantaggi al paese.

Cosa possono offrire agli strati più poveri? Solo la continuità del regime oppressivo.

 

Cosa propone AMLO

AMLO non propone un cambiamento di sistema, socialismo invece di capitalismo, ma un ritorno ad un capitalismo più “umano”, quella che in alcuni paesi è stata definita la “terza via”. Il suo programma governativo, presentato nei dibattiti e nei media, ha come obiettivo fondamentale la fine della corruzione. Non propone un piano di espropriazione, né il ritorno ad una grande industria nazionale come prima dell’avvento del neoliberismo. Offre agli imprenditori un paese ricco di opportunità, senza privilegi nè corruzione.

Ai più poveri offre anche un ventaglio di proposte, in particolare per quanto riguarda i giovani: si impegna a fornire un’istruzione per tutti e a tutti i livelli, assistenza sanitaria universale e non la cosiddetta assicurazione popolare, vuole che sistemi sanitari come l’IMSS o l’ISSSTE siano aperti a tutti, parla anche di borse di studio e programmi statali di occupazione per milioni di giovani . Dice che aumenterà le pensioni per gli anziani e le madri single, ecc… Tutto questo è un buon inizio e noi lo appoggiamo.

Sostiene che le risorse per questi progetti e per un grande piano infrastrutturale nazionale saranno ottenute eliminando la corruzione e tagliando gli alti salari della burocrazia, riducendo il numero di lavoratori statali, risparmiando sulle spese inutili, ecc… Non prevede quindi di intaccare gli interessi delle grandi aziende o delle banche né che non vengano più richiesti prestiti all’estero, ecc… Abbiamo seri dubbi sulla possibilità che il denaro risparmiato con le misure proposte renda possibili tutte le riforme necessarie e dobbiamo anche tenere in conto che è in corso la vendita all’asta a società private del principale responsabile delle spese statali, la compagnia petrolifera pubblica PEMEX, che i costi delle merci a livello internazionale sono piuttosto bassi e che i negoziati sull’attuale accordo di libero scambio con Stati Uniti e Canada hanno preso una strada sfavorevole per i lavoratori messicani.

 

Se dobbiamo scegliere, ci schieriamo con…

Per diverse organizzazioni settarie, grandi e piccole, l’ultima cosa che abbiamo appena detto, cioè che AMLO non è contro il capitalismo né per il socialismo e che ciò che propone è semplicemente un capitalismo “dal volto umano”, è sufficiente per dire che non è diverso dagli altri candidati e che quindi è necessario astenersi o limitarsi al terreno delle lotte sociali, come se le elezioni non facessero parte della lotta instancabile del popolo per la sua emancipazione.

La posizione di queste organizzazioni e dei loro membri è astratta rispetto alla realtà: a loro non importa il fatto che ci siano milioni di persone che voteranno per AMLO e che quegli stessi milioni vedano in AMLO un’alternativa per trasformare la loro realtà. Dal momento che non sono in prima linea in questa lotta e che non sventolino le bandiere rosse con falce e martello semplicemente trascurano questo “piccolo incidente elettorale”.

Inoltre le alleanze di Morena con partiti come il PES (Partido Encuentro Social, un partito conservatore di matrice cristiana, ndt) e la presentazione di candidati nefasti danno a queste forze il pretesto perfetto. In ogni occasione in cui abbiamo avuto l’opportunità di presentare il nostro punto di vista, abbiamo chiaramente affermato che siamo totalmente contrari alla politica delle alleanze di Morena, critichiamo il suo programma perché non rompe con il capitalismo e siamo contro i metodi burocratici e la distruzione della democrazia interna di quel partito. Queste sono cose che dobbiamo dire e spiegare.

Tuttavia sarebbe importante per le masse del nostro paese sperimentare un governo AMLO, sì o no? Sarebbe importante fermare l’attuale barbarie e avere la possibilità di lottare per salari migliori, più istruzione, contro il femminicidio e contro il capitalismo senza che l’esercito abbia nel mirino la nostra testa ? Solo una persona priva delle proprie facoltà mentali può non rispondere affermativamente a queste domande. (Ci sono alcuni pazzi che dicono che peggio staremo più radicale sarà la lotta di classe senza considerare che abbiamo avuto 12 anni di guerra civile senza che ciò sia accaduto).

Come marxisti pensiamo che all’interno del capitalismo non possano essere risolti i problemi più urgenti che il paese sta vivendo, ma questo lo sappiamo noi che studiamo la storia sapendo che il socialismo è l’unica via d’uscita. Ma i 15, 20 o 30 milioni di persone che voteranno per AMLO non lo sanno ancora, devono sperimentare sulla propria pelle i limiti di un programma riformista. Lenin ha detto che la scuola della vita è l’unico modo che hanno le masse per imparare.

Alcuni dicono che dobbiamo dargli una possibilità, noi diciamo che dobbiamo metterlo alla prova, che dobbiamo far passare le masse attraverso questa esperienza. Per questo, nonostante tutte le critiche che rivolgiamo ad AMLO, chiediamo un voto sia pur molto critico per AMLO nelle prossime elezioni. E spieghiamo che non solo è necessario votare, ma anche organizzarci e combattere.

 

Le contraddizioni di un governo AMLO

Inoltre un governo di AMLO sarebbe soggetto a grandi pressioni. Abbiamo già visto un piccolo esempio di ciò che potrebbe accadere, ma moltiplicato per cento. L’oligarchia e una parte dell’imperialismo americano non ripongono fiducia in lui. Come abbiamo già detto, non perché pensino che attaccherà frontalmente il capitalismo, ma perché potrebbe eliminare una parte dei loro privilegi (contratti esclusivi con il governo, esenzioni fiscali, ecc…) e soprattutto perché le borghesie nazionale e straniera sanno quello che è già successo in America Latina.

I poveri delle campagne e delle città, i lavoratori, sentiranno vicino questo governo e gli chiederanno di restituire tutto ciò che è stato loro tolto, saranno pronti a scendere in piazza per questo ed è possibile che Andrés Manuel sia influenzato dalle masse e possa andare oltre ciò che propone nel suo programma. Ecco ciò che l’imperialismo non potrebbe sopportare.

In questa lotta di classe, le masse avranno la possibilità di mettere alla prova le loro organizzazioni politiche e sindacali e trarranno importanti insegnamenti che le aiuteranno a capire che solo ponendo fine al capitalismo sarà possibile avanzare verso un nuovo modello di società.

 

Visita il sito della sezione messicana della Tendenza marxista internazionale

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