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Marino si è finalmente dimesso. E ora ?

Il sindaco di Roma Ignazio Marino si è dimesso. Dopo una lunga crisi politica culminata in uno scandalo relativo all’uso improprio della carta di credito intestata al Comune di Roma la sua esperienza da Sindaco sembra finita.

In una città in cui la povertà avanza e tocca settori crescenti della popolazione è normale che ristoranti di lusso, automobili affittate a mille euro al giorno, inutili viaggi negli Stati Uniti e multe non pagate suscitino l’indignazione di chi lavora. Ma le colpe di Marino nei circa due anni e mezzo di mandato sono ben più gravi.

In questi anni il Sindaco ha deciso da che parte stare e soprattutto contro chi stare.

In questi giorni dopo le sue dimissioni si sta difendendo addirittura facendo intendere che c’è una sorta di complotto contro di lui da parte dei poteri forti ma questo è solo l’ennesimo tentativo di indossare una maschera di ingenuità e di supposta moralità che non risponde al reale svolgimento dei fatti.

Certo è vero che il PD, ed in particolare Renzi, lo hanno osteggiato nell’ultima fase, imponendo assessori in ruoli chiave come Esposito, il privatizzatore ultras della Tav in qualità di assessore ai trasporti oltre al tutoraggio del Prefetto Gabrielli, cui sono stati dati poteri speciali per il Giubileo. Questa lotta tra Marino e il Pd è tutta interna ad una logica di potere e non ha nulla a che spartire con gli interessi dei lavoratori romani.

Marino non è una vittima ma parte dei sistema di potere affaristico che governa Roma.

In questi anni la sua politica si è rivolta non contro quelli che hanno portato la Capitale allo sfascio ma contro i lavoratori della nostra città, portando avanti una serie attacchi degni del peggiore atteggiamento confindustriale.

È partito con i lavoratori del Comune di Roma provando a cancellare il salario accessorio e proponendo aumenti legati alla produttività. Secondo lui il buco finanziario del Comune avrebbero dovuto pagarlo i dipendenti tagliandosi lo stipendio! Il risultato è stato il più imponente sciopero dei dipendenti comunali della storia.

Poi ha proseguito alimentando lo scandalo dei vigili a Capodanno, trasformando il rifiuto di fronte ad una richiesta straordinario comandato in un presunto sciopero selvaggio e utilizzando la finta malattia di un minuscolo gruppo di vigili per scatenare una seduta di odio contro tutta la categoria .

Ha continuato con gli asili nido proponendo il taglio di 5000 educatrici e maestre d’infanzia.

Ma non si è accontentato di questo. Si è scagliato con un livore da padrone della ferriera contro i lavoratori del Colosseo, rei di avere usufruito di una regolare assemblea sindacale perché non ricevevano lo stipendio. L’onore di Roma sarebbe stato messo in discussione di fronte ai turisti ma non si capisce quale fosse lo scandalo visto che al Museo di Louvre i dipendenti hanno fatto tre giorni di sciopero senza suscitare tanto clamore.

Ha pensato di risolvere il problema dilagante dell’emergenza abitativa a Roma non con la costruzione di nuove case popolari e calmierando gli affitti ma provando a sgombrare le occupazioni di migliaia di famiglie costrette ad occupare edifici pubblici abbandonati per avere un tetto sulla testa.

A questo approccio si è unita una campagna incessante tesa alla privatizzazione delle aziende municipalizzate Atac (trasporto pubblico) e Ama (Nettezza Urbana)  culminata con un vergognoso accordo che peggiora la turnazione ed aumenta l’orario di lavoro a parità di salario, per poi piangere lacrime di coccodrillo al prossimo incidente in cui qualcuno perde la vita .

Intanto che Marino preparava ai poteri forti altri affari d’oro con le privatizzazioni la città è al collasso paralizzata dagli allagamenti ad ogni pioggia, abbandonata al degrado che aumenta ogni giorno.

Gli ultimi anni hanno certificato con lo scandalo di Mafia capitale che a Roma esiste un bipolarismo degli affari che va dal Pd alla Destra e che non ha risparmiato settori della stessa sinistra come Sel.

Un sistema fatto di appalti truccati, subappalti a ribasso, spartizioni e infiltrazioni mafiose. Tutto cresciuto all’ombra delle privatizzazioni e delle esternalizzazioni di settori prima affidati al Comune.

In questi anni le lotte non sono mancate. Scioperi, cortei di massa, contestazioni hanno accompagnato il cammino accidentato della giunta. I lavoratori hanno provato ad opporsi con gli strumenti che avevano e anche nelle elezioni delle rappresentanze sindacali unitarie dei dipendenti comunali sono state premiate le liste che maggiormente si erano opposte alla maggioranza di centrosinistra.

Quello che è mancato è stata una opposizione politica sulle ragioni di fondo della politica di Marino. La destra non poteva farlo perché come dimostra la giunta Alemanno e la stessa inchiesta di Mafia Capitale è parte integrante di questo sistema marcio.

Non poteva farlo il miliardario Alfio Marchini perché la sua presenza nella politica romana è solo tesa ad essere uno dei convitati nella spartizione della torta.

Ma non può farlo nemmeno il Movimento 5 Stelle. Se i grillini sono stati in prima fila nella denuncia del sistema di potere emerso da Mafia Capitale e nella critica alla condotta del sindaco sulla questione morale non si può dire altrettanto sui nodi chiave della politica comunale a partire dalle privatizzazioni. I Grillini non si sono battuti per la internalizzazione dei servizi Ama affidato a terzi che ad oggi non è cosi, infatti il 96% dei rifiuti differenziati e il 62% dei rifiuti indifferenziati. Non è casuale che nei 12 punti presentati dal M5 Stelle nel loro programma per le scorse comunali non ci sia una riga contro la privatizzazione delle municipalizzate.

Quanto alle questione dei diritti sindacali e degli scioperi è noto quanto i pentastellati siano contro il sindacato in quanto tale e non perdano occasione per gridare contro i presunti lavoratori pubblici fannulloni usando uno stile alla Brunetta.

Su queste basi la loro richiesta di governare Roma, sintetizzata dallo slogan “Metteteci alla prova”, non può dare risposte reali ai giovani, ai lavoratori e ai cittadini della capitale. Le esperienze di Parma e Pomezia insegnano.

Il futuro di Roma può cambiare se i protagonisti delle lotte di questi mesi trovano una autentica rappresentanza politica capace di rappresentarli come classe lavoratrice e non come semplici cittadini. Questa rappresentanza non potrà certo venire dalla sinistra che c’è a partire da Sinistra Ecologia e Libertà che dopo anni di sostegno a Marino anche dopo le dimissioni ha ancora il coraggio di dichiarare attraverso il suo capogruppo Gianluca Peciola “Noi vogliamo andare avanti con il programma elettorale: è giusto chiedere al sindaco un cambio di rotta, la verità, il rispetto del mandato. Altrimenti può anche confermare le sue dimissioni” (Repubblica 9 Ottobre).

Mentre questi personaggi collusi da anni con il Pd continuano con questa cantilena come un disco rotto i movimenti sociali, le vertenze e i settori che in questi anni hanno animato le lotte della nostra città devono costruire un fronte capace di rappresentare gli interessi dei lavoratori anche sul piano politico ed elettorale.

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