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Le nuove frontiere del conflitto: la logistica

Negli ultimi anni si sono sviluppate lotte molto forti e radicali tra i lavoratori impiegati nel settore della logistica. Spesso protagonisti di queste lotte sono stati i facchini organizzati nel Si-Cobas, che con spirito di sacrificio e determinazione hanno ottenuto importanti risultati. Ma non sono stati gli unici, tutto il settore della logistica è infatti sottoposto a una ristrutturazione generale che mette i lavoratori sotto fortissime pressioni.

È stato a partire da questa considerazione e da queste esperienze che abbiamo deciso, all’interno della Festa Rossa 2015, di programmare un dibattito con i protagonisti di queste lotte e di queste esperienze.
 
Sono quindi intervenuti alla festa sabato 27 giugno davanti a una platea di oltre cento persone, Antonio Forlano, delegato Filt-Cgil della Ups di Milano, Fabio Zerbini, dell’esecutivo nazionale Si-Cobas e Paolo Grassi, dell’esecutivo nazionale de Il sindacato è un’altra cosa – Opposizione in Cgil. Il dibattito è stato introdotto da Sonia Previato, di Sinistra Classe Rivoluzione, che ha evidenziato come sia maturata una nuova coscienza tra i lavoratori di questo settore, una coscienza che però ha bisogno di uno strumento, un canale, attraverso cui esprimersi. Una strategia di lungo termine che deve saper dare risposte immediate nelle vertenze ma anche una prospettiva politica complessiva, in quanto il padrone continua a riorganizzarsi per vanificare le conquiste raggiunte. Il Si-Cobas è sicuramente uno dei sindacati che meglio e più seriamente si è posto il compito di organizzare quel settore della classe più sfruttato e spesso ignorato da altri sindacati, confederali e non. Il primo relatore è stato Antonio Forlano, che ripercorrendo in breve la storia del settore ha fatto notare come la centralità che hanno i trasporti per il commercio ha fatto in modo che il sistema si dotasse nel tempo di una serie di strumenti utili ad attutire il conflitto di classe. Tra cui la necessità di tenere separati, facendo credere che ognuno avesse interessi diversi i vari settori che compongono la logistica, che oggi “è fatto di tanti piccoli mondi, quello degli impiegati, dei facchini, gli operai, gli autisti” nella più classica delle strategie padronali del “divide et impera”. Ma la crisi e le contraddizioni del sistema spingono ora il settore in direzione opposta, alla riunificazione. E questa è l’occasione che dobbiamo saper cogliere per “unire i soggetti che lavorano sotto lo stesso tetto”.
È poi intervenuto Fabio Zerbini del Si-Cobas, che ha ripercorso le tappe delle lotte, di come è cambiata la coscienza dei lavoratori della logistica, per lo più immigrati (“siamo un sindacato africano”), dei risultati che si possono ottenere con la lotta. Lo strumento principale che ha contraddistinto le vertenze del Si-Cobas in questi anni oltre alla determinazione con cui si sono portati avanti gli scioperi e i blocchi, è stata la capacità di saper creare unità e solidarietà tra i lavoratori dei vari depositi, sempre pronti ad intervenire e unirsi alle lotte dei propri compagni. Paolo Grassi, de Il sindacato è un’altra cosa, dopo aver espresso apprezzamento per l’atteggiamento di apertura del Si-Cobas “con cui possiamo discutere in modo costruttivo”, ha messo in evidenza come il tema centrale del dibattito fosse come si fa a “strappare l’egemonia sui lavoratori delle organizzazioni riformiste”. Questo si può fare solo con un lavoro lungo e paziente, formando dei quadri politici nei luoghi di lavoro, dotati degli strumenti necessari per intervenire efficacemente quando la coscienza dei lavoratori cambia.
Dopo gli interventi dei relatori si è aperto il dibattito e il primo a parlare è stato il delegato Fiom-Cgil della Motovario di Formigine, che ha riportato la loro esperienza recente. Una lotta, quella dei facchini impegnati nella logistica sotto una cooperativa, che è stata “una vera e propria battaglia classista”. La questione è esplosa quando la cooperativa ha smesso di pagare i lavoratori, che da quel momento hanno capito di essere tutti uguali. Lo sciopero e il blocco delle merci, tutti uniti, operai e facchini, hanno costretto l’azienda ad accettare di assumere direttamente tutti i facchini. Subito dopo sono intervenuti alcuni delegati, autisti dell’Ups  di Roma che hanno spiegato come nel corso di questi anni sono riusciti a coinvolgere e responsabilizzare i lavoratori sulle decisioni più importanti da prendere nel reclamare i propri diritti, costruendo con pazienza un gruppo affiatato in grado di rispondere alle angherie dell’azienda e riuscendo a far applicare il contratto nazionale. Nell’intervento successivo un lavoratore Dhl della provincia di Milano ha ricordato le dure condizioni in cui vivono facchini e autisti, di incertezza e di lontananza dalla famiglia, e che è nostro dovere cercare di cambiare tanto il presente quanto il futuro. L’ultimo intervento del dibattito è stato quello di una delegata della logistica di Reggio Emilia, che ha testimoniato le difficoltà di fare sindacato quando questo è immobile e ha ribadito la necessità di essere uniti.
Nelle conclusioni Antonio ha ricordato che ci aspetta un autunno difficile, impegnativo ma carico di opportunità. L’appello di Forlano è stato esplicito: il contratto nazionale ha riunificato, sia pure al ribasso, il settore del merci. È giunta l’ora di formare un fronte unico e scioperare assieme tra Si-Cobas e delegati combattivi dei sindacati confederali, rompendo le barriere di mansione, committenza e appartenenza sindacale che dividono i lavoratori. I padroni delle cooperative hanno disdettato il contratto merci lasciando chiaro che sono sul piede di guerra. Solo una piattaforma degna di questo nome e un atteggiamento più determinato di quello dei padroni permetterà ai lavoratori di combattere con gli strumenti adeguati. Prepararsi per l’autunno alla mobilitazione unita, corrieri, i facchini, operai e impiegati della logistica per il rinnovo del contratto nazionale, che deve diventare un contratto di tutti. Appello subito raccolto dagli altri relatori, fra l’entusiasmo dei presenti.

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