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La candidatura di De Magistris a Napoli: la nostra posizione

Luigi De Magistris, attuale sindaco di Napoli, si ripresenta alla guida del comune della città, non più da outsider, ma da candidato favorito, anche per la debolezza dei suoi avversari. Il centro destra, infatti, ricandida Lettieri, imprenditore affarista già sconfitto da De Magistris 5 anni fa; i 5 stelle hanno un candidato debole e un elettorato che può ritrovarsi in alcune delle posizioni “antisistema” del sindaco; mentre il PD, travolto dagli scandali delle primarie e dalle indagini per camorra, continua ad avvitarsi nella sua crisi. L’obiettivo del sindaco è dunque la vittoria già al primo turno.

De Magistris rivendica il riscatto dell’immagine di Napoli, non più sommersa dai rifiuti che l’avevano inondata durante gli anni della giunta a guida Iervolino. Il bilancio dei 5 anni da sindaco dice tuttavia che nessuno dei problemi fondamentali della città è stato risolto, a cominciare proprio dai rifiuti, con la raccolta differenziata che dopo 5 anni è ferma sotto il 30% mentre la promessa era di arrivare al 70% in pochi mesi. Tra i risultati positivi c’è sicuramente sia la costituzione dell’ABC, l’azienda che gestisce la distribuzione dell’acqua, come ente di diritto pubblico. O l’estromissione di Romeo, noto immobiliarista al centro degli scandali per gli appalti con la giusta precedente, dall’amministrazione del patrimonio pubblico. Va detto però che Romeo, con un accordo transitivo, ha ricevuto dal Comune milioni di euro. Nonostante il pre-dissesto finanziario la giunta in carica non ha avviato grandi processi di privatizzazioni delle partecipate, ma continua lo stato penoso di alcuni servizi, a cominciare dall’Anm (l’azienda dei trasporti), al collasso per mancanza di mezzi e con lavoratori sotto pressione.

Il sindaco sottolinea la vocazione della città ad accogliere i grandi eventi, che favoriscono i soliti noti (qualcuno ricorderà l’inchiesta sull’America’s cup): una politica d’immagine che punta sulla parte più turistica della città mentre le periferie rimangono in condizioni pietose. Anche nello scontro con le ipotesi speculative di Renzi su Bagnoli, che ha caratterizzato l’ultima fase del suo mandato, non sono mancati passi falsi, come la firma del protocollo col governo nell’estate del 2014.

Meridionalismo e autonomia

De Magistris ha affiancato alla sua azione amministrativa prese di posizioni nette su aspetti politici generali: la contrarietà alle politiche del governo, l’antifascismo, la cittadinanza onoraria concessa dal comune ad Ocalan, ecc. Tutti elementi che sono in controtendenza con quanto accade nel resto delle grandi città e fanno apparire la giunta come una delle più radicali in Italia. Ma questi azioni ed indirizzi generali non discendono da una proposta politica organica né da soli ne formano una.
Il sindaco deve parte del suo credito alla capacità di intercettare un sentore, presente in particolare tra la piccola borghesia radicalizzata dalla crisi, che fa del riscatto cittadino e della difesa dell’immagine di Napoli il proprio cavallo di battaglia, nutrendosi di un meridionalismo che non va oltre qualche suggestione (da quelle neoborboniche a quelle post-coloniali) e la denuncia ovvia dei tagli dei fondi destinati al Sud.
In questo quadro si colloca la proposta politica anche di quei pezzi di movimento che operano attorno ai temi della difesa del territorio e degli spazi occupati, che sono, chi apertamente e con i propri candidati (disobbedienti, ma anche l’ USB) e chi tacitamente, quasi tutti a sostegno del sindaco uscente, potendo godere di un’agibilità che è negata nelle altre città, dove sgomberi e repressione sono all’ordine del giorno, ma potendo anche contare su di un interlocutore privilegiato per le proprie istanze, cosa che rischia di riproporre logiche di governo amico che in passato hanno già prodotto disastri.
La crisi spinge sempre di più i ceti popolari verso la marginalità sociale e la povertà, proprio per questo il problema decisivo rimane come organizzare questi settori, con un progetto politico che abbia al centro la classe operaia, a partire da quei lavoratori che si sono mobilitati in difesa dei posti di lavoro, da Finmeccanica (si veda la cessione di Ansaldo e dell’ Alenia di Capodichino) fino ai call center come Almaviva. La logica dell’amministrazione comunale non è mai stata quella di mettere questi conflitti al centro di una strategia di cambiamento, ma al massimo di porsi al servizio di essi all’interno di una logica puramente istituzionale.

Un uomo solo al comando?

Il sindaco promette per la campagna elettorale un programma per l’autogoverno della città e per l’autonomia, spingendosi fino a parlare di zapatismo partenopeo o alludendo all’esperienza del Rojava curdo. Ma come si può parlare di autogoverno quando le casse del comune sono vuote? De Magistris giustifica infatti i limiti della propria azione amministrativa con il fatto che ha dovuto governare senza soldi, conseguenza inevitabile se si rimane nelle strettoie delle compatibilità e dai pareggi di bilancio comunali imposti a livello nazionale ed europeo. Qualunque autonomia è impossibile se non si mette in discussione il quadro economico esistente. Anche il riferimento a Barcellona ha molti limiti, considerando che Ada Colau è arrivata a governare la città come espressione di grandi lotte di massa.
In questi 5 anni il sindaco ha governato senza avere un partito alle spalle e con continui cambi nella giunta, con un piglio populista e “bonapartista”. Alle prossime elezioni sarà sostenuto da 14 liste, con un numero gigantesco di candidati, con tanto di riciclati, a partire da Pasquino, che 5 anni fa era candidato a sindaco per il terzo polo. In tale contesto la proposta di costruire un eventuale movimento nazionale alternativo al Renzismo, basata su un modello speculare incentrato sul ruolo di un leader, anche se di sinistra, non ci può soddisfare. Senza un’ organizzazione, senza fare del radicamento delle classe operaia la propria priorità e senza un programma anticapitalista i proclami sul cambiamento e sulla rivoluzione resteranno sempre tali.
Sosteniamo De Magistris nella sua lotta contro le ipotesi speculative e di saccheggio della città, nella sua discontinuità rispetto alla logica di potere prodotta dal Partito democratico, in ogni suo provvedimento a favore delle classi disagiate. Ma non sospendiamo la nostra critica ai limiti della sua esperienza amministrativa presente e futura, e riproporremo anche in questa campagna elettorale l’esigenza di un’alternativa di classe e di una rottura rivoluzionaria.

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