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Dopo la sconfitta del Labour alle elezioni suppletive si prepara il regolamento dei conti con Corbyn

I critici di Jeremy Corbyn avevano già pronta la sceneggiatura. Dopo, l’”umiliante” sconfitta del Labour alle elezioni supplettive di Copeland, Corbyn dovrebbe sicuramente “fare la cosa giusta” e farsi da parte? È certo che le figure di spicco del campo blairista si sono probabilmente sentiti danneggiati dalla sorprendente vittoria laburista alle elezioni supplettive di Stoke-on-Trent – una vittoria che leggermente rovina e contraddice il loro racconto sul fatto che Corbyn sia “ineleggibile”.

Tuttavia, la cacofonia degli inviti perché Corbyn si faccia da parte si fa sempre più forte, con l’ala destra labourista più determinata che mai a eliminarlo. Ora Corbyn e la sinistra laburista possono ribaltare la situazione solo lottando con un audace programma socialista.

La speranza nella sconfitta

I risultati di Copeland (nel nord-ovest dell’Inghilterra,ndt), dove il candidato Tory ha vinto con il 44% dei voti, è stato certamente un duro colpo per Corbyn. Il seggio è in una zona che il Labour deteneva dal 1930. Inoltre è il maggiore aumento di voti (in termini di percentuali) per un partito al governo in una elezione suppletiva da più di 50 anni, ed è la prima volta dal 1982 che un partito al governo vince un’elezione suppletiva.

Oltre alla vittoria nelle elezioni suppletive di Stoke, gli oppositori di Corbyn opportunamente non menzionano (e non ci sorprende) che la sconfitta del Labour a Copeland fosse il risultato che i blairiani desideravano fin dall’inizio. Dal primo giorno, era palpabile l’odio al vetriolo di questi venerabili signori nei confronti del leader democraticamente eletto. Il loro motto per tutto il tempo è stato quello del “dominao distruggi”.

In sé la stessa elezione suppletiva, scattata dopo le dimissioni del parlamentare blairiano Jamie Reed, sapeva di tranello dell’ala destra del Labour. Il processo di selezione del candidato laburista per Copeland è stato manipolato in modo da escludere i nuovi tesserati – più di sinistra – che si sono iscritti la scorsa estate come reazione al golpe dei blairiani, portando in tal modo alla vittoria del candidato della destra per soli 13 voti. Rachel Holliday, il candidato della sinistra, un donna ben conosciuta fra i lavoratori della zona con forti legami con il territorio e il suo movimento operaio, potenzialmente si sarebbe potuta distinguere, attaccando i conservatori e vincere. Ma perché mai i blairiani avrebbero dovuto volere la vittoria del Labour? Dopo tutto, questo sarebbe andato contro la loro indiscutibile affermazione che un partito laburista guidato da Corbyn non possa vincere le elezioni!

Allo stesso tempo, come ha sottolineato subito dopo la sconfitta di Copeland, John McDonnell – il ministro ombra delle finanze e alleato chiave di Corbyn – nelle settimane precedenti i principali architetti del New Labour si sono risvegliati dalle loro tombe politiche e non si sono risparmiati nell’attaccare l’attuale leader . Ad esempio, all’inizio della settimana, lo stesso Principe delle Tenebre, Peter Mandelson, ha informato i suoi pari della Camera dei Lord riguardo alla sua volontà cosciente di danneggiare Corbyn, affermando con orgoglio che: “Io lavoro ogni singolo giorno per far finire in un qualche modo il suo mandato”. Nel frattempo anche Tony Blair ha onorato gli iscritti del Labour con le sue recenti perle di saggezza – naturalmente senza perdere l’occasione di attaccarre Corbyn in modo neanche tanto velato.

Questi gangster – assieme ai loro attuali accoliti del Parliamentary Labour Party (PLP) e agli amici nei media tradizionali – elogiano ipocritamente ogni candidato laburista che rivendica una vittoria elettorale come una “vittoria nonostante un leader laburista ineleggibile”, da Gareth Snell alle elezioni suppletive di Stoke a Sadiq Khan nelle elezioni per il sindaco di Londra dello scorso anno fino al blairiano Jim McMahon nelle elezioni suppletive del 2015 a Oldham. Naturalmente ogni volta che il Labour perde, si tratta di un “disastro” … e Corbyn deve prendersi tutta la colpa!

Decenni di abbandono del New Labour

La realtà è che la sconfitta del Labour a Copeland, e in generale l’attuale crollo nei sondaggi, non è il prodotto della leadership di Corbyn, ma è stato preparato da anni – o anche da decenni – di noncuranza e di abbandono del New Labour e dell’establishment del partito nei confronti della classe operaia. Un residente a Copeland ha detto alla BBC: “Il Labour non ha fatto nulla per questa zona, abbiamo bisogno di nuova linfa”, mentre un altro ha detto: “Ho 80 anni e il Labour è sempre stato in carica qui – abbiamo bisogno di un cambiamento”.

Le cifre della maggioranza laburista nel seggio di Copeland sono una straordinaria dimostrazione di questa tendenza:

Anno

Maggioranza

1997

11.000

2005

7.000

2010

4.000

2015

2.500

I nobili blairiani del Labour hanno mostrato in continuazione il loro totale disprezzo per la classe operaia, trattando le roccaforti laburiste – ora segnate dalla de-industrializzazione e dall’austerità – come zone marcescenti. Il fatto che carrieristi appartenenti all’elite, come Tristram Hunt, senza legami con queste comunità operaie, siano stati paracadutati in questi seggi, ha giocato un ruolo importante nell’aumentare tra la base tradizionale del partito laburista un senso di estraneità nei suoi confronti. Non dovrebbe quindi essere una sorpresa che la vittoria del Labour a Stoke sia stata raggiunto sulla base di una affluenza pateticamente bassa alle urne (38%). Chi può incolpare i lavoratori di Stoke per la loro “apatia” e la mancanza di motivazioni nel voto?

Figure di spicco del movimento di Corbyn hanno sottolineato anche questo punto, come Ken Livingstone, l’ex sindaco di Londra, che rispondendo alla richiesta delle dimissioni di Corbyn ha correttamente affermato:

“Riguardo al crollo nel voto, quando 20 anni fa Tony Blair ha vinto la sua prima elezione, abbiamo ottenuto il 58% dei voti a Copeland.

“Nelle elezioni di due anni fa la diminuzione era stata quasi il 4% in più rispetto a quanto ottenuto ieri.

“Questo non è un declino cominciato con Jeremy. È iniziato 20 anni fa e lo senti da tanta gente comune per strada che dice: ‘Che cosa ha mai fatto l’ultimo governo laburista per me?’

“Se vogliamo cambiare la situazione, i parlamentari laburisti devono smettere di danneggiare Jeremy e concentrarsi sui problemi dell’economia”.

Anche Ken Loach, l’acclamato regista di sinistra, è intervenuto con un tweet:

“Si è persa Copeland a causa degli anni di Blair, Brown e dei loro apologeti del PLP. Sorpresa, sorpresa! La politica di sfruttamento della classe operaia ha portato a una classe operaia alienata. Coloro che li avrebbero dovuti rappresentare, ma che hanno scelto di non farlo, sono i più criticati e disprezzati di tutti”.

Ora tutti i nodi del Labour vengono al pettine. Eppure fin dall’inizio, il capro espiatorio dei blairiani per tutti i crimini del loro progetto antioperaio del New Labour è stato Corbyn. Per la destra laburista questa ultima sconfitta elettorale è semplicemente un altro utile bastone con cui battere il leader laburista.

Quale soluzione?

Negli scarsi risultati del Labour – sia in queste elezioni suppletive che in generale – la parte del leone la fa il campo blairiano, che sin dall’inizio ha apertamente cercato in ogni occasione di danneggiare e sabotare il leader eletto democraticamente (per due volte). Facendo precipitare più volte il partito nella crisi attraverso i golpe, gli intrighi e le pugnalate alle spalle, la destra ha fatto tutto il possibile per rendere il Labour ineleggibile come partito. Dopo tutto, quale persona sana di mente voterebbe per un partito con una guerra intestina, diviso e spaccato, senza una direzione, uno scopo o una ragion d’essere?

Al momento il problema principale per i blairiani è che non hanno alcuna alternativa a Corbyn. Il loro credo è ancora un marchio tossico dentro al partito. Dopo una seconda e devastante sconfitta nelle primarie del settembre scorso, non hanno voglia di sperimentare l’imbarazzo che probabilmente si troverebbe ad affrontare un altro candidato della destra in una terza sconfitta.

Nonostante questo, la situazione attuale è chiaramente insostenibile. Alla fine, o il movimento per Corbyn caccia via i blairiani del PLP e la burocrazia del partito, o il blairiani porteranno alla demoralizzazione di Corbyn e i suoi sostenitori fino alla sconfitta del leader.

I dirigenti del movimento per Corbyn devono affrontare la situazione in maniera sobria. Il leader della sinistra laburista è già stato isolato all’interno del suo partito dall’ala destra, dove figure come Tom Watson, il vice leader, stanno portando avanti con successo il “Progetto Anaconda” – giustamente chiamato come il serpente che stringe e soffoca le sue vittime fino alla morte, invece che ingoiarle frontalmente. Su certi punti, Corbyn è anche sembrato un fantasma – quasi invisibile nel corso degli ultimi mesi di eventi politici turbolenti.

Senza alcuna guida dall’alto su questioni chiave come la Brexit e con la dirigenza burocratica ufficiale di Momentum che mostra una sempre maggiore volontà di conciliazione verso l’ala destra del Labour, anche i sostenitori più fedeli di Corbyn stanno comprensibilmente perdendo la pazienza. Dopo essere intervenuti a migliaia per difendere il leader laburista contro i golpisti, gli iscritti di base si aspettano di vedere l’azione – fatti, non parole.

Invece dopo le ultime primarie, Corbyn ha perso l’occasione di democratizzare il partito e di esigere che i suoi avversari rispondessero del loro operato. A settembre, lo stato d’animo di rabbia tra i militanti del partito – disgustati dallo spettacolo estivo dei blairiani – era tale che si sarebbe potuto facilmente portare avanti in maniera democratica un’ondata di deselezioni nei collegi elettorali labouristi di tutto il paese. Il partito avrebbe potuto essere unificato dietro Corbyn e al suo programma, riempendo di fiducia i nuovi membri del Labour per organizzare e lottare contro i tories. Ma la richiesta di Corbyn non era per la riselezione obbligatoria, quanto per un compromesso con coloro che lo stavano pugnalando.

Perso il momento, si è persa anche la spinta. Corbyn si è ritrovato isolato e bloccato e questo si è riflesso nella posizione debole e vacillante del Labour rispetto alla Brexit.

Cacciamo i blairiani! Cacciamo i tories!

Però c’è ancora tempo per ribaltare la situazione. La forza dei Tories è superficiale. Dovendo affrontare nei prossimi due anni le tensioni nei negoziati per la Brexit, per la May e il suo governo Tory si apriranno rapidamente delle crepe che poi si amplieranno. La visita di Stato di Trump, su invito del Primo Ministro, ha già causato preoccupazione e imbarazzo nella classe dominante. Il reazionario presidente degli Stati Uniti e i suoi amici a Downing Street verranno accolti da una ondata senza precedenti di opposizione nelle strade. Già a decine di migliaia sono scesi per strada in maniera combattiva nelle città di tutta la Gran Bretagna per protestare contro questo rinnovo del “rapporto speciale”.

Per trasformare la situazione, Corbyn deve suonare la carica per trasformare il Partito Laburista. Va chiesto a tutti i nuovi iscritti di prendervi parte, organizzarsi e riprendere il controllo del Partito a tutti i livelli, da cima a fondo. La riselezione obbligatoria deve essere messa come primo punto all’ordine del giorno, per rinnovare il PLP e sostituire l’attuale gruppo dell’ala destra con dei veri rappresentanti di lotta della classe operaia. Deve essere soprattutto presentata ai lavoratori e ai giovani una audace alternativa socialista. Solo in questo modo il Labour può superare la xenofobia e lo sciovinismo che circondano la Brexit, portare in primo piano i reali problemi di classe e porre fine all’attuale governo Tory e al loro programma di austerità.

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