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Diritti civili: li vogliamo ma non ci bastano!

Il dibattito sul disegno di legge Cirinnà è un piccolo passo in avanti in materia di diritto delle coppie omosessuali frutto di una mediazione a ribasso, l’unica possibile per il Partito democratico. Il decreto equipara l’unione civile al matrimonio, non parla d’adozione eccetto la stepchild adoption: una misura di buon senso che consente all’“unito” di adottare il figlio naturale del partner.

È vergognoso l’atteggiamento ideologico dello schieramento politico cattolico, compreso quello interno al Pd, che, con argomenti pieni di ipocrisia quali l’utero in affitto, si contrappone ad una misura che regolarizza e dà una stuttura normativa ad una situazione diffusa che riguarda 100mila minori in Italia. Perché i cattolici hanno bisogno di esprimere una contrapposizione ideologica così forte che contrasta nettamente con un dato sociale così esteso? La chiesa cattolica vorrebbe avere il controllo totale delle nostre vite e, peraltro, un fedele ligio ai dogmi della chiesa è più docile anche ai “dogmi” del capitalismo. La difesa della “famiglia naturale” (concetto falso e inesistente da un punto di vista storico e antropologico), anche per la “nuova” Chiesa di Bergoglio, sembra voler occultare che i figli sono una possibilità negata o comunque piena di ostacoli per le classi oppresse. È significativamente peggiorata la qualità della vita delle famiglie con la crisi; il 23,4% delle famiglie per un totale di 14,6 milioni di individui vive un serio disagio economico (Istat, 2013).

La soluzione proposta da Renzi? La farsa degli ottanta euro del bonus bebè… Il rispecchiarsi nella famiglia classica è comunque un retaggio del passato  ed è sempre più messo in discussione.  Le nuove generazioni spesso riconoscono i propri affetti fuori dalla famiglia d’origine, soprattutto quando questa è teatro di repressione, abusi e “invivibilità’”.

Nei servizi sociali territoriali si registrino casi di bambini affidati a coppie “estranee a vincoli di sangue” o affidi temporanei  a coppie omosessuali. I criteri non sono  quelli della famiglia composta da padre e madre, ma la stabilità affettiva,  adeguatezza a garantire riferimenti e vivibilità. Decisione del genere sono state prese da decine di Tribunali per i Minorenni in Italia. Questo basta a spazzar via tutta la propaganda bigotta e oscurantista andata in scena allo scorso family day . Tra l’altro, l’idea che un bambino allevato da una coppia omosessuale  possa rischiare uno sviluppo della personalità non equilibrato è contraddetto da diverse ricerche, oltre che da basilari ragionamenti razionali.  Chi nega un’infanzia serena non sono certo i fautori della stepchild adoption ma chi taglia gli asili nido, priva di un reddito e di un lavoro i genitori, cancella il diritto al futuro! E quindi anche tanti di quei paladini dei diritti civili della domenica, che siedono sui banchi del governo e  in parlamento e magari il 23 gennaio erano in piazza.

Quel giorno decine di migliaia di persone in novantotto piazze hanno rivendicato la necessità di  “svegliarsi”. Siamo contro ogni discriminazione basata sull’orientamento sessuale ma è necessario che la battaglia per i diritti civili si leghi a una lotta più generale per nuove conquiste sociali. I diritti formali devono diventare sostanziali!

Dobbiamo rifiutare l’idea di settorializzare la lotta, prospettiva spesso assunta dalle organizzazioni che difendono i diritti Lgbtq. Un omosessuale è un giovane, un lavoratore, uno studente: lotta per i diritti civili  è legata a quella per una scuola pubblica, una casa, uno stato sociale dignitoso, un lavoro soddisfacente.  L’unità della classe deve rafforzarsi superando divisioni basate sull’orientamento sessuale o di genere. La lotta contro il capitalismo mira ad una trasformazione sociale e collettiva che include l’eliminazione di tutte le forme di oppressione ciò che oggi impediscono di esprimere appieno la propria umanità.

 

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